L’evaso Massimo Riella scrive un biglietto al giudice: “Sono innocente, ho le prove”
Rompe il silenzio Massimo Riella. L'uomo evaso lo scorso 12 marzo durante uno dei permessi premio si rivolge per la prima volta al giudice, scrivendo un biglietto a biro. Ribadisce la sua innocenza e chiede gli arresti domiciliari: "Signor giudice. Come prima cosa le porgo le mie più sincere scuse per il casino che ho buttato in piedi ma le dico subito che ho 48 anni. Nella mia vita sono stato condannato parecchie volte e giustamente per i miei reati commessi. Li ho pagati come deciso dai giudici. Questa volta io sono innocente". Poi al giudice chiede gli arresti ai domiciliari: "Sarà a voi decidere. Le chiedo se in quel tempo che arriverà il processo posso avere gli arresti ai domiciliari. Lo so che le sto chiedendo molto dopo il mio comportamento scorretto. Le darò anche delle dimostrazioni delle mia innocenza".
Da metà marzo si nasconde sui monti
Da marzo Massimo Riella si nasconde tra i boschi sopra il piccolo paese di Brenzio, in provincia di Como: era riuscito a evadere un giorno in cui aveva avuto il permesso di andare al cimitero del paese per pregare sulla tomba della madre. Da allora trascorre le sue giornate da amico in amico: sarebbe stato proprio il padre di Riella, a dire che la gente di Brenzio lo sta aiutando: "La gente se lo passa di casa in casa, il mio Massimo non vaga nei boschi cacciando a mani nude". L'uomo ha parlato anche di un accordo tra padre e figlio secondo cui sarà lui a portare Massimo Riella dai carabinieri: "Prima però bisogna arrestare il vero colpevole". Anche la figlia sostiene la sua innocenza: "Se tutti lo proteggono vuol dire che anche è una brava persona". La figlia a Fanpage.it ha precisato che ora si recherà insieme ai legale dal giudice per portare avanti le richieste del padre.
Perché l'uomo di trovava in carcere
Riella stava già scontando alcune condanne ai domiciliari quando lo scorso dicembre si sono aperte le porte del carcere. Era stato ritenuto responsabile dell'aggressione e della rapina nei confronti di una coppia di anziani. Per compiere questo reato sarebbe stato utilizzato un coltello: sull'arma sarebbe poi stato isolato un Dna che, da ulteriori analisi, sembrerebbe appartenere proprio a Riella. Come riferito dalla figlia però sul coltello ci sarebbe altre impronte che non sono state prese in considerazione. Secondo il padre, il responsabile sarebbe "un amico di Massimo che traffica con la droga".