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Lombardia, dalle mascherine pannolino ai vaccini: spese pazze ed errori della centrale acquisti Aria

Avrebbe dovuto rispondere al meglio all’impellente necessità di reperire tutto ciò che serviva per rispondere prontamente alla pandemia: ma Aria, la centrale acquisti della Regione Lombardia, ha inanellato una serie di errori. Dalle mascherine pannolino pagate oltre 8 milioni e che per gran parte giacciono inutilizzate in un magazzino, ai vaccini antinfluenzali acquistati a un prezzo fino a cinque volte il valore di mercato. Nel mezzo anche il cosiddetto “caso camici”, oggetto di un’inchiesta della magistratura.
A cura di Giulio Cavalli
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Nella giornata di ieri nei corridoi di Regione Lombardia si favoleggiava di una conferenza stampa congiunta del presidente Attilio Fontana e dell’assessore al Welfare Giulio Gallera per la presentazione della campagna vaccinale in Lombardia. Poi, in giornata, qualcuno deve avere guardato i numeri sconfortanti (gli stessi che Gallera ha negato con insistenza e di cui su Fanpage.it abbiamo scritto nei giorni scorsi) e quindi nella mischia è stato buttato il direttore generale Welfare Marco Trivelli che ha dovuto soccombere davanti ai numeri: alla Lombardia mancano almeno un milione di vaccini antinfluenzali solo per la popolazione "target", quella ritenuta a rischio. Gli altri si arrangino come possono.

Aria, la centrale acquisti che ha inanellato una serie di errori

Il fallimento della campagna acquisti dei vaccini è un altro insuccesso, l’ennesimo, dell’Azienda regionale per l'innovazione e gli acquisti Spa (Aria) che la giunta Fontana ha costituito il 1 luglio del 2019 incorporando Arca Lombardia in Lombardia Informatica: "La forza di Aria è data dalla possibilità di fare sinergia fra competenze specializzate su tecnologie, infrastrutture e acquisti derivanti dalla fusione di 3 importanti società con una lunga storia ed esperienza alle spalle", recita trionfante il testo di presentazione sul suo sito eppure proprio durante l’emergenza sanitaria, nel momento in cui Aria avrebbe dovuto rispondere al meglio all’impellente necessità di reperire tutto ciò che serviva per rispondere prontamente alla pandemia (dalle mascherine ai dispositivi medico sanitari fino alle strumentazioni), la centrale acquisti regionale ha commesso una serie di inqualificabili errori.

Le mascherine "pannolino", pagate 8 milioni e per gran parte inutilizzate

Si parte dal 26 marzo, nel momento più drammatico della diffusione del virus, quando Regione Lombardia conferma l’acquisto di ben 18 milioni di mascherine (vi ricordate i toni trionfalistici di Gallera?) con un ordine di fornitura che prevedeva il pagamento alla consegna di ben 8 milioni e 100mila euro, 0.45 euro al pezzo. Sono le famose mascherine “a pannolino” contestate dal personale sanitario, criticate come inutilizzabili e poco efficaci. Su esposto di Adl Cobas Lombardia la Procura di Milano ha aperto un’indagine per accertare, tra l'altro, l'idoneità, i costi e l'aggiudicazione della fornitura delle mascherine prodotte dalla Fippi di Rho, un'azienda di pannolini che aveva temporaneamente riconvertito la produzione su commissione di Regione Lombardia. Nell’inchiesta, a carico di ignoti, sono ipotizzati i reati di truffa e frode nelle pubbliche forniture. In base a quanto dichiarato proprio da Aria di quelle mascherine ne sono state distribuite 3.321.450. E le altre 14.678.550? Ferme nel magazzino di Rho, inutilizzate. In realtà 1 milione di mascherine sono state regalate al governo della Repubblica del Kazakhstan e ulteriori 500mila saranno reperite per fare fronte ad altri aiuti umanitari: così accade che Regione Lombardia deve ripagare a ARIA (a cui aveva prestato i soldi per comprare 18 milioni di mascherine) un altro milione e mezzo per un totale di 823.500 euro.

