Lombardia, aumentano i ricoveri nei reparti di Neuropsichiatria infantile e i posti non bastano più
"Da parte delle istituzioni non c’è un pensiero strategico nei confronti dei minori con disturbi neuropsichici dell'età evolutiva": a dirlo a Fanpage.it è Maria Antonella Costantino, Direttore della Neuropsichiatria dell'Infanzia e dell'Adolescenza del Policlinico di Milano e presidente di Sinpia (Società italiana di neuropsichiatria infantile e dell'adolescenza). In Lombardia le carenze e le criticità nei confronti dei ragazzi che hanno dei disturbi neuropsichici, sono presenti da anni e la pandemia non ha fatto che amplificarle: mancano posti letto nei reparti, comunità terapeutiche e infine anche persone formate per aiutarli. Negli anni infatti l'attenzione alle risorse sulla salute mentale per infanzia e adolescenza è diminuita e in alcuni casi è anche peggiorata. Il problema non riguarda solo la Lombardia, che pur segnalando una situazione precaria, è tra le Regioni con meno criticità.
I bambini con disturbi neuropsichici sono tra il 12 e il 20 per cento
Attualmente i bambini che soffrono di disturbi neuropsichici dell'età evolutiva sono tra il 12 e il 20 per cento della popolazione: "Una parte ha dei disturbi lievi e, se ha un buon ambiente intorno (scuola e famiglia), trova degli adattamenti e quindi non necessita di servizi. Un'altra però – continua Costantino a Fanpage.it – ne ha davvero bisogno". A loro si affianca una parte di popolazione che vive in situazioni di fragilità: questi ragazzi, in base a come vengono gestite tali fragilità, riescono a conviverci e a non manifestare disturbi neuropsichici. Altri invece però potrebbero svilupparli.
Mancano le strutture terapeutiche
Per tutti loro la carenza di risorse e di risposte appropriate "è un problema evidentemente rilevante". L'ideale sarebbe riuscire ad assistere i ragazzi a casa e non allontanarli, ma spesso questo non è possibile: "Abbiamo bisogno di avere strutture attrezzate – continua la direttrice – e competenti e pagate a sufficienza con personale adeguatamente formato sia che si tratti di comunità educative sia che si parli di quelle terapeutiche. Spesso purtroppo hanno tariffe giornaliere insufficienti a coprire le spese che una comunità deve affrontare. I costi della comunità non sono una banalità e i fondi destinati a loro sono pochi". Ai problemi dei costi, si affianca quello della mancanza di posti e questo comporta che anche i ricoveri durino più a lungo: "A livello nazionale i posti nelle strutture terapeutiche sono pochi: in totale sono 700 in tutta Italia". Il che significa che c’è una quota molto rilevante di ragazzini (circa il 20 per cento) che finisce in psichiatria adulti oppure in pediatria.
In Lombardia ci sono 100 posti letto
È vero che storicamente i reparti hanno sempre cercato di ricoverare il meno possibile e questo ha avuto come conseguenza quello di avere pochi posti letto: "Ma in questo momento – continua Costantino – c'è anche una contrazione di risorse. Una difficoltà maggiore nella gestione di ragazzi che hanno un discontrollo grave e questo fa sì che i letti a disposizione siano insufficienti". Basti pensare che in Italia i minori dagli 0 ai 17 anni sono più di dieci milioni, ma i posti di ricovero nel Paese sono appena 394, di cui cento in Lombardia. La Regione in fin dei conti, pur facendo fatica e avendo grandissime difficoltà, è messa in modo meno drammatico rispetto alle altre: "Ciononostante, diversi giorni fa – racconta Costantino – dopo che un ragazzino nostro ha girato per quattro pronto soccorso, in cui nessuno era in grado di ricoverarlo, è scappato. La situazione è molto critica. Perché se c’è un ragazzino che sta molto male, delira e vuole suicidarsi, c’è bisogno di un posto in cui possa stare in sicurezza e dove si stabilisca qual è la terapia farmacologica giusta o il percorso terapeutico non farmacologico giusto".
