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Ilaria Salis dalla detenzione all'elezione in Europa

“Legata mani e piedi fra topi e scarafaggi”: il padre denuncia le condizioni di Ilaria Salis, detenuta a Budapest

Il padre di Ilaria Salis, l’anarchica di Milano detenuta a Budapest per lesioni non gravi a due neofascisti, chiede l’intervento delle autorità italiane sulle condizioni di vita della figlia.
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Ilaria Salis
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Il padre di Ilaria Salis, la anarchica di Milano che è stata arrestata a Budapest quasi un anno fa, ha deciso di scrivere alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, al presidente del Senato, Ignazio La Russa, e al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, per denunciare le condizioni disumane in cui la figlia è costretta a vivere. Secondo una lettere che la donna avrebbe inviato alla figlia sarebbe costretta in una cella con topi e scarafaggi, dove il materasso è infestato di cimici e per un lungo periodo è stata anche "senza carta igienica, sapone e assorbenti ". "Quali rimostranze ufficiali sono state presentate alle autorità ungheresi?", chiede il padre alle istituzioni italiane.

Ilaria Salis detenuta a Budapest

Ilaria Salis, milanese di 39 anni, appartiene al movimento anarchico ed è accusata di aver aggredito lo scorso 11 febbraio due neonazisti a Budapest, dove ogni anno si riuniscono centinaia di seguaci di Adolf Hitler in quello che viene chiamato, da loro, il Giorno dell’Onore. La manifestazione non è autorizzata, ma il governo presieduto da Viktor Orbán, l'amico di Giorgia Meloni, la tollera. I magistrati ungheresi la accusano anche di far parte di Hammerbande, il movimento tedesco che si propone di "assaltare i militanti fascisti". Lei, però, ha sempre negato tutte le accuse.

Sta di fatto che da quasi un anno è trattenuta nel carcere di Budapest in attesa che inizi il processo, la cui prima udienza è fissata per il prossimo 29 gennaio. Lei rischia 16 anni di condanna e già su questo i familiari e i legali della donna chiedono un intervento del Governo italiano: "Sedici anni per due episodi di lesioni, guariti in 5 e 8 giorni: quali azioni diplomatiche sono state fatte per riportare le accuse all’effettiva gravità dei fatti?", chiede il padre a Meloni, La Russa e Nordio.

La lettera del padre a Giorgia Meloni

Il padre Roberto Salis, di 64 anni, ha deciso di scrivere una lettera – pubblicata da La Repubblica – alla premier, al presidente del Senato e al ministro della Giustizia per chiedere un loro intervento non solo sulla mancata proporzionalità fra le accuse e la pena ma anche sulle condizioni in cui la figlia è costretta a vivere all'interno del carcere di Budapest e alla mortificazione che deve subire per partecipare alle udienze del processo.

A ottobre la figlia è infatti riuscita a mandare una lettera ai genitori in cui racconta il suo arresto: "Oltre alle manette, qui ti mettono un cinturone di cuoio con una fibbia a cui legano le manette, anche i piedi sono legati tra loro: due cavigliere chiuse con due lucchetti e unite tra loro da una catena di 25 centimetri. Poi mettono un’ulteriore manetta a un solo polso, a cui è fissato un guinzaglio di cuoio tenuto in mano dall’agente della scorta, si rimane legati così durante tutta l’udienza e l’esame svolto dall’antropologo".

E in carcere, se possibile, la situazione è ancora peggiore: "Mi sono trovata senza carta igienica, sapone e assorbenti, perché sfortunatamente avevo anche il ciclo, fino al 18 febbraio (il suo arresto risale all'11, Ndr)". Ma le sue condizioni di vita non sono migliorate neanche nei mesi successivi: "Per i primi tre mesi sono stata tormentata dalle punture delle cimici da letto, che mi creavano una reazione allergica".

Ilaria Salis è anche costretta a partecipare alle udienze in modo indecoroso: "Sono stata costretta a indossare abiti sporchi e un paio di stivali con i tacchi a spillo che non erano della mia taglia, ho dovuto partecipare all’udienza di convalida così abbigliata". Il Governo italiano, però, per ora non sembra volersi occupare di questa cittadina. La sprezza del padre è che, dopo la sua lettera, qualcosa possa cambiare.

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