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Incendio Milano, brucia grattacielo in via Antonini

L’inferno di fuoco della Torre dei Moro, dal mozzicone di sigaretta ai pannelli: com’è nato l’incendio

La relazione tecnica del Nucleo investigativo antincendio dei vigili del fuoco ha rivelato che la causa dell’incendio della Torre dei Mori è da ricondurre molto probabilmente a un mozzicone di sigaretta gettato da un appartamento dei piani alti.
A cura di Giorgia Venturini
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Dal 29 agosto scorso, appena dopo che fumo e fiamme divampate dal grattacielo di via Antonini a Milano erano state spente, vigili del fuoco e magistrati hanno valutato ogni singola ipotesi cercando di rispondere all'unica domanda che per giorno non ha avuto risposta: cosa ha innescato l'incendio della Torre dei Moro in grado di trasformare in pochi minuti il grattacielo in un inferno di fuoco? Oggi, a distanza di tre mesi, solo un'unica ipotesi riuscirebbe a trovare spiegazione: l'incendio sarebbe stato innescato da una sigaretta il cui mozzicone è stato poi gettato accidentalmente sul balcone dell'appartamento 15C da uno dei coinquilini dei piani superiori. A confermarlo è la relazione tecnica del Nucleo investigativo antincendio dei vigili del fuoco. Prevarrebbe di gran lunga questa ipotesi su quella, ancora sotto valutazione ma probabilità molto più deboli, così detta "effetto lente": seppur possibile, risulta molto improbabile che lo specchio del bagno possa aver riflesso la luce del sole su una bottiglia di vetro che a sua volta ha innescato le fiamme "servendosi" di materiale vegetale lasciato sul balcone. Perché quello che certo, confermato anche dall'inquilino del primo appartamento andato a fuoco, è che nella nicchia del balcone dove è partito l'incendio erano posizionati sacchi di spazzatura coperto da un grosso telo in materiale sintetico. Infine, a distanza di settimane completamente da escludere è la pista riconducibile a un cortocircuito.

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Il vento e le alte temperature raggiunte

Quel 29 agosto il grattacielo ha preso fuoco in pochi minuti. Stando a quanto si legge nella relazione, "le fiamme sviluppatesi sulla facciata ovest della torre hanno lambito la struttura esterna denominata ‘vela', intaccando i materiali presenti sui balconi. Questi hanno fatto da vettori per l'introduzione delle fiamme all'interno degli appartamenti". Così "la torre dei Moro è stata totalmente avvolta e coinvolta dalle fiamme, ad ogni piano si sono di conseguenza sviluppati incendi in diverse abitazioni". Protagonista di quel giorno è stato anche il vento, quasi sempre presente ai piani alti e "che ha contribuito a convogliare fiumi caldi e fiamme nelle abitazioni, intaccando da prima i serramenti e successivamente penetrando negli appartamenti". Altra certezza di quel giorno è che all'interno e all'esterno delle abitazioni sono state raggiunte altissime temperature: il coperchio di un barbecue posizionato su un balcone e andato a fuoco nell'incendio ha fatto registrare 600 gradi di temperatura raggiunta.

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I pannelli non omologati

L'attenzione degli esperti per mesi è stata anche concentrata sui pannelli di rivestimento. Di recente si è scoperto che questi erano stati forniti dalla Alucoil, una produttrice spagnola, alla ditta Zambonini che aveva in carico i lavori della facciata per conto della Moro Costruzioni, "prima che venisse rilasciata l’omologazione da parte del ministero dell’Interno" del 2010. Questo ne consegue che tutta l'installazione era stata fatta in "maniera difforme" a quanto previsto dal certificato di prova e dalla "omologazione". Tutto dunque è colato e ha preso fuoco in poco tempo: le fiamme hanno subito invaso le pareti di lamiera sottile e subito dopo degli scarichi in pvc. Un attimo dopo si sarebbe innescato l'effetto camino che ha fatto precipitare giù dal grattacielo materiale incandescente. Tutti elementi indispensabili per le indagini: ora sono indagati per disastro colposo i legali rappresentanti e responsabili delle società che hanno realizzato l'edificio e che hanno avuto a che fare con la produzione, lavorazione e posa dei pannelli.

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