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L’estrema destra viola il divieto della Questura a Pavia: 150 persone in corteo con bandiere nere e croci celtiche

I manifestanti hanno violato quanto disposto dalla Questura e hanno effettuato con bandiere nere e croci celtiche – per qualche decina di metri – il corteo in memoria di Emanuele Zilli, il militante del Movimento Sociale Italiano ucciso nel 1973.
A cura di Carlo Coi
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Immagine presa dai social
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Nella serata di martedì 5 novembre, a Pavia, l'estrema destra cittadina – in concomitanza con l'associazione Recordari – ha ignorato il divieto dalla Questura effettuando il corteo in memoria di Emanuele Zilli, il 25enne militante del Movimento Sociale Italiano che venne a mancare nel 1973. Le istituzioni avevano autorizzato, con l'appoggio del primo cittadino, un presidio statico in via Scapolla, dove venne ritrovato il corpo senza vita del ragazzo.

Le preoccupazioni del sindaco Michele Lissia

Sulla vicenda si era espresso 24 ore prima della commemorazione anche il sindaco di Pavia, Michele Lissia, rappresentante del Partito Democratico. Il primo cittadino, con un post su Facebook, aveva espresso tutta la sua perplessità sull'evento sponsorizzato dall'estrema destra.

Queste le parole espresse sui social: "Negli scorsi anni la commemorazione si è svolta spesso in corteo, con bandiere raffiguranti le croci celtiche e saluti romani: rituali che evocano una nostalgia di ideologie che rifiutiamo con fermezza. La libertà di manifestare è un diritto, ma che deve essere esercitato nel pieno rispetto della Costituzione – e prosegue – mi auguro che il presidio statico per commemorare Zilli si svolga in modo ordinato, senza richiami al suprematismo, al razzismo o al fascismo e senza saluti che evocano il triste Ventennio".

Il corteo c'è stato nonostante il divieto della Questura

Le preoccupazioni del sindaco sono diventate realtà quando nella tarda serata di martedì, intorno alle 22, il corteo – che contava circa 150 persone – ha violato l'ordine imposto dalla Questura e si è mosso per qualche decina di metri dietro allo striscione nero su cui c'era scritto: "Emanuele vive". La frase era completata da due croci celtiche che richiamano la simbologia fascista.

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Chi era Emanuele Zilli

Emanuele Zilli era un operaio e attivista del Movimento sociale italiano. Marito e padre di due figlie, il 2 novembre 1973, all’età di 25 anni, è stato ritrovato senza vita nei pressi del luogo di lavoro. Secondo gli inquirenti, il decesso era stato causato da una caduta in motorino. Tuttavia, i segni autoptici hanno lasciato più di qualche dubbio. I risultati hanno evidenziato un doppio trauma cranico incompatibile con l'incidente, e anche un taglio sotto al mento conciliabile con la fibbia di un giubbotto o il cinturino di un orologio.

Motivo per cui, nel corso degli anni, Zilli è diventato un vero e proprio martire omaggiato dall'estrema destra.

Le croci celtiche utilizzate durante il corteo richiamano la simbologia fascista

Lo striscione "Emanuele vive", con ai lati due croci celtiche, ha disatteso l'invito del primo cittadino di Pavia che aveva consigliato di non esporre simbologia che avrebbe evocato il Ventennio.

Secondo quanto riferito a Fanpage.it dallo storico e docente dell’Università di Padova – esperto di estrema destra – Matteo Albanese: "La croce celtica è una simbolo che è stato creato dal gruppo neonazista belga di Jeune Europe. In Italia, viene introdotta nel mondo dell'estrema destra intorno al 1968/1969. È un simbolo che piace ancora molto. In passato era in grado di tenere insieme il cattolicesimo delle origini tradizionaliste e il mondo celtico. Prese piede anche per la facilità con cui poteva essere disegnato".

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Il controcorteo organizzato nelle stesse ore da Rete Antifascista Pavia

Per ostacolare la commemorazione definita: neonazista; da piazza Italia al piazzale del ponte Coperto hanno sfilato 200 antifascisti. Hanno partecipato alla manifestazione anche il sindaco Michele Lissia e la sua vice, Alice Moggi. Il corteo è stato organizzato dalla Rete Antifascista. Lo slogan più volte citato è stato: "Ora e sempre resistenza".

Sui social, Rete Antifascista Pavia ha manifestato tutto il disappunto sul mancato rispetto delle regole che hanno permesso al corteo "nero" di potersi svolgere, nonostante il divieto.

Queste le parole espresse sulla pagina Facebook del gruppo: "Il corteo fascista si è svolto. Certo, è avvenuto in fretta, per qualche decina di metri, di nascosto, in modo illegale, in quanto era stato prescritto dalla Questura un presidio statico. Non c'era nessun poliziotto a contenere il corteo neonazista. Ancora una volta le istituzioni collaborano tra loro e coi fascisti per permettere a tutti i costi, anche contro le loro stesse leggi, regolamenti e prescrizioni, che i fascisti possano sfilare in corteo".

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