L'11 novembre 2024, davanti alla Corte d'Assise di Milano si è tenuta la nuova udienza del processo a carico di Alessandro Impagnatiello che lo vede imputato dell'omicidio volontario aggravato della compagna Giulia Tramontano. La ragazza era incinta al settimo mese, è stata uccisa il 27 maggio 2023 dal 31enne nella loro abitazione di Senago con 37 coltellate.
Le procuratrici Letizia Mannella e Alessia Menegazzo, al termine della loro requisitoria, hanno richiesto la condanna all'ergastolo con isolamento diurno di 18 mesi per il 31enne. La difesa, invece, ha richiesto che vengano riconosciute le attenuanti. Bisognerà attendere il 25 novembre per la sentenza: avverrà nel giorno in cui si celebra la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne.
I difensori di Impagnatiello: "L'imputato ha già condanna a vita"
"Alessandro Impagnatiello la sua condanna a vita ce l'ha già. Avrebbe preferito avere oggi l'esito. Una pena all'ergastolo o ventiquattro anni al momento per lui non cambia molto". Così ha commentato l'avvocata difensore Giulia Geradini la decisione dei giudici della Corte d'Assise di rinviare la sentenza al prossimo 25 novembre.
Rinviata la sentenza, la mamma di Giulia Tramontano: "Sono delusa ma aspetterò"
Al termine dell'udienza e dopo la decisione dei giudici di rinviare la sentenza al prossimo 25 novembre, la mamma di Giulia Tramontano ha precisato che è delusa ma aspetterà. Mentre la sorella di Giulia, Chiara, ha tenuto a precisare che se ci fosse stata la sentenza avrebbe avute tante cose da dire. Tutto rinviato il prossimo 25 novembre, nel giorno in cui si celebra la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne.
La sentenza rinviata al 25 novembre, nella giornata contro la violenza sulle donne
Oggi lunedì 11 novembre non ci sarà la sentenza per Alessandro Impagnatiello. I giudici della Corte d'Assise hanno rinviato la decisione al prossimo 25 novembre, ovvero quando cade anche la giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne.
Difensori di Impagnatiello: "Se fosse andato a vedere Inside Out, forse tutto questo non sarebbe successo"
I legali difensori poi tengono a ribadire che è "fondamentale valutare i tratti della sua personalità che sono emersi". Ma precisano anche che "se con il figlio fosse andato a vedere il film di animazione Inside Out e avesse riflettuto sui suoi sentimenti forse tutto questo non sarebbe successo".
I difensori di Impagnatiello: "Ha detto dove stava il cadavere, un suo piccolo contributo l’ha dato"
A fine della sua arringa la difesa ha chiesto le attenuanti generiche. I due legali difensori hanno spiegato che il 31 maggio lo stesso imputato Alessandro Impagnatiello a dire ai carabinieri dove ha nascosto il cadavere. "Certo ormai era stato messo con le spalle al muro, ma comunque un suo piccolo contributo l’ha dato", ha ribadito i legali.
Per poi aggiungere: "L'imputato ha anche consegnando macchina e cellulare senza neanche cancellare la cronologia delle ricerche". Questo vuol dire che "il cerchio si chiude perché lui ha voluto che si chiudesse". A parere della difesa questo suo comportamento "non è quello dello stratega, ma di un uomo fragile e misero".
Poi i legali parando del senso di colpa che ha avuto Impagnatiello "come lo si può evincere già nel messaggio a Giulia il 29 maggio". Aveva scritto: "Ti ho mancato di rispetto…non volevo spezzare il tuo cuore non volevo che i tuoi occhi smettessero di brillare mentre eri con me. Dicci solo che stai bene e sei andata in un paese lontano per buttare giù tutto".
