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L’avvocato di Corona: “Trasferito come il peggior criminale, andrà a morire”

Fabrizio Corona attorno alle 22.45 di ieri sera è stato trasferito dall’ospedale Niguarda di Milano, dove era ricoverato nel reparto di Psichiatria, al carcere di Monza. “Lo hanno portato via otto agenti. Troppi per un uomo solo, come se fosse il peggior criminale. Lui non si ferma, lui andrà a morire”, spiega tutti i dettagli lo storico legale difensore Ivano Chiesa.
A cura di Giorgia Venturini
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"È stato portato via dall'ospedale da otto poliziotti alle 22.45 di ieri sera, dopo essere stato svegliato. Troppo esagerato, come se Fabrizio fosse un uomo pericoloso. Lui non si ferma, lui andrà a morirà". Lo riferisce l'avvocato Ivano Chiesa, storico legale dell'ex paparazzo, qualche ora dopo il trasferimento di Corona dall'ospedale Niguarda di Milano al carcere di Monza. Già questa mattina il legale aveva detto: "In 35 anni di carriera è la prima volta che mi capita di assistere ad un trasferimento da un ospedale a un carcere di un detenuto in notturna". L'avvocato vede Corona sia ieri sera che stamattina: "Sta molto male, fa fatica a reggersi in piedi. Eppure hanno richiesto otto agenti per prelevarlo dall'ospedale, che si sono presentati con il foglio di dimissioni, per portare via Corona. Mi è sembrata l'ennesima esposizione di forza dello Stato, eppure pensavo di vivere in Italia". Il legale Chiesa ha specificato poi che per Corona si è già mosso il garante dei detenuti e che è già stato stato depositato il ricorso in Cassazione: "Ora voglio parlare con la ministra Cartabia. Questo non è solo un problema giuridico, quanti Fabrizio Corona ci sono in cella senza che il Tribunale ha preso in considerazione il parere degli esperti per quanto riguardano le condizioni di salute?".

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Per mamma Gabriella Fabrizio andrà a morire: "Lei è distrutta. Anche io sono preoccupato – conclude l'avvocato Chiesa -. Lui andrà a morire, vive tutto questo come la più grande ingiustizia che ha subito. La prima volta che gli erano stati revocati i domiciliari si era presentato in carcere con le sue gambe perché sa che aveva sbagliato. Ma questa volta non ha violato nessuna regola, ha semplicemente fatto il suo lavoro".

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La lettera di Corona: Pronto a morire per i miei diritti

Il trasferimento nella casa circondariale arriva 24 ore dopo la lettera di Fabrizio Corona letta in diretta tv da Massimo Giletti al programma "Non è l'arena". "Sono pronto a morire per i miei diritti. Nulla era premeditato", ha scritto Fabrizio Corona. L'ex paparazzo aveva scrive dal reparto di Psichiatria dell'ospedale Niguarda di Milano dove è stato ricoverato per una decina di giorni dopo che si è ferito a un braccio appena saputo della revoca dei domiciliari decisa dal Tribunale di Sorveglianza e dopo aver postato un video in cui si rivolgeva ai magistrati con parole pesanti, tanto che il procuratore generale ha fatto scattare una querela. "Massimo devi sapere – Corona si rivolge al conduttore – quando mi sono tagliato il braccio non ho provato dolore, neanche quando ho rotto il vetro dell'ambulanza. Le braccia insanguinate, non avevo dolore e paura. Non mi interessava il rischio della morte". Da allora Corona ha iniziato con lo sciopero della fame: in ospedale beveva solo acqua e caffè d'orzo.

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