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Legnano, maxi blitz dei carabinieri contro la ‘ndrangheta: 11 persone in manette

“La ‘ndrangheta non è morta”. Questa la frase intercettata dai carabinieri del comando provinciale di Milano ad un individuo, ora indagato, durante una spedizione punitiva a Malta nei confronti di un imprenditore che non aveva pagato. Maxi blitz dei militari a Legnano e Lonate Pozzolo contro l’associazione mafiosa che ha portato all’arresto di undici persone.
A cura di Filippo M. Capra
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Nuovo maxi blitz nei confronti dell'ndrangheta a Milano dove all'alba di giovedì 3 settembre i carabinieri del comando provincia e del reparto anticrime di Milano hanno eseguito un'ordinanza cautelare in carcere nei confronti di undici individui. Questi sono accusati, a vario titolo, di corruzione, estorsione, rapina, spaccio di droga, detenzione e porto illegale di armi da fuoco clandestine, incendio doloso, minaccia aggravata e favoreggiamento personale.

Indagine collegata all'operazione Krimisa

Le undici persone finite in manette sono ritenute vicine alla ‘ndrina di Legnano e Lonate Pozzolo, da tempo collegata alla cosca Farao Marincola di Cirò Marina. L'operazione, frutto di un'indagine strettamente collegata all'operazione Krimisa, grazie alla quale furono arrestate 34 persone tra cui un consigliere comunale di Ferno, "ha consentito non solo di confermare l’assoluta pervasività dell’associazione mafiosa negli apparati pubblici e nelle amministrazioni locali, ma ha permesso di documentare il potere delle cosche di ‘Ndrangheta anche in territorio estero confermandone ancora una volta la vocazione transnazionale", come comunicato dai carabinieri in una nota ufficiale.

Indagato anche un consulente della procura

Tra gli undici individui arrestati ci sono anche un consulente esterno della procura di Busto Arsizio (Varese), nonché titolare di un'agenzia di investigazione, che, stando a quanto dichiarato dai militari, lavorava per un "autorevole esponente della locale di Legnano-Lonate Pozzolo", dandogli dritte sulle inchieste aperte al palazzo di giustizia del comune. Anche un funzionario dell'Anas è finito in manette poiché avrebbe concesso per più di una volta di soprassedere su alcune verifiche operate nel cantiere di un'impresa "riconducibile a uno dei sodali" della cosca. Il funzionario è accusato di aver dapprima redatto dei verbali per  poi farli scomparire in cambio della promessa di consegna di un escavatore.

Nelle intercettazioni: La ‘ndrangheta non è morta

Ma le indagini dei carabinieri colpiscono anche alcuni esponenti delle forze dell'ordine, come i due ufficiali della polizia locale di Ferno e Lonate Pozzolo indagati per aver tenuto rapporti con il clan ‘ndranghetista favorendo un "esponente dell'associazione mafiosa". A patire poi le conseguenze delle azioni della famiglia Rispoli, da sempre a capo della locale di Legnano-Lonate, c'è stato anche un imprenditore che, raggiunto a Malta per non aver pagato alcuni lavori operati sull'isola, è rimasto vittima di una vera e propria spedizione punitiva. L'imprenditore era stato aggredito e massacrato di botte, poi è stato costretto a pagare in contanti e tramite alcuni bonifici. In un'intercettazione si sente uno degli indagati affermare: "La ‘ndrangheta non è morta".

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