L'avvocata Barbaglia: "Impagnatiello non voleva eliminare Tramontano, il vero progetto era stare con lei"
"L'atteggiamento ondivago di Impagnatiello cozza con la fermezza del proposito criminoso", sostiene Samantha Barbaglia, l'altra avvocata che difende l'imputato e che ricorda uno degli ultimi messaggi che il 31enne aveva inviato alla ragazza con cui aveva una relazione parallela a quella con Giulia Tramontano: "Non ti infastidirò mai più". Secondo la legale, questo proverebbe che Impagnatiello "non voleva eliminare Giulia per avere un futuro con lei" e le dichiarazioni che aveva fatto la sera del compleanno sarebbero state "solo cose che lui sapeva che lei avrebbe voluto sentirsi dire, ma il vero progetto era stare con Giulia".
Oltre alla mancata premeditazione, secondo la difesa non sussisterebbe nemmeno l'aggravante dei futili motivi: "Perché il motivo è lo smascheramento che determina un trauma", sostiene Barbaglia, "e la conseguente rabbia fredda ed emotività distrutta. Questo è il movente e non può essere ritenuto un motivo futile". Il reato, continua la legale, sarebbe stato "un modo per togliersi da una situazione che per lui era ingestibile".
Per quanto riguarda l'aggravante della crudeltà, Barbaglia sottolinea che "per la giurisprudenza si ha crudeltà quando c’è una condotta eccedente rispetto alla normalità causale: qui ci sono 37 coltellate ma con una condotta unitaria". Per l'avvocata, "questi colpi si susseguono senza soluzione di continuità. Le coltellate sono state tali e da tergo che lei non ha potuto rendersene conto. Infatti non sono emersi segni di difesa, non ha avuto il tempo".
"L'uccisione di Giulia non è stata premeditata, ma fatta con azioni maldestre", sostiene la legale, "sembrava quasi che compiendole l'imputato implorasse di essere scoperto".
L'avvocata Gerardini: "Impagnatiello non è uno stratega diabolico, altrimenti non avrebbe commesso errori così grossolani"
Per Giulia Gerardini, avvocata di Alessandro Impagnatiello, alcune affermazioni rilasciate dalla donna con cui il 31enne stava intrattenendo una relazione parallela a quella con Giulia Tramontano lascerebbero "perplessi e sembrano poco credibili". Secondo la legale, tra queste ci sarebbe "il fatto che dice di non sapere che lui avesse già un figlio (da una relazione precedente a quella con la 29enne, ndr) quando più volte si recava a Senago dove c'era la cameretta, così come il fatto che non si ricordasse la data di Impagnatiello o non sapesse che stava ancora con Giulia".
Per la difesa, Impagnatiello "è totalmente in balia di una donna che lo attrae e anche il video del compleanno di lei lo fa emergere non come uno stratega diabolico, che altrimenti non avrebbe commesso errori così grossolani". Ad esempio, il "riferire all’amante che Giulia soffriva di disturbi psichiatrici per poi fingerne il suicidio è alquanto fantasiosa".
Per quanto riguarda le ricerche online, l'avvocata afferma che "non ci sono mai ricerche indirizzate alla madre del bambino", perché Impagnatiello "sperava di provocare un aborto spontaneo in Tramontano perché vedeva nel figlio un ostacolo". In merito al veleno, invece, non ci sarebbe "alcuna risultanza scientifica che i dolori avvertiti da Tramontano fossero dovuti all’ingestione dello stesso, perché la donna soffriva di un forte disturbo gastroesofageo" e in merito all'ammoniaca "non dimentichiamo che la casa era frequentata anche dal primo figlio di Impagnatiello, quindi mai lui avrebbe contaminato cibo e bevande con il rischio che li prendesse il bambino".
Secondo la difesa, nel delitto non ci sarebbe premeditazione ma, piuttosto, preordinazione. "Non c'è prova della progettualità rispetto all’elemento volitivo della morte di Giulia", sostiene l'avvocata Giulia Gerardini, "dobbiamo quindi osservare la parte finale: Impagnatiello, smascherato, si dà alla fuga, torna a casa e matura quella rabbia fredda di cui ci hanno parlato i periti. Quindi è preordinazione e non premeditazione".
A prova di questo, afferma la legale, ci sarebbe il fatto che dopo aver ucciso Tramontano con 37 coltellate abbia tentato "di bruciare il cadavere nella vasca da bagno e la benzina la acquista la sera stessa". Per la difesa, dunque, "manca un programma organizzato, continui spostamenti del cadavere".
