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L’avvocata di Alessia Pifferi chiede una nuova perizia psichiatrica: “Non voleva uccidere la figlia”

L’avvocata di Alessia Pifferi, la donna in carcere con un’accusa di primo grado all’ergastolo per aver abbandonato per giorni a casa da sola la figlia di 18 mesi procurandone la morte per stenti, ha depositato ricorso in Appello.
A cura di Giorgia Venturini
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Ha fatto ricorso in Corte d'Assise d'Appello l'avvocata di Alessia Pifferi, la donna in carcere con un'accusa di primo grado all'ergastolo perché ritenuta responsabile di aver abbandonato per giorni a casa da sola la figlia di 18 mesi procurandone la morte per stenti. Il legale difensore Alessia Pontenani ha chiesto l'annullamento delle sentenza e che venga fatta nei confronti dell'assistita una seconda perizia psichiatrica per valutarne un possibile ritardo cognitivo: la difesa continua dunque a puntare su un eventuale vizio di mente e l'incapacità di intendere e volere. L'obiettivo del ricorso è anche quello di "esaminare carte acquisite e non esaminate" sulle condizioni di salute di Alessia Pifferi, come precisa l'avvocata. Per la difesa infatti l'imputata "non voleva uccidere la bimba, non era consapevole del rischio, l'aveva già lasciata sola altre volte e non capiva le conseguenze". Cosa che invece ha riconosciuto l'accusa e i giudici della Corte d'Assise.

Cosa rivela la prima perizia psichiatrica su Alessia Pifferi

Una perizia psichiatrica super partes è stata già eseguita durante il dibattimento in primo grado. Allora i medici incaricati avevano ritenuto Alessia Pifferi capace di intendere e volere. La 39enne è stata animata da un "futile ed egoistico movente", ovvero "regalarsi un proprio spazio di autonomia", "un lungo fine-settimana con il proprio compagno" venendo meno "al prioritario diritto/dovere di accudire la figlioletta".

Stando allo psichiatra Elvezio Pirfo, Alessia Pifferi "ha vissuto il proprio contesto familiare e sociale di appartenenza come affettivamente deprivante". Questo l'avrebbe portata ad avere "una visione del mondo e uno stile di vita caratterizzati da un’immagine di sé come ragazza e poi donna dipendente dagli altri (e in particolare dagli uomini) per condurre la propria esistenza". Da qui poi la decisione dei giudici di emettere una sentenza di condanna all'ergastolo.

Le dichiarazioni di Alessia Pifferi durante un'udienza

Alssia Pifferi prima della requisitoria del pubblico ministero Francesco De Tommasi aveva deciso di fare dichiarazioni spontanee: "Non è facile parlare qui oggi perché è una cosa dolorosa. Io sto già pagando il mio ergastolo per aver perso la mia bambina, comunque sia io quando sono stata tolta da scuola avrei voluto continuare gli studi ma mi è stato impedito. Voglio ribadire davanti a tutta Italia che io non ho mai pensato, mai premeditato, che potesse accadere una cosa così orribile a mia figlia. Non mi è mai balzato per la testa di ammazzare mia figlia, assolutamente signor giudice".

"In carcere purtroppo la situazione non è delle migliori perché sono stata anche picchiata dalle detenute dentro San Vittore e messa in isolamento protettivo. Quando devo uscire dalla cella per chiamare per qualsiasi motivo prima devono chiudere le altre detenute e poi forse mi fanno uscire dalla cella, anche solo per andare dall'infermiera o dalla dottoressa. Mi capita di sentire la notte le detenute che urlano dalle finestre ‘mostro, assassina, devi morire'".

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