Le estorsioni amorose rappresentano la quarta industria del web e, proprio come quelle attuate da Tiziana Morandi, iniziano tutte allo stesso modo: Facebook notifica una richiesta di amicizia. Tutto parte sempre da un click, da un atto di fiducia capace di ridisegnare completamente la realtà di chi accetta un complimento da uno sconosciuto o, come nel caso di lady narcotico, da una sconosciuta.
Dunque, la mantide della Brianza, così come è stata rinominata, dopo aver adescato le sue prede in rete, le narcotizzava e le derubava. E l'appellativo di mantide non è affatto casuale. Non lo è perché, forse non tutti lo sanno, l'accoppiamento delle mantidi si contraddistingue per quello che viene definito cannibalismo post-nuziale: la femmina, dopo essersi riprodotta ma anche durante l'atto, mangia il maschio partendo dalla testa mentre gli organi genitali proseguono nella riproduzione.
I fattori di rischio
Siamo tutti potenziali vittime o ci sono peculiari fattori di rischio? Quali sono i meccanismi psicologici che inducono a cadere nella trappola?
Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una crescente propensione a conoscere nuove persone online. Con l’avvento delle nuove piattaforme, difatti, non è neppure più necessario utilizzare app di dating. Al contrario, le chat di social network come Facebook, Instagram e Twitter consentono anche alle persone meno esperte di dialogare tra loro.
E ciò si verifica perché in rete è più semplice condividere parti di sé stessi con perfetti sconosciuti. Dietro un computer la vittima è più propensa ad instaurare una conversazione svincolata da resistenze. Quindi a raccontare di più non solo di sé stessa ma, purtroppo, anche dei propri averi.
Si tratta di investiture che vengono utilizzate dalla truffatrice, o dal truffatore, per far presa sulla fiducia della persona che sta per subire il raggiro. Come è accaduto, ad esempio, per il settantunenne irpino che aveva comunicato alla Morandi la volontà di vendere la sua collezione di monete e pennini d’oro.
C’è poi un altro fattore che si rivela decisivo nel perfezionamento della truffa ed è quello della continuità: parlare ed interfacciarsi per molto tempo con la stessa persona genera familiarità e prepara il terreno fertile per portare a compimento l’attività di manipolazione.
In altri termini, online può nel lungo periodo instaurarsi un rapporto intimo e confidenziale anche con un perfetto sconosciuto. Per tali ragioni Tiziana non aveva necessità di nascondere la sua vera identità in rete. Tanto era pregnante il rapporto che riusciva ad instaurare con le sue prede.
Le vittime perfette
In realtà, non esiste un prototipo di persona maggiormente predisposta a cadere in una truffa romantica. Tuttavia, in letteratura, viene individuato come fattore di rischio la presenza di una ferita relazionale recente, vale a dire la rottura di un rapporto o la perdita di una persona cara.
Le ferite relazionali, infatti, rendono fisiologicamente più vulnerabili in un dato periodo della vita. In questo senso, una relazione che si instaura senza lasciare (inizialmente) la propria abitazione è rassicurante e induce ad abbassare la guardia. È quindi la solitudine a giocare sempre un ruolo determinante.
Le vittime di Tiziana erano accomunate dal desiderio di compagnia e di attenzione (leggi qui l'intervista di Fanpage.it a una delle vittime). Un'attenzione che non necessariamente implicava quella sessuale, come raccontato da uno degli uomini coinvolti.
Il modus operandi di Tiziana Morandi
Lo schema comportamentale attuato dalla mantide della Brianza era collaudato e si ripeteva sempre soltanto dopo una dettagliata profilazione della vittima. Profilazione prevalentemente incentrata sui relativi gusti e fragilità della stessa. Elementi che venivano raccolti da lady Narcotico attraverso le conversazioni su Facebook. E poi in un secondo momento attraverso interminabili telefonate.
Tiziana Morandi, reso impermeabile il rapporto, invitava le prede nella sua abitazione (o lei si precipitava a casa loro) ed offriva bevande allungate con benzodiazepine. Di conseguenza, una volta che i malcapitati erano storditi, li derubava. Per poi, in ultimo, abbandonarli per strada.