Lavora per 5 anni in due Comuni senza autorizzazione, licenziata e condannata al risarcimento dello stipendio
Una dipendente di un Comune nel Cremasco è stata condannata a risarcire come danno erariale gli oltre 66mila euro che ha ricevuto nei cinque anni in cui ha lavorato senza regolare autorizzazione anche per un'altra amministrazione comunale. Scoperto il doppio lavoro, il Municipio ha anche licenziato la donna "per giusta causa".
Il doppio lavoro dell'impiegata
Secondo quanto è stato ricostruito dalle indagini, la donna era responsabile del servizio finanziario e ufficio di ragioneria in un Comune lombardo. Durante lo svolgimento delle sue mansioni, era venuta a conoscenza del fatto che un altro Municipio stava cercando un'impiegata part time che avrebbe dovuto avere il suo stesso profilo.
Così, la dirigente decise di firmarsi da sola l'autorizzazione a prestare la propria collaborazione senza dire nulla al Comune in cui era assunta. La donna avrebbe svolto, quindi, due lavori dal 2014 al 2019, cioè fino a quando nel primo Municipio qualcuno ha scoperto il doppio impiego e ha fatto presente che l'autorizzazione non era regolare.
Il licenziamento "per giusta causa" e la condanna
Al termine di una breve indagine amministrativa interna, il Comune in cui lavorava regolarmente ha licenziato la donna nel giugno del 2019 "per giusta causa" con risoluzione del rapporto di lavoro fissata al 12 novembre 2019.
La donna, sostenendo di aver agito in modo corretto, ha presentato ricorso per questa decisione, ma la Corte dei Conti ha infine dato ragione al Municipio cremasco convalidando il licenziamento e condannando l'ormai ex dipendente a restituire i 66.592 euro percepiti in modo non regolare come danno erariale e a rifondere anche alle spese legali.