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Le periferie di Milano compiono 100 anni, ma sono ancora problematiche: “Manca autonomia amministrativa”

Le periferie milanesi sono nate 100 anni fa, a seguito di una riforma d’epoca fascista che concesse l’annessione al Comune di Milano di quelli che al tempo erano comuni autonomi: Affori, Baggio, Chiaravalle Milanese, Crescenzago, Gorla, Precotto, Greco Milanese, Lambrate, Musocco, Niguarda, Trenno e Vigentino. Ma sono state davvero inglobate nella città o restano luoghi ai margini?
A cura di Francesca Del Boca
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Le periferie di Milano compiono cento anni. Tanti ne sono passati infatti dall'entrata in vigore della riforma che nel 1923, su decisione del nuovo governo fascista, stabilì l'annessione di quelli che al tempo erano solo piccoli paesi delle campagne al Comune di Milano, che in questo modo diventò ufficialmente la "Grande Milano": si tratta di Affori, Baggio, Chiaravalle, Crescenzago, Gorla, Precotto, Greco, Lambrate, Musocco, Niguarda, Trenno e Vigentino. Ma qual è la situazione oggi, nel 2023?

"In alcuni casi queste realtà sono state inglobate bene nel tessuto cittadino, come ad esempio quei quartieri dove arrivano le linee della metropolitana; in altri casi, invece, c'è ancora tanto lavoro da fare. In generale, rimangono ancora dei problemi strutturali nella gestione delle periferie, che purtroppo restano spesso luoghi marginali". A parlare a Fanpage.it è Christian Iosa, il presidente della Fondazione Carlo Perini: associazione nata a Quarto Oggiaro ben 60 anni fa che fa della cultura in periferia la sua ragione d'essere (e che per il centenario della "Grande Milano", ad esempio, espone per le strade di Villapizzone le antiche foto di Milano). "Per questo è importante portare cultura e bellezza nelle periferie milanesi, schiacciate spesso dall'edilizia forsennata degli anni Sessanta e Settanta".

Cento anni fa, i paesi intorno a Milano si trasformarono in quelle che oggi sono le attuali periferie. 

Fu il Regio decreto del 1923 a stabilire l'annessione. Si tratta di una Milano che, nel giro di pochissimi decenni, conoscerà uno sviluppo urbanistico senza precedenti: dopo la Seconda guerra mondiale le periferie, fino a poco tempo prima borghi rurali, diventeranno preda del boom economico ed espansionistico della città e terra di conquista di un'urbanizzazione sfrenata. Le conseguenze le vediamo ancora oggi: case su case, senza però creare intorno infrastrutture e servizi adeguati.

Com'è la situazione oggi nelle periferie milanesi?

È migliorata, ma c'è ancora tanto lavoro da fare. Alcune zone, come Chiaravalle e Quarto Oggiaro, restano isolate dal resto della città. E rimane il problema del decentramento amministrativo: i Municipi hanno poca autonomia, dipendono dalla giunta del centro di Milano e non riescono a prendere le giuste decisioni in maniera tempestiva.

È necessario quindi ripensare il meccanismo dei Municipi?

Non tanto a livello di conformazione territoriale delle circoscrizioni, quanto più nella concessione di maggior autonomia a presidenti e assessori di municipio. È necessario aggiornare i regolamenti, e adeguarli ai problemi della cittadinanza. Del resto, sono proprio i municipi le entità che si trovano più a contatto con la cittadinanza: dovrebbero poter essere in grado di offrire soluzioni immediate a chi si rivolge a loro.

Milano si sta ancora espandendo? Potrà insomma in futuro allargare ancora i suoi confini, come è successo 100 anni fa?

Non credo, oggi si è imposto il concetto di Città Metropolitana: il perimetro di Milano non è solo quello comunale, ma si estende in quelle che sono le realtà dell'hinterland. Un concetto che però, al momento, esiste più di nome che di fatto. Non c'è un reale ed efficace collegamento tra le due zone, soprattutto sotto il profilo infrastrutturale. Per creare una vera e propria rete comune ci vorrà ancora del tempo.

Senza contare che oggi, dal punto di vista urbanistico, a Milano si sta attuando una politica più orientata al recupero delle aree degradate e dismesse nelle zone semi centrali della città, piuttosto che all'espansione verso l'esterno e al consumo del terreno agricolo. Mi auguro che nel futuro possano essere fatti degli interventi di rigenerazione urbana anche nei quartieri periferici. Che, però, proteggano la memoria storica del luogo.

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