“Le molestie nelle agenzie pubblicitarie sono sistematiche e normalizzate”: la denuncia sui social
"Chi lavora nella comunicazione sa che da qualche giorno si parla di molestie sessuali ai danni di ragazze giovani, studentesse e stagiste (tutte perpetrate dalla stessa persona). Il problema però non è di un singolo individuo. È sistematico. Io ho ricevuto molestie di diverso grado e da differenti persone, in diversi contesti lavorativi": inizia così la denuncia di Tania che sul suo canale Instagram ha deciso di raccontare quanto accade nel mondo delle agenzie pubblicitarie.
Gli ambienti descritti pullulano di tossicità, sessismo e violenza. Atti che le vittime ancora oggi fanno fatica a dimenticare e che hanno deciso, attraverso il coraggio di Tania, di condividere attraverso i social. Un modo che ha permesso così di scoperchiare un vaso di Pandora.
Il racconto di Tania
"Ora è chiaro che nel molestare ragazze giovani (studentesse o stagiste) il molestatore è facilitato trovandosi su uno, due, tre, 10 gradini più alti nella piramide aziendale/lavorativa rispetto alle sue vittime, ma vi assicuro che avviene anche il contrario", scrive Tania che ci tiene a spiegare che in questi casi, senza sminuire la gravità di chi ha subito simili episodi, non ci sono sempre dinamiche di potere.
"A volte è banalmente il sessismo più tossico e meschino: quello che fa credere all’uomo di essere in diritto in quanto uomo – appunto – di poter molestare o sessualizzare una collega (a prescindere dalla gerarchia)". Il dramma è che quanto subito da lei e dalle altre ragazze e ragazzi è un problema culturale e sociale in cui, come Tania stessa spiega, "l'ambiente della comunicazione (come molti altri) affonda le sue radici".
È lei stessa a voler raccontare sui social alcune molestie subite. Ricorda gli insulti di un suo superiore che una sera, in orario straordinario, le ha fatto anche allusioni sessuali: "Mi ha urlato putt***, arrogante di fronte ad altre due-tre persone". Nei giorni successivi, la capa dell'agenzia ha avuto un colloquio con Tania. E, anche in quell'occasione, l'episodio è stato molto sminuito.
"Ho passato due giorni a piangere in agenzia. Ero disperata, frustrata, nervosa perché nessuno dava l’importanza che avevo dato io a quell’evento quindi sembravo la pazza che si era arrabbiata solo perché il capo le aveva dato della put**, arrogante insinuando altro. Questa è la prima molestia".
Le molestie da parte di uno stagista
Tania ha subito molestie anche quando era capa da parte di uno stagista che le ha dedicato una poesia nel giorno del suo compleanno in cui le ha dato "della putt**, come fece il mio capo, ma mi ha anche psicoanalizzato ma soprattutto si è sentito assolutamente in diritto di potermi mandare una cosa del genere".
"Trovo assurdo il fatto che, anche rispetto al suo ruolo, lui si è sentito molto sereno a fare questa cosa. torniamo al fatto che lui era un uomo e si sentiva legittimato di prendere questo tipo di confidenze", racconta spiegando che all'epoca lavorava in un ambiente sano dove la questione è stata affrontata e arginata.
Purtroppo queste non sono state le molestie peggiori. Durante un colloquio di lavoro per un'agenzia di Milano, le è stato chiesto "cosa sarebbe stata disposta a fare per entrare in agenzia e per l'agenzia". A porle queste domande sono stati due uomini più grandi di lei che, tra risolini e battute, facevano allusioni sessuali.
Allusioni che lei aveva capito "ma mi sentivo sporca perché mi sono permessa di pensare che fosse una domanda a sfondo sessuale. E lo era". Racconta poi di una cena aziendale organizzata dalla sua agenzia dove lo scopo era quello di "dare in pasto solo le dipendenti carine, giovani o disponibili, dovevi avere almeno una di queste caratteristiche".
La denuncia delle altre ragazze
La sua denuncia ha fatto si che tante altre persone iniziassero a raccontarne. E infatti tantissime altre ragazze e ragazzi hanno condiviso racconti ed episodi di violenza e molestie. Si racconta di chat su Whatsapp di soli maschi in cui si condividono foto di colleghe e si commentano aspetti fisici o si fanno allusioni sessuali sia in chat che dal vivo. Giovani che per anni convivono con questo dolore e che faticano a superarlo.
"Se l'uomo che molesta è bravo nel suo lavoro o ha potere, non verrà mai davvero punito né gli verrà mai chiesto di rispondere delle sue azioni. Perché in pubblicità essere bravi professionisti ti garantisce l'impunità. E tutti lo sanno", conclude Tania.