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Lombardia, dai pediatri tamponi antigenici rapidi gratuiti: raggiunto l’accordo con Regione

La giunta regionale della Lombardia ha approvato un protocollo d’intesa che consentirà ai pediatri di famiglia di eseguire i tamponi antigenici rapidi gratuiti. I test si potranno effettuare o negli studi o nelle strutture individuate da Ats. Per questa attività Regione destinerà circa un milione e 500mila euro.
A cura di Ilaria Quattrone
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I pediatri di famiglia faranno i tamponi antigenici rapidi gratuitamente: è questo il risultato di un protocollo d'intesa approvato dalla giunta regionale della Lombardia su proposta della vicepresidente e assessore al Welfare Letizia Moratti. I test saranno effettuati sia negli studi professionali che nelle strutture individuate dalle Agenzie per la tutela della salute.

I tamponi rapidi saranno gratuiti

I tamponi rapidi saranno effettuati sui pazienti in età infantile: l'obiettivo è quello di evitare la nascita di eventuali focolai Covid nelle scuole. I pediatri potranno sottoporre a tamponi sia i contatti stretti di asintomatici individuati dal medico stesso o segnalati dal Dipartimento di prevenzione. Per svolgere i test gratuitamente la Regione ha quindi messo a disposizione – come precisato in una nota stampa – circa un milione e 500mila euro: "L'obiettivo è quello di coinvolgere sempre più tutti i soggetti che compongono il panorama sanitario della nostra Regione e del Paese – spiega l'assessore -. Riteniamo infatti che, in questa lotta al Covid, un fattore importante sia potenziare il monitoraggio sul mondo della scuola e sulla popolazione in età pediatrica".

Accordo raggiunto anche con le farmacie

L'accordo con i pediatri arriva dopo una settimana da quello con le farmacie: anche in queste strutture è possibile eseguire i test rapidi, ma a pagamento. Regione ha infatti riconosciuto alle farmacie 12 euro per ogni test rapido effettuato. Un costo che dovrebbe coprire sia il reperimento di materiale che i dispositivi di protezione individuale. Anche in questo caso, l'assessorato al Welfare aveva spiegato che l'obiettivo principale rimaneva sempre uno: cercare di tornare il prima possibile a una "vita normale".

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