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L’avvocato di Alessia Pifferi a Fanpage: “Per lei la piccola Diana aveva i suoi stessi bisogni”

L’avvocata Pontenani difende Alessia Pifferi a processo per la morte della figlia. Dopo l’interrogatorio della sua assistita, spiega a Fanpage.it: “Si è capito chiaramente che lei è sempre stata con qualcuno: prima col papà e con la mamma, poi col marito, poi di nuovo con la mamma, poi col compagno. Nel momento in cui è rimasta sola non è più riuscita a gestire la situazione ed è successo quello che è successo. Lei non è in grado di stare da sola”.
Intervista a Alessia Pontenani
L'avvocata che difende Alessia Pifferi
A cura di Redazione Milano
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Alessia Pifferi in Tribunale durante l'udienza del 19 settembre
Alessia Pifferi in Tribunale durante l'udienza del 19 settembre
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Oggi martedì 19 settembre si è tenuta l'udienza in Corte d'Assise a Milano in cui è stata sentita anche Alessia Pifferi, in carcere dal luglio del 2022 quando è stata accusata di aver abbandonato la figlia Diana di 18 mesi a casa da sola per sei giorni procurandole la morte per stenti.

Alessia Pifferi si era assentata dalla sua casa di Milano per alcuni giorni per raggiungere il compagno a Leffe, in provincia di Bergamo. Aveva lasciato a casa la piccola con un biberon per sei giorni: "Pensavo bastasse", ha spiegato in aula. Quando è torna dopo sei giorni l'ha trovata morta: "Ho provato a rianimarla, ma nulla". Poi nel panico ha chiamato la vicina di casa. A spiegare a Fanpage.it l'interrogatorio di Alessia Pifferi è stata l'avvocata che l'assiste, Alessia Pontenani.

Com'è andata l'udienza di oggi?

Secondo me molto bene, perché finalmente la signora Pifferi ha parlato e si è capito che lei ha qualche problema.

Come sta Alessia Pifferi?

Come ha detto anche lo psichiatra, il dottor Marco Garbarini, Pifferi in carcere sta bene, anche perché è in una situazione protetta. Lei ha bisogno di essere seguita, in carcere a seguirla ci sono le psicologhe, che la vedono tutte le settimane da quando è stata arrestata. Sta bene ma ovviamente non può uscire dalla sua cella – o dalla sua ‘camera' come dice lei – perché le altre detenute la picchiano. Abbiamo dei seri problemi di convivenza. A parte questo sta bene. Non può stare da sola. È brutto da dire ma in carcere sta meglio forse di come stava quando era a casa da sola.

Da tempo lei sostiene che la questione psichiatrica andrebbe approfondita. In che modo?

Oggi è stato sentito il nostro consulente, il dottor Marco Garbarini, che le ha somministrato degli altri test: le macchie di Rorschach e un test Tat, in cui si fanno vedere delle immagini al paziente e lui deve raccontare una storia. In base a questi esami, Garbarini, coadiuvato dalla dottoressa Quadri, ha confermato il deficit intellettivo, nel senso che lei ha proprio un ritardo mentale. Inoltre oggi sono venute fuori altre due cose interessanti: Alessia ha difficoltà di identificazione e di percezione del tempo. Ogni tanto, infatti, ha dei lapsus e ne ha avuto uno anche oggi durante l'interrogatorio con il pm Francesco De Tommasi.

Per esempio?

Lei si identifica con la bambina. Quindi, come hanno spiegato alla corte anche i periti, soddisfava i suoi bisogni e pensava cosi di aver soddisfatto anche quelli di Diana. Per questo non è in grado di percepire il dolore, la sofferenza o il pianto. Perché se lei stava bene, riteneva che anche la piccola stesse bene, come se fossero la stessa cosa. Alessia non era in grado di percepire i bisogni o la sofferenza della bambina, è brutto da dire ma è così.

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Cosa vuol dire che ha problemi con la percezione del tempo?

A causa del suo ritardo cognitivo, Alessia ha problemi a comprendere lo svilupparsi del tempo. Vede tutto come se fosse un'immagine, una fotografia, ma non capisce che il tempo passa e che a seconda del tempo che passa ci possono essere conseguenze. Quando oggi diceva "io pensavo che bastasse il biberon", pensava veramente che fosse così.

