L’autista dell’auto fermata dalla polizia: “Il mitra gettato dal finestrino è mio, stavamo festeggiando”
"Era mio la mitragliatrice Uzi". Parla l'uomo di 31 anni alla guida dell'auto bloccata dalla polizia la sera del 31 gennaio: quello stesso uomo che al posto però di fermarsi all'alt della volante ha schiacciato sull'acceleratore e ha dato il via a un lungo inseguimento. Tra piazzale Segesta e via Paravia a Milano una delle persone sull'auto ha gettato a terra una mitragliatrice Uzi ancora carica. Pochi minuti dopo l'auto è stata fermata: a bordo c'erano cinque uomini, tutti arrestati. L'accusa è di detenzione di armi da guerra e resistenza a pubblico ufficiale. Ora uno dei cinque davanti al giudice per le indagini preliminari Stefania Donadeo ha ricostruito la sua versione dei fatti.
La versione dell'uomo alla guida
Uno degli uomini – come riporta Il Corriere della Sera – ha ammesso di essere il proprietario della mitraglietta Uzi: al giudice ha spiegato di averlo acquistato al "bar Corvetto". Ha inoltre precisato che è ripartito e non si è fermato perché spaventato dei colpi sparati dagli agenti. Precisando che da parte sua non c'era nessuna volontà di sottrarsi alle forze dell'ordine. Secondo il racconto del 31enne proprietario e conducente dell'auto, difeso dall'avvocata Anna Molinari, il gruppo di amici era uscito per festeggiare il compleanno del 31enne in un bar a San Siro. L'arma si trovava sotto il sedile, prima di essere afferrata dal 31enne e gettata in strada durante l'inseguimento. Una versione che però non convince gli inquirenti dal momento che sembrerebbe poco probabile che l'uomo, durante l'inseguimento, sarebbe riuscito a prendere l'arma, svitare il silenziatore e prendere anche alcuni proiettili. Tutto gettato fuori dal finestrino e senza finire fuori strada. Tra le piste e i sospetti della Procura, anche quello che l'arma potesse essere stata utilizzata per un'agguato.
Tra gli amici un uomo vicino alla ‘ndrangheta
Per ora certo è che tra i cinque a bordo c'è anche un 39enne di Corsico: l'uomo è già noto alle forze dell'ordine e ha alle spalle una condanna in primo grado a otto anni e dieci mesi di carcere nell'ambito di un'operazione antidroga del 2018, "Quadrato". È ritenuto vicino alla cosca di ‘ndrangheta Barbaro-Papalia di Buccinasco, una delle famiglie mafiose più potenti in Lombardia: e si trovava in libertà, ma con obbligo di firma, in attesa del pronunciamento della Cassazione. Ora in carcere con il resto dei suoi amici.