Lo chef Felice Lo Basso chiude il suo ristorante stellato: “Milano è troppo cara e finta, vado a Lugano”
"Ciao Milano, si è fatta l'ora": l'1 febbraio il ristorante stellato in via Carlo Goldoni di Felice Lo Basso chiude i battenti. Ad annunciarlo è lo stesso chef che, con un post su Instagram, rassicura i suoi clienti che potranno tornare ad assaporare i suoi piatti tra pochi giorni a Lugano. "A Milano le cose non vanno bene come si racconta", ha affermato Lo Basso, "la città è troppo cara, gli stipendi troppo bassi e non ha i servizi che dovrebbe avere per aiutare le imprese".
Arrivato nel capoluogo lombardo nel 2016, lo chef pugliese dopo nove anni di lavoro se ne andrà in Svizzera "con la medesima forza e passione". In un'intervista al Corriere della Sera, Lo Basso ha spiegato cosa lo ha portato a prendere questa decisione. Il 51enne ha parlato innanzitutto del fatto che "le persone non hanno più soldi", a causa del caro vita e degli stipendi "troppo bassi". Questo, ha detto lo chef, porta ristoranti stellati come il suo a puntare tutto sul turismo che, però, "dopo il Covid non si è più ripreso: pago 10mila euro di affitto al mese per 200 metri quadrati, senza turisti non ci sto dentro".
Il ‘Felix Lo Basso Home&Restaurant‘ chiuderà il prossimo 1 febbraio. Il ristorante, stella Michelin nel 2022, offre ai suoi clienti una cena intesa come "esperienza immersiva e teatrale": l'ospite si siede al bancone e assaggia piatti a sorpresa scelti dallo chef a un costo di 230 euro, bevande escluse. "Non è alla portata di tutti, ma il punto è proprio questo", ha continuato Lo Basso, "non c'è più una clientela italiana alto spendente e la città non ha i servizi che dovrebbe avere".
Il riferimento è alla linea metropolitana, che intorno a mezzanotte termina le corse, cosa che porta "i ragazzi della brigata e della sala ad andarsene alle 23, sennò non sanno come rientrare a casa", e anche alla sicurezza: "Sotto casa mia hanno rubato due auto e scippato una signora in pieno giorno, e abito in centro. In una città così che futuro c’è? Qui è tutto finto, a partire dal racconto che si fa della città".