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Giacomo Sartori, 30enne scomparso a Milano

L’auto davanti a un agriturismo e lo zaino rubato: cosa si sa sulla scomparsa di Giacomo Sartori

Dall’auto trovata davanti a un agriturismo nel Pavese allo zaino sparito a Milano. E ancora: le celle del telefono agganciate sabato mattina, segno che fino ad allora era vivo, e la carta di credito non bloccata. Sono solo alcuni dei misteri su cui si concentrano le indagini dei carabinieri per ritrovare Giacomo Sartori, il 30enne scomparso dal nulla da venerdì sera.
A cura di Giorgia Venturini
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Lo si cerca dalla notte di venerdì e sabato sera Giacomo Sartori, il tecnico informatico di 30 anni scomparso nel nulla dopo che in un'enoteca in Porta Venezia a Milano gli hanno rubato lo zaino con portafoglio e cellulare. Da qui partono le indagini dei carabinieri che stanno cercando di ricostruire i suoi spostamenti. "Pareva scosso per quello che gli è accaduto", spiega il fratello che mai avrebbe comunque immaginato di non sentire più Giacomo dopo quella chiamata di venerdì sera. Poi il silenzio. Le telecamere delle città lo riprendono per l'ultima volta a Milano in viale Vittorio Veneto: dalle immagini si intuisce solo che aveva la camicia bianca, i pantaloni beige e le scarpe marroni.

L'auto ritrovata davanti un agriturismo

La svolta nelle indagini arriva nel pomeriggio di ieri mercoledì 22 settembre quando i carabinieri hanno ritrovato l'auto di Sartori davanti a un corso d'acqua e a pochi passi da un agriturismo tra Casorate Primo e Motta Visconti, confine tra le province di Pavia e Milano. Come riporta il Corriere della Sera, a ritrovare l'auto è stato un contadino della zona: l'auto è chiusa a chiave e non risultano particolari elementi riconducibili a Giacomo. In auto i carabinieri hanno trovato le ricevute dell'autostrada non pagate dal momento che gli era stato rubato il portafoglio qualche ora prima. Alla famiglia però non risulta invece bloccata la carta di credito. Altro particolare che insospettisce.

Giacomo forse ha seguito il segnale del suo computer rubato

Di lui però nessuna traccia: lo si cerca anche lungo il fiume Ticino, dove sfocerebbe quel piccolo canale. Certo, come spiegano i famigliari, è che il 30enne, con una laurea triennale in management aziendale e un lavoro in una società di software alle porte di Milano, non ha mai frequentato quelle zone. "Era stato a Pavia – spiega il fratello al Corriere – in bicicletta insieme a un amico. Erano andati alla Certosa, tutt'altra strada". Tra le ipotesi quella che Giacomo ha seguito il segnale del pc grazie all'app di un tracciamento: segnale che forse lo ha portato in quelle zone. Ma Giacomo non era il ragazzo che si allontanava così facilmente: "Solo una volta dopo una delusione d'amore ha fatto il bagno nel Piave".

Il mistero delle celle del telefono

Oltre al giallo dell'auto trovata chiusa a chiave e dello zaino rubato, si aggiunge anche quello delle due celle telefoniche agganciate tra venerdì sera e sabato mattina: una cella aggancia il suo telefono, ora risulta spento, già a Casorate Primo attorno alle 2.30 di sabato notte e un'altra sabato mattina poco dopo le 7 a Motta Visconti, pochi metri più in là. Per questo gli inquirenti sospettano che sabato mattina Giacomo fosse vivo. Poi di nuovo il silenzio.

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