Lo studente che ha fatto multare per 200mila euro la Bocconi: “Se non ti registravano niente esami”
Si chiama Joseph Donat Bolton lo studente dell’Università Bocconi che aveva inviato al Garante della privacy la segnalazione su una possibile violazione della disciplina sulla protezione dei dati personali durante lo svolgimento degli esami a distanza degli studenti che è costata all'Ateneo una multa da 200 mila euro. Senza infatti il consenso al trattamento di alcuni dati personali biometrici gli studenti non potevano sostenere l’esame. “Il punto che contestavo di più è che non c’era un consenso dato liberamente, o si accettava questa procedura o non si facevano gli esami, ed è chiaro che a queste condizioni si accettava, altrimenti si rimaneva indietro con gli studi” racconta a Fanpage.it Joseph, che oggi studia in Inghilterra e in questi giorni sta rispondendo a decine di messaggi di studenti che lo ringraziano per il suo intervento.
Ora l'ateneo non potrà più usare questo sistema di registrazione
Joseph infatti non era l'unico studente a lamentarsi della procedura. Una petizione su change.org aveva raccolto quasi 300 firme di altrettanti universitari. Oltre alla sanzione pecuniaria, il Garante ha stabilito anche il divieto di ogni "ulteriore operazione di trattamento con riguardo ai dati biometrici degli studenti e ai dati sulla cui base viene effettuata la profilazione degli interessati mediante il sistema ‘Respondus', – si legge nel provvedimento – nonché vietando il trasferimento dei dati personali degli interessati negli Stati Uniti d’America in assenza di adeguate garanzie per gli stessi'".
In cosa consisteva il sistema di Respondus per gli esami a distanza
Il sistema Respondus tra le sue funzioni bloccava l’utilizzabilità del browser, impedendo che lo studente, durante la prova d’esame potesse usare il web: "Nella stessa applicazione c’erano il ‘lockdown browser' che faceva in modo che non si potesse usare il pc se non per l’esame e poi c’era anche una funzione monitor che registrava l'immagine dello studente tramite la videocamera segnalando eventuali segnali ed anomalie". Gli studenti quindi si chiedevano quale fosse la protezione dei dati di immagini sensibili, come quelle "della loro stanza o la scansione del proprio documento" spiega Joseph. Gli universitari infatti sprovvisti del badge dell'Università dovevano mostrare il proprio documento d'identità "Andava mostrato o il retro del badge dove c'è scritto nome, cognome, data e luogo di nascita, o un documento come la carta d'identità, la patente, o il passaporto" ha aggiunto Joseph. Lo studente ha poi raccontato di aver tentato di contattare più volte l'Università e, dopo una prima risposta in cui l'Ateneo parlava della possibilità di sostenere 2l'esame oralmente", alla richiesta di ulteriori informazioni su questa opzione non ha poi ricevuto nessun riscontro ulteriore.