L'accordo tra Fondazione San Matteo e Diasorin per i test sierologici

Sempre a marzo viene sottoscritto un accordo "quadro di collaborazione scientifica per lo sviluppo e valutazione di test molecolare e sierologico per la diagnosi da infezione da COVID-19" tra Fondazione Irccs Policlinico San Matteo di Pavia e Diasorin Spa. In sostanza il San Matteo accetta la “proposta di collaborazione” avanzata dall’impresa Diasorin per valutare i test sotto la responsabilità scientifica del responsabile della Uos Virologia Molecolare, il professor Fausto Baldanti. La Technogenetics Srl, azienda concorrente della Diasorin Spa non ci sta e presenta ricorso al Tribunale amministrativo regionale per la Lombardia che annulla tutto contestando la "scelta fatta in via esclusiva dal San Matteo di Pavia di sperimentare i test sierologici solo con" l’impresa Diasorin. Interviene il Tar che dispone anche la trasmissione degli atti alla Procura della Corte dei Conti poiché, si legge nella sentenza, "la Fondazione San Matteo ha impegnato risorse pubbliche, materiali ed immateriali, con modalità illegittime, sottraendole, in parte qua, alla loro destinazione indisponibile". E non è tutto: il giudice amministrativo parla di un accordo che "non sembra finalizzato alla valutazione clinica di un dispositivo diagnostico già pronto, ma all’elaborazione di nuovi test molecolari e sierologici per la diagnosi di infezione da SARS-Cov-2, sulla base di un prototipo Diasorin di imprecisata consistenza, da sottoporre a sviluppo". La Procura di Milano, intanto, a maggio apre un’inchiesta: sotto la lente degli inquirenti ci sarebbe un accordo tra Aria e Diasorin, dell’11 aprile, per una fornitura di 5mila contenitori di test sierologici, con "confezioni da 100 determinazioni", per un costo unitario di 400 euro. Il valore della commessa è di 2 milioni.

Il caso camici

C'è poi il cosiddetto "caso camici". Il 16 aprile Aria, su richiesta di Regione Lombardia, ordina dalla ditta Dama Srl un quantitativo di camici per 513mila euro più Iva. La Dama Srl è l’azienda del cognato del presidente Fontana, Andrea Dini, e la cosa non passa inosservata. Il 20 maggio si cerca di correre ai ripari e Dama comunica ad Aria di aver "deciso di trasformare il contratto di fornitura n. IA.2020.0019646 del 16.04.2020 in una donazione". La Procura apre all'inizio un'indagine per il reato di turbativa d’asta a carico di ignoti: sono stati sentiti dai magistrati l’assessore Raffaele Cattaneo e il presidente di Aria Francesco Ferri, Andrea Dini, titolare della società Dama Srl e cognato del governatore Attilio Fontana, e Filippo Bongiovanni, direttore generale di Aria Spa che poco dopo rassegna le sue dimissioni. L'inchiesta poi si allarga e coinvolge anche il governatore Fontana, indagato assieme a Dini e Bongiovanni per frode in pubbliche forniture.

L'ultimo caso: vaccini antinfluenzali acquistati fino a cinque volte il prezzo di mercato

Arriviamo a oggi con il caos vaccini. Una decina di gare per non riuscire ad aggiudicarsi nemmeno i vaccini che servono per le categorie a rischio. Aria riesce a incassare tre gare non aggiudicate, una sospesa e una andata deserta, fino al prezzo stratosferico (5 volte la media di mercato) pagato per 400mila dosi di vaccino quadrivalente antinfluenzale, per un totale di 10.400.000 euro, lo scorso 2 ottobre quando ormai la Regione aveva l’acqua alla gola e ha dovuto chiudere un contratto più che svantaggioso per le casse pubbliche. Un’incredibile catena di insuccessi e opacità. Marco Fumagalli, consigliere regionale del M5S che aveva chiesto il commissariamento della Centrale acquisti revocando gli amministratori ai sensi dell’articolo 2383 del codice civile per non aver correttamente vigilato sul corretto esperimento delle procedure di gara, è netto nei giudizi: "In mancanza di un intervento del Consiglio regionale (che di fatto è l’assemblea degli azionisti di Aria) per dare discontinuità di gestione, mi sarei aspettato un intervento più deciso della magistratura con la nomina di un commissario giudiziale. Probabilmente la Procura ha un atteggiamento più ‘politicamente corretto' rispetto a quanto avevamo visto nella stagione di "Mani pulite". Sta di fatto che in assenza di interventi esterni ed interni che possano dare discontinuità di gestione ad Aria, continuiamo ad avere la più importante società di Regione Lombardia completamente delegittimata e priva di quella necessaria serenità nella gestione".

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