Farla parlare in prima persona in aula e farla ammettere di avere lasciato la bimba altre volte da sola a casa non peggiora la sua posizione? 

L'aveva già detto, perché lei è sincera. Noi lo sapevamo già e anche la Corte, il pm. Lei lo faceva perché non pensava fosse un problema. Nel momento in cui una persona non si rende conto di quello che può accadere, perché non ne ha le facoltà intellettive (lei ha 40 di quoziente intellettivo, tanto che in carcere le hanno fatto la domanda affinché le sia riconosciuto il 100 per cento di invalidità), è grave.

Oggi si è capito chiaramente che lei è sempre stata con qualcuno: prima col papà e con la mamma, poi col marito, poi di nuovo con la mamma, poi col compagno. Nel momento in cui è rimasta sola non è più riuscita a gestire la situazione, ed è successo quello che è successo. Lei non è in grado di stare da sola.

Pifferi ha detto di essere forzata a parlare o a dire delle cose, è vero?

Ci sono dei libri su come condurre un interrogatorio con una persona che ha un disturbo mentale. Un'altra caratteristica del disturbo mentale è facilmente suggestionabile. Se le chiedi tre volte se ha mangiato la pizza, alla terza volta ti dirà che la ha mangiata. Lei ha dato risposte che non è assolutamente in grado di dare.

Ad esempio, quando Alessia ha detto al pm "la bambina è morta per disidratazione" non può averlo detto lei perché non è in grado di dirlo. Oggi Garbarini e prima il genetista hanno parlato per circa due ore. Finita l'udienza, lei mi ha guardato e mi ha detto "non ho capito niente di quello che hanno detto". Io le ho risposto che era normale, perché erano cose tecniche. Figuratevi se lei ha potuto dire che la figlia è morta per disidratazione.

Cosa capisce di quello che succede in aula? 

Se glielo spiego con concetti e parole semplici, allora capisce. Capisce che c'è un processo, che ci sono i giudici. Però tutto il resto assolutamente non le capisce.

E di quello che è accaduto alla figlia? 

Quello sì. Ma solo dopo che ha fatto gli incontri con le psicologhe. Adesso ha capito che un biberon non basta, ha capito che un bambino deve mangiare di più. Lei non lo sapeva. Oggi è emerso che la madre di Alessia chiamava la figlia per assicurarsi che Diana mangiasse. Quale madre chiama durante i pasti per assicurarsi che la nipote mangi? Nessuna. Questo potrebbe voler dire che anche la madre avesse il sospetto che la piccola non mangiasse abbastanza.

In aula Alessia Pifferi ha menzionato più volte il compagno: secondo lei l'uomo ha qualche responsabilità?

Nessuna. Lui non ha capito. Era convinto che lei facesse la neuropsichiatra infantile.

Però Alessia Pifferi lo ha quasi accusato in aula…

No, lei ha detto che lui non voleva la bambina perché non era figlia sua. Che non ha voluto riconoscerla in ospedale. Ha detto che lui la trattava male. Ma bisogna capire cosa vuol dire per lei essere trattata male. Certo è che la piccola quando in casa c'erano entrambi non dormiva nella loro stessa camera.

Alessia Pifferi ha dichiarato che si prostituiva: è vero?

Lei ha dichiarato che lo ha fatto solo ed esclusivamente per prendere la limousine per il suo compagno, perché sperava così che quella volta l'avrebbe sposata. Poverina.

Gli uomini che sono stati con lei sono stati ascoltati? 

Non che io sappia. L'unico che la Procura ha indagato è il vicino di casa che abitava al piano di sotto, perché sembrerebbe che le recuperasse i clienti.

Inoltre, l'imputata ha dichiarato che non sapeva di essere incinta di Diana.

Non lo sapeva, tanto è vero che ha continuato ad avere rapporti sessuali con il compagno pur credendo che facessero male al feto. Se avesse saputo di essere incinta non avrebbe quindi continuato ad avere rapporti. Inoltre Alessia Pifferi non era ingrassata più di tanto e anche il suo compagno ha dichiarato di non essersene accorto.

Intervista realizzata da Sara Tirrito e Giorgia Venturini.

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