Licenziati dalla Moreschi di Vigevano, scrivono al testimonial Stefano Accorsi: “Speriamo almeno lei venga pagato”
È Stefano Accorsi il nuovo testimonial del calzaturificio Moreschi, ora Moreschi Milano. Sui suoi profili social e su quelli dell’azienda primeggia così una bella foto dell’attore 53enne che sotto un completo elegante indossa le calzature vigevanesi, mentre attraversa le vie del centro di Milano.
Una campagna pubblicitaria che arriva però in un momento molto complicato per i lavoratori della fabbrica lombarda che produce calzature di lusso, oggi in via di chiusura: per 59 di loro è in corso infatti una procedura di licenziamento. "Siamo lavoratrici e lavoratori del calzaturificio Moreschi sito in Vigevano", scrivono così alcuni di loro direttamente a Stefano Accorsi, pubblicando una lunga lettera sotto l'immagine pubblicata sul suo profilo Instagram.
"Abbiamo appreso che lei sta pubblicizzando le scarpe Moreschi, azienda storica fondata nel 1946 da Mario Moreschi. Ovviamente nulla di illegittimo, anzi auspichiamo che le venga riconosciuto il compenso pattuito, visto che ai dipendenti non succede", le parole degli operai, che già avevano protestato davanti al punto vendita di via Manzoni a Milano.
"Volevamo informarla della nostra situazione: dal 2020 la nuova proprietà Moreschi è detenuta al 100 per cento dalFondo Hurley, il cui amministratore unico è il dottor Guido Scalfi. Si tratta di un fondo svizzero, la cui attività prevalente è subentrare in aziende in ristrutturazione o in difficoltà economiche e finanziarie. Nel 2020, con l'avvento della nuova proprietà, i dipendenti erano 217 prevalentemente donne, ad oggi i dipendenti sono 80. È stata aperta l'ennesima procedura di licenziamento collettivo per 59 persone, tutti addetti alla produzione".
Un altro pezzo della tradizione artigiana che ha fatto la storia di Vigevano, capitale delle scarpe in Lombardia, che se ne va dopo una crescente riduzione della produzione e del personale. "Le scarpe Moreschi purtroppo non si producono più a Vigevano, dal momento che hanno esternalizzato tutta la produzione, chissà dove. Inoltre hanno venduto l'immobile per un valore di 15 milioni di di euro e pare che nel mese di settembre dovrebbero lasciare l'immobile e l'intera area".
In città resteranno così solo 21 dipendenti, quasi tutti in ufficio. "Ad oggi ci sono ex dipendenti che aspettano ancora di percepire le spettanze di fine rapporto oltre al Tfr, i lavoratori ancora in forza aspettano di percepire lo stipendio di febbraio e marzo, dal mese di gennaio 2021 non sono stati versati le quote spettanti ai fondi di pensione integrativa", si conclude la lettera. "Questo è un esempio di come si distrugge uno stabilimento storico di Vigevano, compreso aziende dell'indotto, lasciando intere famiglie nella disperazione più totale. Grazie per l'attenzione".