Le elezioni non riportano la pace nel Grande Oriente d’Italia: la massoneria rischia il golpe o la scissione
Il 3 marzo si sono svolte le elezioni per il Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia, la più importante massoneiria che solo qui conta quasi 23.000 iscritti. L’affluenza è stata decisamente maggiore rispetto alle precedenti elezioni, con quasi un 80per cento di votanti tra i 17mila aventi diritto. La grande affluenza dimostra come queste elezioni siano state vissute come momento di svolta per il futuro della massoneria in Italia, in quanto arrivano dopo anni di lotte intestine. Che però non sembrano essere finite neanche ora che le elezioni ci sono state.
Il candidato più vicino al Gran Maestro uscente, Stefano Bisi, finito al centro delle polemiche perché nel 2016 rifiutò di consegnare alla Commissione parlamentare antimafia l'elenco degli iscritti, era Antonino Seminario. Lo sfidante, invece, Leo Taroni. Poi c'era l'outsider Pasquale La Pesa, che ha raccolto appena il 5 per cento dei voti. A vincere è stato Taroni, con uno scarto di appena 15 voti. Ma – come succede a ogni elezioni (vedi le regionali in Sardegna) – c'è chi contesta l'esito delle elezioni.
Da un lato c'è chi si insospettisce perché in Calabria 1800 schede vengono trasportate per chilometri e scrutinate in poche ore, con un risultato fortemente a favore di Seminario, mentre in Sicilia lo scrutinio finisce due giorni dopo, la sera del 5 marzo. In Abruzzo vengono contestati 28 voti a favore di Taroni, a causa di un tagliandino che doveva essere staccato, ma la stessa contestazione viene fatta in Sicilia per 70 voti a favore di Seminario. In Sicilia, secondo alcuni, bisognerebbe inoltre controllare l’ora di arrivo delle schede da Enna che sembra siano arrivate fuori tempo massimo.
C'è da dire, però, che in teoria il risultato finale viene conteggiato dai diversi responsabili di seggi delle varie liste e quindi la vittoria, seppur pochi voti, sembrerebbe attendibile. Tanto è vero che fra il 5 e il 6 marzo vengono annunciati i risultati delle elezioni interne al Goi. Non è, però di questo avviso Bisi che, essendo ancora in carica fino al passaggio di consegne, emette un comunicato stampa, in cui dice: "sono stati diffusi con l’abusivo uso dell’emblema del Grande Oriente d’Italia asseriti exit poll attestanti risultati non verificati dalla Commissione elettorale nazionale cheè l’unico organo associativo deputato a risolvere eventuali contestazioni e determinare la cifra elettorale nazionale di ciascuna lista".
Per questo motivo Bisi invita tutti a "non dar credito a tali fake news o improprie esternazioni e ad attendere l’esito dell’attività di verifica della Commissione Elettorale Nazionale". Teroni risponde con un video su Facebook in cui dichiara: "Non sono un sedicente candidato, come sono stato definito dal Gran Maestro Stefano Bisi, perché la mia candidatura è stata vera e già definitamente approvata". E poi: "Non sono più candidato perché le elezioni sono finite il 3 marzo 2024 e io e la mia lista abbiamo raccolto la maggioranza dei voti".
Insomma Taroni appare di tutt'altro avvisto rispetto a Bisi. E ora i riflettori sono tutti puntati sulla riunione di sabato 9 marzo sulla Commissione elettorale nazionale, che dovrà risolvere le varie contestazioni. Le elezioni sono quindi passate, ma le guerre interne al Goi non sono finite. E già c'è chi parla di possibile golpe o scissione.