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Lombardia, deroghe alle aziende di rifiuti all’inizio della pandemia: “Nessuno le ha controllate”

Monica Forte, presidente della Commissione antimafia di Regione Lombardia, mette in guardia da possibili illeciti avvenuti nel mercato dello smaltimento rifiuti. La scorsa primavera Regione Lombardia ha concesso a 100 aziende di stoccaggio e smaltimento rifiuti di lavorare in deroga, preoccupata che mascherine e guanti avrebbero potuto mandare in tilt il sistema di smaltimento. Eventualità che però non si è verificata: “Resta però il fatto che le deroghe prima di agosto non sono mai state sospese e nessuno ha mai controllato che tutto avvenisse in totale legalità”, spiega a Fanpage.it Monica Forte.
A cura di Giorgia Venturini
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"Fino ad agosto Regione Lombardia ha concesso un regime derogatorio alle aziende che si occupano di smaltimento rifiuti ma nessuno ha mai controllato". Mette in guardia da possibili illeciti Monica Forte, presidente della Commissione regionale antimafia. Bisogna riavvolgere il nastro e tornare indietro alla prima ondata Covid quando la giunta del Pirellone ha concesso alle imprese di stoccaggio e di smaltimento rifiuti di lavorare in deroga perché preoccupata che mascherine, guanti e altro materiale sanitario potessero mandare in tilt il sistema di smaltimento rifiuti. In altre parole questo vuol dire che, "fino al 31 agosto, 100 aziende del settore, ovvero quelle lombarde che hanno aderito al regime derogatorio, hanno potuto usufruire di un aumento del quantitativo di rifiuti da smaltire e di nuove aree per lo stoccaggio", spiega a Fanpage.it Monica Forte.

Forte: Concesso deroghe senza che nessuno controllasse

Ad allarmare la giunta di Fontana sarebbe stata la preoccupazione di un aumento fuori controllo di rifiuti in tempo di pandemia dopo la pubblicazione di una circolare del Ministero dell'Ambiente: durante la prima ondata mascherine, guanti e tutti gli altri dispositivi di protezione avrebbero infatti potuto mandare in tilt il sistema, proprio come successo in Cina quando la massa di rifiuti è quadruplicata. Cosa che invece non si è verificata in Lombardia, dove però è stata concessa "ugualmente la proroga fino ad agosto". Per la presidente Forte non si è tenuto conto di una serie di criticità "che possano aver favorito il mercato illegale dello smaltimento dei rifiuti. Fino a sanare degli illeciti pregressi". Tutto tranne che fantascienza: secondo l'ultimo rapporto sulle Ecomafie di Legambiente la Lombardia è infatti la prima regione d'Italia per numero di arresti legati alle gestione illegale dello smaltimento dei rifiuti. Solo lo scorso ottobre circa 24mila tonnellate di rifiuti erano stati smaltiti illegalmente da vari impianti del Nord Italia, la maggior parte dei quali proprio in Lombardia. Un traffico illecito di rifiuti che ha portato 400 carabinieri del Noe la mattina di martedì 20 ottobre a eseguire un'ordinanza di custodia nei confronti di una organizzazione attiva in tutto il Nord: nel corso delle indagini erano stati denunciati in stato di libertà 7 indagati e sono state sequestrate 7 aziende nel settore del trattamento dei rifiuti e 9 capannoni industriali insieme a vari automezzi, anche appartenenti a società di trasporto e utilizzati nelle attività criminali, per un importo complessivo di circa 6milioni di euro.

Forte: Perché le deroghe non sono state sospese prima di agosto?

L'allarme preventivo per il possibile aumento dei rifiuti, nella realtà non si è tradotto in alcuna criticità: "Tutti i report hanno dimostrato che non c'è mai stato il problema nello smaltimento rifiuti. C'è stato un leggero incremento solo ad aprile ma non si capisce ancora se sia dovuto a un aumento dell'emergenza Covid o se sia il frutto di contratti stipulati prima dell'emergenza", entra nel dettaglio la presidente Forte. Resta il fatto che "a cento aziende della Lombardia è stato concesso di allargare il loro volume di stoccaggio senza mai accertarsi che il tutto avvenisse nel rispetto delle norme". Tanti altri punti sarebbero da chiarire per la Forte: tra questi, "per quale motivo una volta accorti che non si poteva parlare di una situazione di criticità, le deroghe non sono state sospese? E una volta cadute, perché non è stato verificato che le cento aziende siano ritornate al loro regime ordinario?". Domande a cui al momento non sono arrivate risposte.

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