Lombardia Film Commission, il prestanome Sostegni chiede di patteggiare a quattro anni e dieci mesi
Ha chiesto di patteggiare Luca Sostegni, il presunto prestanome arrestato lo scorso luglio nell'ambito dell'inchiesta della procura di Milano su Lombardia Film Commission e la creazione di presunti fondi neri per la Lega. Questa mattina è stata depositata l'istanza di patteggiamento, concordata con i pm ancora in fase di indagine, dall'avvocato difensore di Sostegni, Giuseppe Alessandro Pennisi: la richiesta prevede il patteggiamento a quattro anni e dieci mesi di carcere e una multa di mille euro, oltre al versamento, a titolo di risarcimento, di circa 20mila euro. Il 62enne, che ha collaborato alle indagini, potrebbe diventare teste chiave in dibattimento.
Sostegni scarcerato per aver collaborato alle indagini
Solo due settimane fa lo stesso Sostegni è stato scarcerato e posto agli arresti domiciliari Luca Sostegni, il presunto prestanome del commercialista Michele Scillieri nell'affare legato alla compravendita di un capannone a Cormano di proprietà della Lombardia Film Commission. Sostegni era in carcere dallo scorso 15 luglio, primo arrestato nell'ambito dell'indagine sui presunti fondi neri alla Lega che poi ha portato ai domiciliari anche lo stesso Scillieri e i contabili Andrea Manzoni e Alberto Di Rubba. La scarcerazione è stata decisa dal giudice per le indagini preliminari Giulio Fanales, che ha accolto la richiesta della difesa riconoscendo "la proficua collaborazione fornita dall'indagato allo sviluppo delle indagini, unitamente alle dichiarazioni ammissive in ordine alle proprie responsabilità, consente di ritenere intervenuto un primo affievolimento del pericolo di reiterazione " del reato che rende possibile la misura degli arresti domiciliari.
I contabili della Lega non rispondono alle domande del Pm
La stessa inchiesta della procura di Milano vede indagato anche l'imprenditore bergamasco Francesco Barachetti che, ascoltato quest'oggi, si è avvalso della facoltà di non rispondere: un interrogatorio, quello davanti al procuratore aggiunto Eugenio Fusco e il pm Stefano Civardi, che è durato quattro minuti. Infatti, come preannunciato dal suo avvocato, Matteo Montaruli, l'imprenditore, che è agli arresti domiciliari, ha scelto di non rispondere alle domande dei magistrati, stessa strategia seguita oggi da altri due indagati interrogati, Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni, i due revisori contabili del Carroccio in Parlamento, anche loro ai domiciliari.