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L’avvocata del 18enne morto carbonizzato in carcere: “Era stato in un campo di concentramento in Libia”

L’avvocata che difendeva il 18enne morto carbonizzato in carcere a Milano aveva ottenuto la fissazione urgente dell’udienza per la prossima settimana.
A cura di Giorgia Venturini
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(immagine di repertorio)
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Joussef Moktar Lota Baron è il ragazzo 18enne morto al carcere di San Vittore a Milano avvolto dalla fiamme. Qui ci era entrato dopo essere stato ritenuto responsabile dello scippo di una collanina a una signora davanti alla Stazione Centrale. Era in attesa di processo. Non era la prima volta che si trovava davanti a un giudice: sempre per rapina si era occupato il Tribunale dei Minori ma in più volte era stato riconosciuto il totale vizio di mente e questa perizia lo rendeva inconciliabile con la vita del carcere. Da allora era finito in cinque diverse comunità. L’avvocata che lo difendeva Monica Bonessa aveva ottenuto la fissazione urgente dell’udienza per la prossima settimana. Questo vuol dire che settimana prossima Joussef Moktar Lota Baron poteva avrebbe potuto uscire dal carcere.

La tragedia è avvenuta a mezzanotte di giovedì: Joussef si trovava nel bagno della cella e ha dato fuoco a un materasso. Il compagno di cella ha subito gridato richiamando l'attenzione degli agenti della polizia penitenziaria. Gli agenti sono subito riusciti a mettere in salvo il compagno di cell ma per Joussef era ormai troppo tardi: purtroppo è rimasto intrappolato e quando gli agenti hanno spento le fiamme con gli estintori purtroppo non c'è stato più nulla da fare. Ora i famigliari della vittima si chiedono come ha fatto ad avere un accendino in mano in cella.

La storia di Baron è la storia di un ragazzo che per miracolo era arrivato in Italia. La sua avvocata difensore a La Repubblica aveva precisato: "Era arrivato dall’Egitto passando per un campo di concentramento in Libia, a 15 anni lo avevano trovato legato mani e piedi nel bagno del barcone. Dalle comunità scappava e viveva in strada, aveva reazioni violente per i suoi traumi pregressi, e non sapeva nè leggere nè scrivere. Una volta lo avevano accoltellato".

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