La difesa di Impagnatiello: "Quando è stato smascherato, si è ritrovato contro le due donne e si è sentito sconfitto"
Dopo l'accusa e l'avvocato di parte civile, ora parlano le legali che difendono Alessandro Impagnatiello nel processo. Giulia Gerardini inizia il suo intervento ricordando che il 27 maggio 2023, giorno dell'omicidio di Giulia Tramontano, i due hanno "fatto colazione insieme e parlato del passeggino da comprare". Secondo l'avvocata, "lo stato d'animo di Tramontano era tranquillo, come confermato dalla stessa madre di lei".
Tutti sarebbe cambiato nel pomeriggio, "alle 14:38 quando Tramontano riceve una chiamata da una donna che le rivela di aver avuto una relazione con Impagnatiello, fornendole prove di questo, tra cui il video della sera del compleanno". La donna è la ragazza con cui il 31enne intratteneva da mesi una relazione parallela, all'insaputa della compagna. Le due "parlano anche delle rispettive gravidanze", continua Gerardini, "uniscono le prove che entrambe hanno".
Dopo l'incontro, Tramontano avrebbe scritto messaggi a Impagnatiello: "Sei vergognoso Alessandro, non esiste persona peggiore di te", il bambino "lo vedrai con il binocolo". Sarebbe in questo momento che, afferma Gerardini, "avviene lo smascheramento. L'imputato si trova di fronte alle due donne contro di lui, si sente definitivamente sconfitto, come anche lui dice in sede d’esame, e di fronte alla richiesta delle due donne di incontrarsi, si dà alla fuga. Anche il collega lo definisce molto scosso dall’episodio".
"Impagnatiello ci dice che si è sentito trascinato in una situazione che non voleva", continua l'avvocata, "e per non deludere, per l’importanza data alla sua immagine, si lascia convincere".
"Giulia ha firmato la propria condanna a morte quando ha detto di aspettare un bambino"
"Giulia ha firmato la propria condanna a morte quando ha detto di aspettare un bambino". È la requisitoria della pm di Milano Alessia Menegazzo contro Impagnatiello per l'omicidio aggravato della compagna Giulia Tramontano, incinta al settimo mese, uccisa con 37 coltellate nella loro abitazione di Senago il 27 maggio del 2023. "Impagnatiello non ha voluto però essere il responsabile di una mancata nascita, addirittura ha impedito a Giulia di abortire", le ha fatto eco l'avvocato della famiglia Tramontano Giovanni Cacciapuoti. "Il 17 marzo c'è stato il baby shower del piccolo Thiago. In quel momento la giovane donna era avvelenata da Impagnatiello".
L'avvocato della famiglia Tramontano: "L'incontro con l'altra donna ha alterato il programma omicidiario di Impagnatiello"
"Ancora prima dell’incontro tra Giulia e l’amante", riporta l'avvocato Giovanni Cacciapuoti, "il 26 maggio Impagnatiello cerca come disconnettere whatsapp e come mandare messaggi programmati". Messaggi che, stando a quanto ricostruito dalle indagini, il 31enne avrebbe mandato con il cellulare di Tramontano dopo averla uccisa con 37 coltellate simulando di essere lei. Quell'incontro, sostiene il legale che rappresenta la famiglia della 29enne al processo, avrebbe "alterato il programma omicidiario di Impagnatiello". Tramontano, dunque, per Impagnatiello "doveva morire" ma, afferma Cacciapuoti, "forse non l'avrebbe ammazzata nel loro appartamento".
Secondo il legale della famiglia Tramontano, "Impagnatiello non è in grado di amare un altro essere umano". Da quando è detenuto a San Vittore, continua, "gli manca la mamma solo perché non ha chi gli lava i calzini". Anche il rapporto con la 29enne, dunque, sarebbe stato "di tipo utilitaristico" come "ogni suo fine". Infatti, sostiene Cacciapuoti, "se Giulia fosse andata via di casa, tra mancata condivisione del canone d’affitto e mantenimento del bambino, si sarebbe trovato in una condizione di sacrificio economico che non voleva sostenere". Al termine del suo intervento, l'avvocato ha chiesto il massimo della pena.
