L’avvocato con dislessia che aiuta i giovani con Dsa: “Il mondo del lavoro sia più inclusivo”
"Ho scoperto della mia dislessia a 26 anni qualche giorno prima della mia laurea. Prima di allora, non sapevo di avere questo disturbo specifico dell'apprendimento. Io mi sono diplomato nel 2005, in un periodo nel quale la dislessia non era ancora così conosciuta": a dirlo a Fanpage.it è l'avvocato Antonio Caterino, originario di Perugia, che oggi ha 34 anni e lavora in uno dei più grandi studi legali d'Italia. Quasi nove anni fa, il 34enne scopre di avere di tutti e quattro i disturbi specifici dell'apprendimento (Dsa).
In Italia oltre due milioni hanno un disturbo specifico dell'apprendimento
Da quando ha ricevuto la diagnosi di Dsa, l'avvocato Caterino non ha mai smesso di battersi per i diritti di chi come lui ha un disturbo specifico dell'apprendimento. In Italia infatti si stima che mediamente su 60 milioni di persone, oltre due milioni abbiano un Dsa. Un numero elevato e per i quali esistono però delle lacune normative, sociali e culturali. Soprattutto nel mondo del lavoro, coloro che hanno un disturbo specifico dell'apprendimento rischiano di essere esclusi e non inseriti: "Oggi ci sono dodicimila persone con Dsa che si affacciano al mercato del lavoro – spiega ancora a Fanpage.it – è che non riescono ad arrivare nemmeno ai colloqui nonostante tutti i loro sforzi. Purtroppo ancora oggi molte aziende valutano un candidato in base a dei parametri (voto di laurea, tempo impiegato per conseguire titolo, conoscenza di lingue straniere) che spesso non tengono conto delle difficoltà di chi ha un Dsa e portano molti a tacere circa il loro disturbo".
Ordine Avvocati Milano e Corte d'Appello siglano accordo
Una "lesione delle pari opportunità" che si riflette non solo nei colloqui di lavoro, ma anche nei concorsi pubblici o negli esami abilitanti alla professione: "Attualmente le misure compensative sono previste nella legge 170 del 2010, una legge grandiosa che ha risolto il tema dei Dsa a scuola e nelle università, ma che non prevede un'applicazione nei concorsi pubblici o negli esami abilitanti alla professione. Questa è una lesione delle pari opportunità ed è per questo motivo che l'Ordine degli avvocati e la Corte d'Appello ha deciso di siglare un accordo che istituzionalizza le misure compensative qualora fossero presenti persone con Dsa". Le misure compensative mettono i candidati con Dsa nella condizione di svolgere un concorso pubblico o un esame di abilitazione godendo in astratto delle stesse chance di successo di chi non ha un Dsa: si tratta di sostituire le prove scritte con un colloquio orale, di utilizzare strumenti per le difficoltà di lettura, di scrittura e di calcolo, e di avere tempo in più per poter eseguire le prove. Gli obiettivi dell'ordine di Milano sono: di estendere l’applicazione del Protocollo ad altri distretti di Corte d’Appello, anche grazie all’intervento del Consiglio Nazionale Forense e del Ministero della Giustizia.
Tra coloro che hanno potuto usufruire delle misure compensative, prima che il protocollo venisse siglato, c'è proprio l'avvocato Caterino: "Io ho sostenuto l'esame avvalendomi di questi strumenti che si sono rivelati determinanti ai fini del successo nelle prove. Solo così ho potuto godere delle stesse chance dei miei colleghi. Ho avuto sia la possibilità di avvalermi di un incaricato a cui fosse affidata la lettura dei passi del codice commentato e sia di usufruire di tempo aggiuntivo, come accade nel caso di studenti con Dsa".
Il disegno di legge Rossamando in Senato
Dopo l'esame di stato, aver conseguito il titolo, l'avvocato ha iniziato a lavorare per lo studio legale Lca che fin dall'inizio lo ha supportato in questa sua battaglia: "Nello studio in cui lavoro abbiamo deciso di cambiare le regole di recruiting. Se ci arriva il curriculum di un candidato con Dsa, che magari non si è laureato nei tempi stabiliti o con il massimo dei voti o non ha certificati che attestano la conoscenza di una lingua straniera, lo convochiamo comunque. Il curriculum di un candidato con Dsa non riuscirà mai a esprimere in modo autentico le capacità e l'intelligenza di quella persona e quindi il rischio che affidare la valutazione di quel profilo soltanto al cv sarebbe pregiudizievole". A sostenere la battaglia di Caterino c'è anche la vicepresidente del Senato Anna Rossomando, firmataria del ddl Rossamando che è attualmente depositato in Senato e che in casa di sua approvazione supererà tutte le lacune normative della legge 170: "Il mio personale appello è dunque rivolto al Parlamento, il quale se approverà il ddl potremo finalmente sconfiggere queste diseguaglianze".