Leonardo Caffo condannato per maltrattamenti contro l’ex: “Azioni manipolatorie sfociate in violenza anche fisica”

Lo scorso 10 dicembre il Tribunale di Milano ha condannato in primo grado Leonardo Caffo a 4 anni di reclusione per maltrattamenti aggravati e lesioni gravi nei confronti dell'ex compagna. Secondo i giudici, il filosofo 36enne avrebbe adottato nei confronti della donna un "comportamento che denota sempre una volontà manipolatoria", basato su "schemi patriarcali del tutto inaccettabili". In questo modo, Caffo si sarebbe resto autore di "reiterati e costanti" atteggiamenti "mortificanti e vessatori tesi a ‘emendare' i difetti" della ex compagna, e che "diverse volte" sono sfociati in "violenza soprattutto verbale" ma anche "fisica".
La denuncia dell'ex compagna di Caffo
L'ex compagna di Caffo aveva presentato denuncia nel luglio del 2022. Durante le udienze, la donna aveva raccontato della relazione iniziata con il filosofo nel 2019 e della sua reazione quando gli aveva detto di volerlo lasciare: "Dopo che ha cercato di strangolarmi, io gli ho detto ‘pensavo volessi uccidermi' e mi ha risposto ‘io in quelle situazioni vorrei ucciderti'".
La presunta vittima dei maltrattamenti aveva ricordato degli atteggiamenti "raccapriccianti e umilianti" che Caffo avrebbe avuto nei suoi confronti: "Mi diceva che mi dovevo ammazzare perché sono una fallita", ha raccontato. In un'occasione, le avrebbe "preso la testa e l'ha sbattuta contro il finestrino, rompendolo" e alla fine di ogni episodio "mi chiedeva scusa, poi è passato a dirmi ‘te lo sei meritata' e alla fine che la colpa era mia".
Caffo condannato in primo grado per atteggiamenti "mortificanti e vessatori"
Finito a processo per maltrattamenti aggravati e lesioni gravi, la Procura di Milano aveva chiesto nei confronti di Caffo una condanna a 4 anni e 6 mesi di reclusione. I giudici della Quinta sezione penale, invece, lo hanno condannato in primo grado a 4 anni, al risarcimento delle parti civili e all'interdizione dai pubblici uffici per 5 anni.
Come riportato tra le motivazioni della sentenza, Caffo si sarebbe comportato come un "pigmalione moderno", quindi cercando di plasmare la compagna di allora manifestando, quindi, una "volontà manipolatoria" basata su "schemi patriarcali del tutto inaccettabili". In questo modo, il 36enne si sarebbe reso protagonista di atteggiamenti "mortificanti e vessatori" che sarebbero poi sfociati nella "violenza verbale" e anche "fisica". Nel corso dell'istruttoria dibattimentale, infatti, sarebbero "emersi comportamenti reiterati nel tempo da parte" di Caffo "tesi a sottoporre la compagna a continue condotte di sopraffazione, manipolazione, a condizionamenti tali da" farla sentire "sicuramente soggetto debole".
"Al di là della rilevanza penale", hanno scritto i giudici, questi comportamenti avrebbero minato "fin dall'inizio la stabilità e il carattere" della ex arrivando a sentirsi "sbagliata" e "in colpa perché faceva delle scelte non condivise". Il filosofo, al termine della lettura del dispositivo del 10 dicembre, ha annunciato che ricorrerà in Appello: "Cercheremo di provare a raccontare una verità diversa, in primo grado non siamo riusciti".