L'avvocato Cacciapuoti: "Impagnatiello non voleva essere considerato responsabile della mancata nascita del figlio"
Per Giovanni Cacciapuoti, l'avvocato che rappresenta la famiglia Tramontano costituitasi parte civile al processo, "il signor Impagnatiello voleva ottenere l'interruzione della gravidanza" di Giulia Tramontano, quindi "la mancata nascita di quel figlio per cui lui in questa stessa aula, tramite la difesa, si era vantato di aver scelto il nome". Il legale torna al 5 gennaio 2023, quando la 29enne si sarebbe resa conto che il suo compagno "non era tanto per la quale di avere questo figlio". Percependo la sua contrarietà, dunque, Tramontano "nonostante lo desideri, decide di abortire", sostiene l'avvocato. Tuttavia, sarà lo stesso "Impagnatiello a impedirglielo, perché non voleva essere considerato responsabile di questa mancata nascita".
Il progetto omicidiario ipotizzato dall'accusa sarebbe, quindi, continuato "con il veleno". A prova di ciò, sostiene Cacciapuoti, c'è "la ricerca del 7 gennaio: quanto veleno per uccidere un uomo". Questo, continua l'avvocato, non sarebbe stato "un modo per assicurarsi di non versare troppo veleno e uccidere così la compagna, come lui ha detto cercando di difendersi, semmai il contrario".
La "volontà ferma di uccidere Giulia Tramontano", spiega Cacciapuoti, "si legge anche il 5 e il 6 marzo" quando il 31enne ha cercato su internet "veleni mortali". Dopodiché, "il 6 marzo va a ritirare il veleno alla DHL di Paderno Dugnano". Quando il 17 marzo si è tenuto il baby shower con la rivelazione del sesso del bambino che Tramontano portava in grembo, "in quel momento Giulia era avvelenata da Impagnatiello, non solo per il veleno che le somministrava ma anche per la prostrazione a cui l’imputato l’aveva portata in quello che sarebbe dovuto essere invece un periodo di estrema gioia", conclude Cacciapuoti: "È stata dura avere pazienza anche durante il racconto di tutte le scuse sull’acquisto del cloroformio".
L'avvocato della famiglia Tramontano: "Impagnatiello è incline alla manipolazione, privo di empatia"
"Credo che sia necessario sgomberare il campo in ordine all’aspetto psicologico del signor Impagnatiello", ha esordito il legale di parte civile, Giovanni Cacciapuoti, dopo aver depositato una memoria difensiva. "È determinante il fatto che in Impagnatiello non sussistano disturbi di personalità, come ha dimostrato anche la perizia psichiatrica esposta nell’udienza del 21 ottobre", ha continuato l'avvocato: "È emersa l’assoluta insussistenza del vizio di mente e della patologia, ma soprattutto la presenza di una totale capacità di intendere e volere".
La perizia psichiatria, disposta dalla Corte d'Assise e affidata allo psichiatra forense Pietro Ciliberti e al medico legale Gabriele Rocca, aveva evidenziato in Impagnatiello tratti di personalità "narcisistici e ossessivi", oltre che riconducibili alla "alessitimia", ovvero alla mancanza di empatia.
"Il signor Impagnatiello è un soggetto psicopatico, aduso e incline alla manipolazione per il perseguimento di un fine utilitaristico", afferma Cacciapuoti.
La Procura chiede ergastolo e 18 mesi di isolamento per Alessandro Impagnatiello
Al termine della requisitoria, l'accusa ha chiesto la condanna all'ergastolo per Alessandro Impagnatiello. Per la procuratrice aggiunta di Milano Letizia Mannella e la pm Alessia Menegazzo, il 31enne sarebbe responsabile dell'omicidio volontario pluriaggravato di Giulia Tramontano e di occultamento di cadavere. A questa, si aggiunge la richiesta di condannare l'imputato a 18 mesi di isolamento diurno. Questa sarebbe la pena relativa all'ipotesi di reato di interruzione di gravidanza non consensuale, che nel caso di condanna diversa dall'ergastolo porterebbe alla richiesta di 8 anni di reclusione.
