L’autopsia non basta: per chiudere le indagini sulla morte di Laura Ziliani serviranno ancora mesi
La relazione definitiva dell'autopsia sul corpo di Laura Ziliani, l'ex vigilessa di Temù trovata morta l'8 agosto dopo tre mesi di ricerche, è un passo avanti per le indagini condotte dal pubblico ministero Caty Bressanelli e dai carabinieri, ma per consegnare al giudice per le indagini preliminari una richiesta di archiviazione o di rinvio a giudizio saranno necessari altri mesi. La chiusura delle indagini è ancora infatti lontana, come hanno confermato i carabinieri di Brescia a Fanpage.it precisando che sono ancora in corso accertamenti che richiedono altri mesi. Restano tre al momento gli indagati in carcere con l'accusa di omicidio e di occultamento di cadavere: sono le due figlie Silvia e Paola Zani e il fidanzato della maggiore, ma anche amante della minore, Mirto Milani.
Come è stata uccisa Laura Ziliani
Secondo la relazione definitiva del professore Andrea Verzeletti, direttore di Medicina legale degli Spedali Civili di Brescia, la Ziliani sarebbe stata soffocata e poi seppellita. Nel dettaglio sarebbe prima stata narcotizzata con dei farmaci e poi soffocata: non ci sarebbero particolari segni di violenza dal momento che prima era stata stordita dai farmaci. Le dosi hanno fatto in modo che la donna non poteva reagire ma non erano state comunque sufficienti per provocare la morte. E ancora: da ulteriori analisi è emerso che il cadavere, quando è stato ritrovato, era in buone condizioni a parte il viso irriconoscibile. Per questo l'ipotesi più credibile è che il corpo fosse stato seppellito. Dove e per quanto tempo ancora non si sa, è uno infatti dei punti rimasti oscuri sull'accaduto. Perché di sicuro il corpo non è stato per tre mesi nel luogo dove è stato ritrovato.
Nessuno dei tre indagati ha confessato
Stando a quanto riporta l'ordinanza di custodia cautelare in carcere, i tre indagati durante i tre mesi avrebbero cercato di depistare le indagini facendo trovare gli indumenti della Ziliani in diversi punti del paese di Temù. I tre si trovano ora in carcere e durante gli interrogatori si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Secondo l'accusa avrebbero architettato il piano per impossessarsi dell'eredità della madre, dal momento che era proprietaria di più appartamenti in zona. Saranno ora le indagini che andranno avanti ancora per alcuni mesi a svelare tutti i particolari dell'omicidio in attesa dell'inizio di un eventuale processo.