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Lavoratori trattati come schiavi: chiesto il processo per il fondatore della startup StraBerry

La Procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio per Guglielmo Stagno d’Alcontres, fondatore della start up StraBerry, al centro di un’inchiesta per sfruttamento del lavoro. La richiesta di processo riguarda anche altre tre persone, tra cui la madre del giovane imprenditore. L’azienda è inoltre tornata sotto sequestro nelle scorse settimane.
A cura di Redazione Milano
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La Procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio per caporalato su oltre 70 lavoratori per Guglielmo Stagno d'Alcontres. Il 33enne siciliano è il fondatore di Straberry, la start up con i terreni a Cascina Pirola, a Cassina De' Pecchi, a pochi chilometri da Milano, che coltivava more e fragole che venivano poi vendute nelle strade del capoluogo lombardo su degli Apecar. La richiesta di processo, come riporta l'Ansa, è firmata dal pubblico ministero Grazia Colacicco, e riguarda anche altre tre persone, tra cui la madre del giovane imprenditore, e in più, per la responsabilità amministrativa degli enti, anche la Società agricola Cascina Pirola srl.

Dalla fondazione start up al sequestro

L'azienda era stata sequestrata nell'agosto 2020 e il reato contestato al centro dell'inchiesta è quello di sfruttamento del lavoro. Secondo l'imputazione, l'imprenditore, sua madre e altri due imputati, avrebbero approfittato dell'indigenza dei braccianti stranieri per pagarli pochi euro all'ora per lavorare nei campi, in condizioni precarie, senza servizi igienici, sottoponendoli a metodi di sorveglianza che comprendevano anche diversi insulti. Secondo le intercettazioni l'imprenditore avrebbe dichiarato al telefono: "Con loro devi lavorare in maniera tribale".

Fanpage aveva raccolto la testimonianza di un ex venditore di StraBerry: "Non dimentico quando mi urlò in faccia perché mi presentai con cinque minuti di ritardo sul luogo di lavoro, nonostante il mio ritardo fosse dovuto ad un bisogno fisiologico – aveva detto – Non dimentico i suoi messaggi vessatori e soprattutto le minacce di licenziamento". Oltre alle condizioni di lavoro descritte, i lavoratori sarebbero stati costretti a raccogliere almeno una trentina di cassette di fragole al giorno, altrimenti non sarebbero stati più "richiamati". L'azienda è tornata sotto sequestro nelle scorse settimane.

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