Ora parlerà l'avvocato di parte civile, Giovanni Cacciapuoti, e i difensori del 31enne. La Corte d'Assise potrebbe emettere la sentenza già in giornata.
Quali sono le aggravanti contestate ad Alessandro Impagnatiello dall'accusa
Alessandro Impagnatiello è imputato per omicidio volontario pluriaggravato. In aula, la procuratrice aggiunta Letizia Mannella ha spiegato quali sono le aggravanti che vengono contestate al 31enne. Innanzitutto quella del rapporto affettivo, poiché conviveva da tempo con Giulia Tramontano prima di ucciderla, poi quella della premeditazione che sarebbe supportata dai vari elementi raccolti in fase di indagine.
L'aggravante dei futili motivi, secondo la magistrata, andrebbe riconosciuta al 31enne "perché era in un contesto sociale e familiare totalmente favorevole". Secondo l'accusa, Impagnatiello avrebbe ucciso la 29enne perché lei e il loro figlio che portava in grembo avrebbero potuto rappresentare un "ostacolo ad aspirazioni economiche e professionali e alla relazione extraconiugale". Il 31enne, però, "non voleva passare come quello che abbandonava", continua Mannella, "ma come quello che veniva abbandonato. Giulia e l’amante avevano scoperto la sua vera natura: meschina, manipolatrice e bugiarda".
L'aggravante della crudeltà, inoltre, andrebbe riconosciuta in quanto Impagnatiello "ha colpito con 37 coltellate, di cui 11 nelle zone vitali, con condotta eccedente rispetto alla necessità causale". Inoltre, avrebbe agito "con la spietatezza che per alcune coltellate Giulia era ancora viva".
Per quanto riguarda l'applicabilità delle attenuanti generiche, la Procura "ritiene che non siano assolutamente da considerare. In questo viaggio nell’orrore non c’è stato un momento in cui possiamo spendere una parola favorevole nei confronti del comportamento dell’imputato".
La pm: "Tramontano era una donna incredibilmente forte, questa vicenda ci ha mostrato la vera crudeltà"
In aula, durante la requisitoria, la pm Alessia Menegazzo ha detto che oggi "bisogna parlare di Giulia, non solo dell'imputato". Tramontano viene descritta dalla magistrata come "una donna incredibilmente forte, generosa" e che nel corso delle indagini e in fase processuale "abbiamo lavorato con tutte le nostre forze per dare giustizia anche alla sua famiglia".
"Dai suoi ultimi messaggi", ha continuato la pm, "si evince la serenità di aver finalmente scoperto la verità dopo mesi di tormento, troppo intelligente per cadere nel tranello dei sensi di colpa instillati dall’imputato, il quale poi l’ha brutalmente uccisa".
Il femminicidio di Tramontano, dunque, non sarebbe "follia", ma "solo malvagità". Come ha spiegato la procuratrice, "questa vicenda ci ha mostrato la vera crudeltà, è stata occasione per tutti noi di affacciarci sul burrone e guardare da vicino la banalità del male. Fa paura vederla, ma noi e voi oggi dobbiamo avere il coraggio di guardarla negli occhi".
La pm: "Tramontano era disposta ad abortire, ma è stata fermata da Impagnatiello che continuava ad avvelenarla"
"Impagnatiello era un uomo libero, Giulia non lo ha mai pressato", spiega la pm Menegazzo durante la requisitoria, ricordando come Tramontano fosse "disposta anche ad abortire ma è stata poi fermata dallo stesso imputato, che voleva recitare la parte del bravo paparino mentre continuava ad avvelenarla".
Stando a quanto ricostruito dalle indagini, il 2 dicembre 2022 la 29enne avrebbe mostrato il test di gravidanza positivo al compagno, il quale avrebbe chiesto alla ragazza di abortire per poi cambiare idea nel giro di pochi giorni. Le prime ricerche sul web in merito al veleno per topi, "Veleno topi gravidanza, veleno topi incinta, quanto veleno per topi è necessario per uccidere una persona?", infatti, risalgono al 12 dicembre 2022.
