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L’intelligence russa avrebbe provato a installare telecamere sui taxi di Milano: cosa voleva scoprire

L’intelligence russa avrebbe provato, tramite due cittadini italiani, a installare telecamere sui taxi di Milano per mappare, all’insaputa dei tassisti, alcune vie della città. Il piano però non sarebbe andato a buon fine.
A cura di Giorgia Venturini
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L'intelligence russa voleva mappare alcune zone di Milano non coperte dalle telecamere di video sorveglianza. Ci è riuscita in parte servendosi di droni e corrompendo due cittadini italiani residenti nel capoluogo lombardo e ora finiti sotto indagini: l'accusa è di "corruzione del cittadino da parte dello straniero", aggravato dalla finalità di terrorismo ed eversione. Ma il piano prevedeva molto di più: come piega la Procura in una nota stampa, i due indagati avevano proposto alle cooperative di taxi di Milano un business plan che prevedeva l'installazione a titolo gratuito di una dash cam sulle auto. L'obiettivo era solo uno: all'insaputa dei tassisti avrebbero ottenuto dati affidati poi all'intelligence russa che "avrebbe potuto utilizzarli per molteplici finalità".

Come ha svelato l'operazione del Ros dei carabinieri di Milano, insieme ai colleghi della Sezione Criptovalute del Comando carabinieri Antifalsificazione Monetaria di Roma, queste telecamere installate sui taxi di Milano avrebbero dovuto riprendere alcune vie e quartieri di Milano. Ovvero quelle parte che gli inquirenti hanno definito "zone grigie" perché non coperte da telecamere. I video e le immagini ottenute dalle telecamere sui taxi sarebbero servite all'intelligence russa per conoscere nel dettaglio alcune parti della realtà urbana che sarebbero potute essere necessarie in situazioni future. Si tratterebbe di un'attività che – stando a quanto riferito da fonti di Fanpage.it – l'intelligence russa starebbe adottando verso tutti quei Paesi coinvolto, anche in modo indiretto, in guerre, come quella sul territorio ucraino.

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Il piano con le dash cam sui taxi però non è riuscito. Alcuni immagini sono state ottenute comunque perché l'intelligence si è servita di droni e dei due indagati italiani. Questo è stato accertato dal fatto che i due milanesi sarebbero stati pagati in criptovalute, per un valore che non è stato reso noto: questo vorrebbe dire dunque che parte del piano sarebbe stato portato a compimento.

Nei confronti dei due indagati nella giornata di ieri 20 novembre la Procura di Milano ha notificato l'avviso di conclusione indagini. Secondo gli inquirenti, i due si erano fatti promotori di una collaborazione con i servizi di intelligence russi già a partire dai primi mesi del 2023: era stato adescati su Telegram. E stando sempre a quanto rivelato da fonti di Fanpage.it, erano cittadini milanesi "qualsiasi", ovvero non erano esperti di tecnologia o di drone. Si sarebbero però messi a servizio degli 007 russi. Ora cosa sia avvenuto di preciso dovrà essere accertato in fase processuale.

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