video suggerito
video suggerito

Licenziato per aver fumato in un’area vietata, operaio vince in Tribunale: “Evitata un’ingiustizia”

Un operaio di 40 anni è stato licenziato perché sorpreso a fumare in un’area vietata. Per il giudice, però, è stato un provvedimento sproporzionato e ha deciso di reintegrarlo. L’azienda per cui lavora ha deciso di ricorrere in appello, ma anche in questo caso ha avuto ragione il lavoratore.
A cura di Enrico Spaccini
317 CONDIVISIONI
Immagine

Era stato sorpreso a fumare in una zona dell'aeroporto di Malpensa dove vige il divieto assoluto e per questo era stato licenziato. Ora la Corte d'Appello di Milano ha confermato la decisione presa dal giudice di Busto Arsizio in primo grado: il provvedimento preso dall'azienda è stato sproporzionato e per questo l'operaio deve essere reintegrato e risarcito.

La sigaretta fumata davanti agli uffici dei team leader

È successo tutto nell'estate del 2021. Era l'8 luglio quando, prima di iniziare il proprio turno, un operaio 40enne della Malpensa logistica Europa aveva acceso una sigaretta davanti agli uffici nel piazzale del magazzino cargo. Un mese dopo gli è arrivata una lettera a casa in cui gli veniva contestato il fatto di essere stato "sorpreso a fumare", quindi "una grave violazione delle basilari regole della Safety&Security" che ha portato al licenziamento.

Il dipendente della Cargo City di Malpensa, però, aveva fatto ricorso. Nella sua difesa sosteneva il fatto che in quell'area non c'era alcun cartello che indicasse il divieto di fumo. Inoltre, sosteneva che là ci fumavano anche i team leader, coloro che coordinano il suo lavoro, e che gli stessi responsabili dell'area in passato si erano accorti di mozziconi ma non avevano mai sorpreso qualcuno a fumare prima di quell'8 luglio.

Il primo pronunciamento e l'appello

Una volta accertato che effettivamente era diventato un comportamento normale per tutti fumare in quella zona ‘Air side', la zona aeroportuale oltre il check-in, il giudice ha dichiarato sproporzionato il provvedimento preso a carico dell'operaio e ha deciso la sua reintegra. In poche parole, la violazione delle norme di sicurezza c'è stata, ma non era così grave da giustificare il licenziamento.

La decisione presa dal Tribunale di Busto Arsizio non è piaciuta alla Mle, che ha voluto ricorrere in appello. Quel primo pronunciamento di agosto 2022 è stato però confermato anche dalla sezione Lavoro della Corte d'Appello di Milano. All'operaio viene così riassegnato il proprio posto di lavoro, oltre al risarcimento da parte dal datore di lavoro. "Una vittoria per i lavoratori", dicono dal sindacato di base Cub Trasporti che ha assistito il lavoratore, "una ingiustizia sventata".

317 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views