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Leonardo Caffo fa ricorso contro la condanna per maltrattamenti e lesioni: “Rapporto malato, ma nessuna manipolazione”

Leonardo Caffo, attraverso il suo avvocato Fabio Schembri, ha presentato ricorso contro la sentenza che lo scorso 10 dicembre lo ha condannato a 4 anni per maltrattamenti e lesioni ai danni dell’ex compagna. Il legale sostiene che i giudici abbiano creato “in modo artificioso una insussistente e del tutto indimostrata soggezione della persona offesa”.
A cura di Enrico Spaccini
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Leonardo Caffo
Leonardo Caffo

L'avvocato Fabio Schembri ha depositato in Tribunale a Milano il ricorso alla sentenza pronunciata lo scorso 10 dicembre contro il suo assistito Leonardo Caffo. Il filosofo era stato condannato in primo grado a 4 anni di carcere per maltrattamenti e lesioni ai danni della sua ex compagna. Secondo i giudici, il 36enne avrebbe messo in atto atteggiamenti "mortificanti e vessatori" che sarebbero poi sfociati in "violenza soprattutto verbale ma anche fisica". Un comportamento che avrebbe denotato "una volontà manipolatoria" basato su "schemi patriarcali del tutto inaccettabili". Per il legale di Caffo, però, l'imputato dovrebbe essere assolto in quanto la sentenza di sarebbe concentrata su "schemi e categorie prive di rilevanza penale" e il rapporto, anche se "di spiccata conflittualità", non avrebbe portato "mai la parte offesa a dimostrare timore nei confronti dell'imputato".

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La condanna in primo grado per maltrattamenti e lesioni

L'ex compagna di Caffo aveva presentato denuncia nel luglio del 2022. Nel corso del procedimento, aveva raccontato della relazione con il filosofo, iniziata nel 2019, e della sua reazione quando gli aveva detto di volerlo lasciare. La ragazza ha parlato di presunti tentativi di strangolamento, al punto da pensare che volesse ucciderla. "Mi ha detto ‘io in quelle situazioni vorrei ucciderti", aveva ricordato. Poi, ancora, atteggiamenti "raccapriccianti e umilianti" che il filosofo avrebbe avuto nei suoi confronti e presunte aggressioni fisiche.

Lo scorso 10 dicembre i giudici della Quinta sezione penale del Tribunale di Milano hanno condannato il 36enne in primo grado a 4 anni per maltrattamenti e lesioni. Secondo l'avvocato Schembri, che difende l'imputato, la sentenza di sarebbe basata "sulle dichiarazioni rese dalla persona offesa, senza considerare che la narrazione risulta essere inverosimile e confliggente con altri elementi di prova emersi nel corso dell'istruttoria dibattimentale".

La richiesta dell'avvocato di Caffo

Per il legale, il collegio avrebbe "posto a fondamento della sentenza di condanna congetture a sfondo socio-psicologico che scaturiscono da una presunta analisi introspettiva della psiche delle parti compiuta con una strana tecnica". Questo avrebbe permesso ai giudici di "creare in modo artificioso una insussistente e del tutto indimostrata soggezione della persona offesa".

L'avvocato Schembri nel suo ricorso parla del fatto che i due "si confrontavano frequentemente, spesso con veemenza, ma sempre su un piano paritetico", sostenendo che la stessa ragazza "sin dall'inizio della relazione con l'imputato pose in essere ai danni dello stesso violenze fisiche e psichiche". La richiesta del legale è di assoluzione nei confronti di Caffo e, nel caso in cui si dovesse tornare alla fase dibattimentale, di prevedere l'acquisizione di altro materiale d'indagine.

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