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Le imprese dell’alpinista Marco Confortola: chi è il “Cacciatore di 8000”

Il primo aprile l’alpinista Marco Confortola è partito per l’ennesima impresa: in Nepal tenterà il Kangchenjunga (8.586 metri), per poi spostarsi in Pakistan per scalare il Nanga Parbat (8.125 metri).
A cura di Giorgia Venturini
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Si chiama Marco Confortola ed è il "cacciatore di 8000". Da tutta una vita scala le montagne di casa, quelle della Valtellina, e dal 2004 le cime più alte al mondo, ovvero le vette che superano gli 8000 metri di altezza. Ieri primo aprile è partito per l'ennesima impresa: in Nepal tenterà il Kangchenjunga (8.586 metri), per poi spostarsi in Pakistan per scalare il Nanga Parbat (8.125 metri). Un'impresa che lo terrà lontano da casa per tre mesi e mezzo. Si tratta del suo 12esimo e 13esimo 8000. È a un passo, dunque, per completare la "corona": la si conquista una volta completate tutte le 14 cime al mondo che superano gli 8000 metri.

Marco Confortola in cima al Gasherbrum II (8035) nel 2019
Marco Confortola in cima al Gasherbrum II (8035) nel 2019

Il suo motto è "no pain, no gain", solo chi si impegna otterrà risultati. A Fanpage.it Marco Confortola racconta così la sua ennesima impresa: "In Nepal tenterò il Kangchenjunga, che è la terza montagna più in alta al mondo. L'ho già tentata due volte, nel 2014 e nel 2018 e ho dovuto rinunciare per problemi legati ai miei piedi". Confortola nel 2008 scalò il K2 (8611 m). Nella spedizione morirono undici alpinisti. Lui riuscì a salvarsi, ma fu costretto a subire l'amputazione delle dita dei piedi completamente congelate dopo essere stato costretto a bivaccare durante la notte a oltre 8000 metri. Ma è sempre andato avanti. L'alpinismo "è uno stile di vita particolare che pochissime persone fanno perché al mondo oggi ci sono solo 28/29 persone che hanno fatto tutti gli ottomila con e senza ossigeno, per cui siamo pochissime persone". A Confortola mancano tre cime, il primo 8000 che ha scalato è stato nel 2004, l'Everest. Ogni montagna che ha scalato ha la sua storia, "anche il K2 non la odio, è stata una montagna sincera con me. Perché mi ha lasciato il dono più prezioso che è la vita".

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Parola d'ordine in montagna per Confortola è "sicurezza": "Tante volte mi sono fermato anche a pochi metri dalla cima, ascolto le mie sensazioni. Bisogna essere lucidi e analizzare ogni singolo momento, perché non va mai dimenticato che il valore più grande che tutti noi abbiamo è la vita". Nel suo libro scrive: "Io parto: se le cose vanno come devono, torno a casa con la cima; altrimenti non sto lì a rischiare, a fare il fenomeno: torno a casa a mani vuote ma vivo". Ora l'ennesima impresa: dopo giorni e giorni di allenamento Confortola si ritrova ancora dall'altra parte del mondo. "Quando arrivi dall'altra parte del mondo cambia completamente tutto. Ad esempio il campo base del Kangchenjunga è oltre i 5mila metri, mentre mentre per mesi ti sei allenato a 3.800 metri. Devi resistere, devi soffrire in silenzio per riuscire ad acclimatarti". Ora il "cacciatore di 8000" è in Nepal. "Vado avanti per rispetto di tutte le persone che mi hanno supportato e aiutato e anche per una mia passione. Il mio obiettivo ora è riuscire a chiudere la corona". Alla fine ecco chi è il "cacciatore di 8000": "Una persona normale scosta la tenda della finestra, vede che piove, nevica o tira vento e torna placidamente a letto, sotto le coperte calde. Un cacciatore di 8000 non può permetterselo, deve sempre lottare con sé stesso, con il suo pilota automatico, e imporsi una ferrea autodisciplina". Buona 12esima e 13esima impresa.

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