Le risposte di Alessia Pifferi ai test cognitivi: rondini che non volano, treni lunghi chilometri e proverbi sbagliati
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L'abito non fa il monaco. "Significa che ti puoi vestire bene, però, dentro te stessa, stai male lo stesso". Ma anche rondini che volano a due chilometri orari. O dieci litri di acqua per riempire una vasca da bagno. O, ancora, un treno lunga chilometri. Sono soltanto alcune delle cose di cui convinta Alessia Pifferi, la 39enne condannata all'ergastolo per omicidio volontario pluriaggravato per aver lasciato morire di stenti la figlia Diana di 18 mesi a luglio del 2022 abbandonandola per sei giorni in casa da sola.
Nella puntata di ieri, venerdì 28 febbraio, il programma Quarto Grado ha trasmesso per la prima volta le immagini di alcuni dei test sulle capacità cognitive a cui è stata sottoposta Alessia Pifferi. Le risposte che sono state date dalla donne, ritenuta capace di intendere e di volere, sono risultate confuse e disorientanti. La donna sembra infatti essere convinta che le rondini possano volare a circa due chilometri orari, invece che a 120, o che il vagone di un treno misuri, in media, 200 metri, anziché 26, e quindi che un treno possa essere lungo, di conseguenza, qualche chilometro. O, ancora, Pifferi è risultata essere convinta che per riempire una vasca da bagno siano sufficienti dieci litri d’acqua, mentre il valore corretto si aggira intorno ai 160.
A spiazzare sono, però, stata anche le interpretazioni dei proverbi popolari avanzate dalla 39enne. Al detto, "l’abito non fa il monaco", la donna avrebbe infatti risposto: "Significa che ti puoi vestire bene, però, dentro te stessa, stai male lo stesso". Inoltre, è emerso che Pifferi non sarebbe a conoscenza nemmeno del significato di molti altri proverbi, come "a caval donato, non si guarda in bocca", che insegnerebbe che ciò che viene regalato è qualcosa di guadagnato e sarebbe cattiva educazione rifiutare o fare commenti sulla qualità del regalo. Pifferi lo interpreta in altro modo: "Vuol dire che non si deve giudicare una persona per come la vedi".
Alessia Pifferi e le perizie psichiatriche
Prosegue il processo di appello per Alessia Pifferi, la donna di Ponte Lambro (Milano), che nel primo grado di giudizio è stata condannata all'ergastolo per aver fatto morire di stenti la figlia Diana di 18 mesi. Durante la prima udienza, la corte d'appello del tribunale di Milano aveva accolto le istanze di Alessia Pontenani, l'avvocata della donna, di disporre una nuova e collegiale perizia psichiatrica (con tanto di risonanza magnetica) su Pifferi. Perché, secondo il precedente accertamento firmato dallo psichiatra Elvezio Pirfo, la Pifferi era pienamente capace di intendere e volere, e, per questo, condannata all'ergastolo.
In seguito a tale decisione, il pm di Milano Francesco De Tommasi ha depositato nel fascicolo sul caso di Alessia Pifferi anche gli atti del filone bis sulle presunte manipolazioni sugli accertamenti psichiatrici sulla donna. Sono indagati con le ipotesi di falso e favoreggiamento un totale di sette persone tra la legale dell'imputata, l'avvocata Alessia Pontenani, alcune psicologhe e anche Marco Garbarini, psichiatra e consulente della difesa, che secondo l'accusa, con i loro accertamenti avrebbero tentato di indirizzare l'esito della perizia psichiatrica in primo grado verso un vizio parziale di mente.
Nel corso dell'udienza di ieri, venerdì 28 febbraio,l'avvocata ha ottenuto che la sua assistita sia quindi sottoposta a una nuova perizia psichiatrica e a una risonanza magnetica perché, secondo la difesa, Pifferi potrebbe presentare un deficit cognitivo tale da poter compromettere la sua capacità di intendere e di volere. A dimostrarlo sarebbero in particolare alcuni documenti scolastici della donna, già seguita fin dalla primissima infanzia da un'insegnante di sostegno. La perizia psichiatrica riguarderà quindi la capacità di intendere e di volere e di stare in giudizio e un'eventuale disabilità mentale. I risultati degli esami sono attesi per il prossimo 2 luglio.