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L’incrocio con un’auto, la fuga nei campi e la telecamera: cosa ha fatto Sangare dopo l’omicidio di Verzeni

L’incrocio con un’automobile, la fuga in bicicletta nei campi e la telecamera che lo ha immortalato: cosa ha fatto Moussa Sangare nei venti minuti successivi l’omicidio di Sharon Verzeni.
A cura di Ilaria Quattrone
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Sharon Verzeni, una donna di 33 anni, è stata uccisa il 30 luglio a Terno d'Isola, un comune che si trova in provincia di Bergamo. Ad ammazzarla è stato Moussa Sangare, un uomo di trent'anni, che non aveva alcun rapporto con la vittima. Quella notte, la ragazza era uscita da casa per fare una passeggiata. Mentre stava camminando, ha incrociato il trentenne che le si è avvicinato e l'ha accoltellata senza alcun motivo.

Dopo il primo fendente, Verzeni ha provato a scappare. L'uomo però l'ha raggiunta e le ha dato altri tre colpi: "Lei ha urlato chiedendo ‘perché', dicendo ‘sei un codardo, sei un bastardo'", ha fatto mettere a verbale l'uomo. Sangare è poi scappato lasciandola esanime a terra. Alcune persone hanno chiamato i soccorsi: la donna è morta poco dopo l'arrivo in ospedale.

La fuga di Moussa Sangare

Nel frattempo Sangare è fuggito. All'una e 12 minuti, il trentenne – nato a Milano da una famiglia del Mali – è stato immortalato da una telecamera installata alla rotatoria di via XXV Aprile a Chignolo d'Isola. Proprio in quel momento ha incrociato un'automobile, davanti la quale si è fermato prima di scappare nuovamente a tutta velocità. Sulle spalle, aveva uno zaino con dentro il coltello sporco di sangue. Ha raccontato di aver attraversato, come riportato dal quotidiano Il Giorno, alcuni campi. Probabilmente, anche se non lo ha ammesso, l'obiettivo era quello di evitare le telecamere. Non si è minimamente accorto che a Chignolo era già stato ripreso da un dispositivo.

Ha pedalato poi verso Suisio dove abita da circa un mese e dove ha occupato un appartamento dopo che la madre e la sorella lo hanno denunciato per maltrattamenti. Proprio quella telecamera installata sulla rotatoria ha permesso ai carabinieri di poter avere una descrizione fisica dell'uomo, il suo abbigliamento e la tipologia di bicicletta utilizzata.

Una volta risaliti a lui, lo hanno individuato e portato in caserma. Gli investigatori hanno mostrato lui il video che lo ha ripreso quella notte. A quel punto, Sangare ha raccontato di essere stato sul luogo del delitto. Ha però raccontato una serie di bugie: ha indicato un'altra persona come responsabile del delitto.

La Procura attende gli accertamenti irripetibili

Avrebbe anche detto che Verzeni sarebbe stata in compagnia "di un amico con cui avrebbe discusso e che quindi l'avrebbe accoltellata minacciando anche lui che aveva assistito al fatto". Parole che non hanno convinto gli inquirenti. Alla fine il trentenne ha confessato l'omicidio ed è stato arrestato. Attualmente si trova nel carcere di San Vittore dove è stato trasferito da Bergamo a causa di alcuni atti violenti da parte degli altri detenuti. Proseguono ancora le indagini degli inquirenti. La Procura attende gli accertamenti irripetibili svolti dai Ris di Parma sul coltello usato per l'omicidio e sui vestiti di Verzeni.

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