“L’ho sentito poco prima dell’esplosione”: parla un amico di Paolo Casiraghi, disperso a Suviana

Amici e condomìni ricordano Paolo Casiraghi, il milanese disperso in seguito all’esplosione di Suviana: “Amava il suo lavoro, viaggiava molto e si sentiva realizzato”.
A cura di Chiara Daffini
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Tra i dispersi in seguito all'esplosione della centrale idroelettrica di Suviana c'è anche Paolo Casiraghi, 58 anni, milanese. L'uomo stava lavorando per conto della multinazionale svizzera Abb, che opera nel settore della robotica e dell'ingegneria.

Viaggiava molto Paolo, ma le sue radici erano salde nel quartiere Niguarda, a nord di Milano, per la precisione in un palazzo di viale Suzzani. Qui Fanpage.it ha raccolto le testimonianze di chi l'ha visto crescere e dei suoi amici.

"Amava il suo lavoro, si sentiva realizzato"

"Conosco Paolo dal 1975 – ci racconta Giuseppe Cavalera, custode del condominio in cui si trova la casa di Paolo Casiraghi -. È nato qui. Noi negli anni 70′-80′ eravamo una cinquantina di bambini e siamo cresciuti insieme, giocavamo qui dentro", dice indicandoci il cortile.

"Un ragazzo molto simpatico, educato, riservato, schivo – continua -. Parlava poco con la gente, a meno che non era qualcuno di cui si potesse fidare. Lui viaggiava spesso, sia all'estero che in Italia. Mi diceva sempre ‘Eh oggi sono in Calabria, eh domani parto per la Sardegna o in Trentino, in macchina o in aereo'. Si rideva e si scherzava".

Paolo è sempre stato dedito al lavoro. "Gli piaceva molto – racconta Giuseppe -, anche perché si sentiva soddisfatto, era felice, realizzato".

Poi l'ultimo incontro. "Lunedì mattina alle 7:10 l'ho chiamato per consegnargli la patente di guida e m'ha lasciato anche la mancia. Mi ha dato una pacca sulla schiena, poi mi ha stretto la mano e è andato via. L’ho sentito l'ultima volta al telefono ieri alle 12:25. All'inizio il telefono risultava spento, poi mi ha richiamato e mi ha detto che era 40 metri sotto terra, dove non c'era ovviamente campo. Dovevo avvisarlo che c'era posta per lui, mi ha detto "In settimana passo a prenderla, poi ci rivediamo”. Da lì non l’ho più sentito".

Gli amici del bar

Paolo se lo ricorda anche uno dei condomìni storici del palazzo: Una persona stupenda, un ragazzo d'oro. Io quando l'ho saputo stamattina mi venivano le lacrime agli occhi. Abitava qua, poi ha perso i genitori ed è rimasto solo".

Proprio accanto al palazzo c'è un bar-formeria, dove Paolo è ben conosciuto: "Buono, generoso, una brava persona – ci dice Silvana da dietro il bancone -. Tra noi amici al bar, offriva da bere a tutti. Anche se non li conosceva, lui offriva da bere. Il nostro dispiacere è appunto che non dovrebbero più succedere queste cose. L'ennesima morte sul posto di lavoro".

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