All'ospedale San Paolo ci sono solo 8 posti letto
Con la pandemia la situazione si è aggravata: "Abbiamo avuto – racconta la Presidente – un 30 per cento di ricoveri neurologici che non sono stati fatti nel 2020 e il 20 per cento di ricoveri psichiatrici". Nel 2021 i reparti hanno quindi dovuto gestire l'utenza dell'anno, più un pezzo di quella del 2020 più un altro generato dalla pandemia: "Già prima la scatola era piena, adesso è esplosa". La carenza di posti letto riguarda tutti i reparti della Lombardia. All'ospedale San Paolo ne sono presenti otto: "Il reparto è sempre pieno – spiega a Fanpage.it il professor Alessandro Albizzati, Direttore della Neuropsichiatria dell'Infanzia e dell'Adolescenza dell'Asst Santi Paolo e Carlo -. Negli ultimi dieci mesi, non c'è mai stato un momento di riposo. Le richieste di ricovero sono continue. Abbiamo sospeso anche ricoveri programmati che non siamo più in grado di contenere". Quello del San Paolo è un reparto di neuropsichiatria dove non sono previsti ricoveri neurologici: "Noi avremmo possibilità di avere doppio binario, ma coprendo l'intera area metropolitana, quindi anche Lodi e la provincia di Milano, non siamo in grado di assorbire più numeri. Siamo riusciti a diminuire i ricoveri – continua il medico – in psichiatria degli adulti, ma sulla pediatria sussiste una forte pressione".
Albizzati: La Regione deve darci risposte celeri
I pazienti in questa struttura ospedaliera sono raddoppiati e il pronto soccorso è continuamente sotto pressione. La situazione era già grave prima della pandemia, ma con essa "la condizione per questa fascia di popolazione si è aggravata. La maggiorar parte dei pazienti sono minori prevalentemente che hanno manifestato intenzioni suicidarie". La carenza è strutturale: "Sono anni che segnaliamo che la neuropsichiatria ha costante aumento di richieste. C’è carenza di personale e i servizi dovrebbero essere ridisegnati. C’è bisogno di un piano investimento per la salute mentale in ambito minorile e la Regione in tal senso deve darci risposte in tempi celeri".
Il problema della riforma della giustizia minorile
Il problema però non riguarda solo l'assenza dei posti letto in Neuropsichiatria o nelle comunità terapeutiche. Il timore è anche che la possibile riforma del Tribunale dei minorenni possa creare ulteriori criticità: "Da parte delle istituzioni non c’è un pensiero strategico nei confronti di questi utenti. E in tal senso va anche la riforma del tribunale dei minorenni: Noi non ci occupiamo – spiega Costantino – di tutte le situazioni di pregiudizio, ma solo quando un minore o una famiglia hanno contemporaneamente un disturbo neuropsichico e una situazione di pregiudizio, un cocktail esplosivo e complesso in cui trovare i punti di equilibrio e le direzioni e le strategie che funzionino è molto delicato". La preoccupazione è relativa all'ipotesi che che le decisioni e le camere di consiglio non siano più collegiali e ricadano, come prevede la riforma, su un solo giudice monocratico che deve prendere tutte le decisioni. L’altro problema è la separazione tra civile e penale: "Il rischio è che i tribunali dicano cose opposte, che su un ragazzino – continua la Direttrice del Policlinico – che sta male è un vero problema, mentre finora abbiamo, lavorando e confrontandoci insieme, dato vita a progetti comuni". Bisogna tenere a mente che moltissime situazioni nel circuito penale, sono situazioni molto in bilico dove l’intreccio tra salute mentale e la dipendenza del reato sono molto intricati: "La giustizia minorile – conclude – finora teneva insieme tutti nell’idea che il minorenne è persona ancora in sviluppo e di questo bisogna tenere conto. Non si può trattare un ragazzino nel circuito penale come se fosse un adulto".