"Riteniamo totalmente infondata la tesi difensiva della ferita narcisistica e del delitto d’impeto", continua la pm.
La pm: "L'urlo sentito dalla vicina è stato l'ultimo grido di Giulia Tramontano"
"Il luminol nell’appartamento di Senago ha illuminato a giorno, da tanto sangue c’era", continua la pm Alessia Menegazzo nella sua requisitoria ricordando quando il 7 giugno del 2023 gli investigatori hanno esaminato l'abitazione dove Alessandro Impagnatiello ha ucciso Giulia Tramontano il 27 maggio. Le macchie di sangue erano state trovate anche sui gradini del condominio, nel garage e su un carrello per traslochi che il 31enne avrebbe usato per trasportare il corpo senza vita della 29enne.
Quello messo in atto sarebbe "un vero e proprio agguato". Per l'accusa, infatti, "Impagnatiello ha ammazzato Giulia non appena è entrata in casa" e "quell’urlo sentito dalla vicina è stato il suo ultimo grido". Non ci sarebbe stato, dunque, "nessun raptus, nessuna insensata follia, niente di tutto questo", perché Giulia Tramontano avrebbe "firmato la sua condanna a morte quando ha detto all’imputato di aspettare un bambino".
Cosa rischia Alessandro Impagnatiello per l'omicidio di Giulia Tramontano
Al termine della requisitoria di oggi, 11 novembre, le procuratrici Alessia Menegazzo e Letizia Mannella formuleranno la richiesta di condanna per Alessandro Impagnatiello. Il 31enne è accusato dell'omicidio volontario di Giulia Tramontano con diverse aggravanti: crudeltà, premeditazione, futili motivi e vincolo della convivenza. Inoltre, il barman deve rispondere anche di interruzione di gravidanza non consensuale, dato che la 29enne era incinta del loro figlio da 7 mesi, e di occultamento di cadavere.
La perizia psichiatrica disposta dalla Corte d'Assise di Milano e firmata dallo psichiatra forense Pietro Ciliberti e dal medico legale Gabriele Rocca ha stabilito che al momento dell'omicidio Impagnatiello non soffriva di "nessun vizio di mente".
Secondo l'avvocato penalista Paolo Di Fresco, intervistato da Fanpage.it, Impagnatiello rischierebbe la condanna all'ergastolo. Sarebbe sufficiente, infatti, che i giudici della Corte d'Assise di Milano gli riconoscano una delle aggravanti che gli vengono contestate.
La pm: "Dopo aver ucciso Giulia Tramontano, tutti la cercavano mentre Impagnatiello depistava le indagini"
"Il pomeriggio precedente all'omicidio sarà fondamentale per riuscire a preparare la scena del crimine", sostengono le magistrate nella requisitoria, ricordando la "fuga di Impagnatiello verso Senago, al posto di prendere parte all’incontro con Giulia e l’amante". In quel giorno, spiega la pm Alessia Menegazzo, "ha messo in scena la scomparsa di Giulia" Tramontano, "ha reso cenere il cadavere per cancellare ogni prova" e cosi' Giulia "sarebbe stata l'ennesima donna scomparsa".
"Dopo averla uccisa, in quelle ore drammatiche", continua Menegazzo, "tutti cercavamo disperatamente Giulia, mentre lui faceva di tutto per depistare le indagini. Lo ha fatto addirittura sfruttando suo fratello e sua madre, manipolando anche loro. Senza pietà, anche nei confronti delle persone a cui dice di volere più bene".
Le procuratrici: "L'omicidio di Giulia è il risultato di un progetto letale a lungo premeditato"
La requisitoria della procuratrice aggiunta Letizia Mannella e della pm Alessia Menegazzo è iniziata con una ricostruzione di quello che definiscono "un viaggio dell'orrore". Secondo le magistrate, infatti, il femminicidio di Giulia Tramontano compiuto il 27 maggio 2023 sarebbe "solo l’epilogo drammatico di un piano durato mesi".
