“Le comunità ebraiche sono preoccupate, Hamas potrebbe colpire in Europa”: la testimonianza di Daniele Nahum
Daniele Nahum è consigliere comunale del Partito democratico ed è di fede ebraica. Dopo gli attacchi di Hamas contro Israele ha chiesto al Comune di Milano di illuminare Palazzo Marino con i colori della bandiera israeliana, come hanno già fatto altre istituzioni locali in giro per l'Italia. A Fanpage.it Nahum racconta come le comunità ebraiche sparse sul territorio europeo stanno vivendo il ritorno del conflitto israelo-palestinese.
Perché hai chiesto di illuminare Palazzo Marino con i colori della bandiera israeliana?
Innanzitutto perché Milano è gemellata con Tel Aviv e in generale i rapporti tra Milano e Israele sono molto importanti sia da un punto di vista culturale che economico. Poi Milano è la città campionessa dei diritti umani e quello che è accaduto è assolutamente un punto di non ritorno per il Medio Oriente. Si tratta di civili di un'azione militare che non è mai accaduta in Israele, neanche durante la guerra del Kippur. Qui abbiamo più di 700 civili ammazzati, 2mila feriti e 100 prigionieri. Inoltre ricordo che lo Stato di Israele è una democrazia con cui abbiamo accordi e, secondo me, è giusto fare un gesto di solidarietà come hanno fatto altre città italiane.
Come interpreti gli attacchi di sabato scorso?
Io credo che siano innanzitutto un modo per sabotare gli accordi di Abramo tra Israele e i paesi del Golfo. Questi accordi, infatti, hanno anche l'intenzione di portare a una risoluzione del conflitto fra israeliani e palestinesi e stanno avendo successo, visto che Israele sta stringendo rapporti commerciali che prima erano impensabili. Dall'altro lato, sicuramente c'è un avanzamento della forza militare di Hamas, su cui l'Iran è sempre intervenuta e forse ora in modo più massivo.
Quali sono le responsabilità del governo palestinese?
Gli attacchi sono indubbiamente responsabilità di Hamas. Il punto, secondo me, è che il governo palestinese è stato talmente poco credibile, in primis nei confronti dei palestinesi stessi, che ha indebolito il nazionalismo laico palestinese, che era già debole di per sé. L'autorità nazionale palestinese ha la grave pecca di aver rifiutato nel 2000 l'accordo di pace che gli avrebbe dato il 97 per cento dei territori. Hanno quindi peccato di lungimiranza, hanno una corruzione diffusa e oggi sono poco credibili all'interno della loro popolazione. Nessuno nega, però, che i palestinesi abbiano le loro ragioni.
Qual è stato l'approccio dell'Occidente alla questione Israelo-palestinese in questi ultimi anni?
L'approccio è sempre il solito: quando, ciclicamente, ci sono tensioni fra Israele e Hamas ci si preoccupa della questione. Poi la situazione si normalizza e ce ne dimentichiamo fino alla crisi successiva. Mentre lo Stato italiano dovrebbe cercare sempre di interloquire e riavvicinare le due parti, visto che se c'è un luogo in cui l'Italia conta davvero tanto in termini di politica estera quello è Israele. Nel farlo, però, deve tener presente, e i fatti di questi giorni lo dimostrano ulteriormente, che Hamas non è un interlocutore, perché per loro il conflitto non è di carattere territoriale ma hanno l'obiettivo di uccidere gli ebrei.
E la reazione del governo israeliano?
Innanzitutto dobbiamo evitare le vittime civili e cercare di riportare a casa gli ostaggi. Poi è chiaro che Israele ha tutto il diritto di dare una risposta e andare a colpire Hamas. Spero però che non ci sia un'escalation di violenza. Anche se sono molto preoccupato perché mi sembra inevitabile.
Pensi che l'escalation possa arrivare anche in Europa e in Italia?
La preoccupazione fra le varie comunità ebraiche c'è. Sabato, due ore dopo gli attacchi, ero al bar mitzvah (il rito con cui avviene il passaggio all'età adulta, Ndr) e ci è stato detto di non sostare davanti alla sinagoga. La preoccupazione c'è anche perché i terroristi di Hamas non colpiscono solo Israele, ma il loro obiettivo sono tutti gli ebrei. Quindi tutte le sinagoghe in Europa sono obiettivi sensibili. Abbiamo piena fiducia, ovviamente, nelle forze dell'ordine italiane.