Lockdown in Lombardia, la Regione non ci sta: “Decisioni basate su numeri vecchi di due settimane”
Il Dpcm firmato nella notte dal Primo Ministro Giuseppe Conte che, oltre a nuove limitazioni nazionali, ha decretato la suddivisione in tre fasce di rischio del Paese, per cui la Lombardia risulta tra le regioni con livello di criticità più alto, arrivano le prime reazioni da parte della Regione. Non ci stanno i vertici lombardi a subire un altro lockdown per l'intera regione che da domani sarà considerata una zona rossa, e argomentano le loro considerazioni spiegando che "i dati sono vecchi di due settimane".
I dubbi della Regione: I ristori arrivano subito? Basteranno?
Il Governo, che ha dunque respinto la richiesta di adottare misure omogenee per tutto il territorio, è ora chiamato a rispondere quanto prima delle richieste di ristori e di garanzia economica che il governatore Fontana e il sindaco di Milano Beppe Sala hanno chiesto sin dal primo giorno in cui si è parlato di eventuale lockdown. Quando arriveranno gli aiuti? Basteranno per tutti i cittadini che dovranno ancora una volta rinunciare al proprio lavoro? Inoltre, a far storcere il naso alla Giunta di Attilio Fontana sono anche i parametri secondo cui l'Italia è divisa in tre fasce di criticità. Sui dati di quale periodo sono state basate le decisioni?, si chiedono in Regione, alimentando i propri dubbi anche in merito ad un'eventuale proroga delle chiusure.
Gallera: I dati del Governo sono vecchi di due settimane
Per questo l'assessore al Welfare della Lombardia Giulio Gallera ha chiesto di attendere un report del Comitato tecnico scientifico regionale che riassuma se le decisioni già adottate stiano portando benefici o meno: "Sono state introdotte giovedì 22 ottobre — ha dichiarato Gallera — e quindi, tra oggi e giovedì prossimo, saranno trascorsi quei giorni sufficienti per vedere se sono state efficaci a ridurre la crescita del contagio". Per questo l'assessore sostiene che "i dati che ha il governo sono precedenti all’introduzione delle nostre misure, quindi, io penso che lo stesso governo voglia attendere i nuovi dati, penso che sia più corretto fare una valutazione sulla base delle misure assunte, anche per dare un senso ai cittadini, e far capire loro che se quello che hanno fatto è positivo, o non lo è del tutto, e quindi dobbiamo inasprire".