Stando a quanto ricostruito dalle indagini, il "progetto letale" del barman sarebbe stato "a lungo premeditato". L'idea di uccidere Tramontano e il figlio che portava in grembo sarebbe partito a dicembre del 2022. "Il programma iniziale di interrompere la gravidanza è mutato molto velocemente", affermano le magistrate, "già il 7 gennaio 2023 ricerche dicono quanto veleno serve per uccidere una persona. Si rinforza nell’imputato la certezza che ormai è scaduto il termine per interruzione di gravidanza e quindi arriva risoluzione omicidiaria".
Il 27 maggio, poi, Impagnatiello avrebbe sfruttato "a suo vantaggio l’occasione creata dall’incontro fra Giulia" e la ragazza con cui il 31enne intratteneva una relazione parallela "per compiere l’atto finale". L'accusa cita anche la perizia psichiatrica a cui l'imputato è stato sottoposto e secondo la quale risulterebbe "psicopatico di tipo 1, capace di cambiare strategia a suo vantaggio. Il 27 maggio muta la strategia iniziale di uccidere Giulia e il figlio, non più col veleno, ma a coltellate. Bisogna specificare che non si tratta di un delitto d’impeto: ha solo cambiato in ultimo le modalità per compiere un crimine a lungo premeditato".
Processo Impagnatiello, le pm: "Ha ammesso i fatti, ma è solo ennesimo tentativo di manipolazione della realtà"
Le prime a parlare nell'udienza di questa mattina, 11 novembre, saranno le rappresentanti della pubblica accusa. La procuratrice aggiunta Letizia Mannella e la pm Alessia Menegazzo durante la loro requisitoria pronunceranno in aula davanti ai giudici della prima Corte d'Assise di Milano la richiesta di condanna per Alessandro Impagnatiello. "Si tratta di un processo con prova diretta, cui è seguita, dopo la contestazione dei fatti, l’ammissione dell’imputato", affermano le magistrate, "riteniamo che oggi debba essere fatto lavoro di verifica di tutto il materiale che riteniamo abbia confermato ipotesi accusatoria. L’imputato ha ammesso i fatti, sebbene noi riteniamo sia stato l’ennesimo tentativo di manipolare la realtà. Non è stata una confessione spontanea, ma giunta quando ormai indizi erano schiaccianti. Dunque riteniamo che dibattimento vi abbia consegnato prove certe e incontrovertibili".
Il messaggio della madre di Giulia Tramontano: "Non è più tempo di bugie, egoismo e cattiveria"
Poco prima dell'udienza in Tribunale, la madre di Giulia Tramontano, Loredana Femiamo, ha voluto mandare un messaggio alla figlia attraverso una storia Instagram. "Cara Giulia, non è più tempo di bugie, di egoismo e cattiveria", ha scritto sul social: "Chiunque ti abbia incrociato nel percorso della vita, conserva oggi un dolce ricordo che resterà un segno indelebile nella sua anima".
Processo contro Alessandro Impagnatiello per il femminicidio di Giulia Tramontano: cosa succede in aula oggi
Per l'udienza che si tiene oggi, lunedì 11 novembre, davanti alla Corte d'Assise è prevista la discussione dei pubblici ministeri Letizia Mannella e Alessia Menegazzo. Dopo i due magistrati, parleranno anche l'avvocato Giovanni Cacciapuoti, avvocato di parte civile, e i difensori di Alessandro Impagnatiello, le legali Giulia Geradini e Samantha Barbaglia. Non è escluso che già in giornata, se i tempi non si allungheranno eccessivamente, si potrebbe già arrivare alla sentenza. In caso contrario, la data prevista per la nuova udienza è il 25 novembre.
Il 31enne è accusato di aver ucciso con 37 coltellate Giulia Impagnatiello, la sua compagna 29enne con la quale conviveva a Senago (Milano) e che aspettava il loro figlio. Il barman è, quindi, imputato per omicidio volontario aggravato dai futili motivi, dalla crudeltà, dalla premeditazione e dal vincolo della convivenza. Inoltre, deve rispondere di interruzione di gravidanza non consensuale e di occultamento di cadavere. Reati che, secondo la perizia psichiatrica disposta dalla Corte d'Assise, avrebbe commesso quando "era in grado di intendere e di volere".