L’associazione che aiuta i senzatetto: “A Milano mancano i bagni chimici, il Comune si attivi”
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Trovare lavoro è difficile per tutti, ancora di più per chi non ha un tetto sopra la propria testa. Ma il lavoro è forse solo l'ultimo dei problemi per molti dei clochard che vivono per strada a Milano e che, se decidono per svariati motivi di non rivolgersi alle strutture comunali, spesso non sanno neanche dove lavarsi o fare i propri bisogni. Su questo specifico tema, che può sembrare marginale per chi non lo ha mai sperimentato ma attiene alla dignità dell'individuo, dal 2013 si batte l'associazione Pro Tetto. A piedi o con un furgone, volontari di qualsiasi età si spostano in tutte le zone critiche di Milano. Dal Centro fino ad arrivare a Lambrate, passando per le stazioni Centrale, Garibaldi e Cadorna.
"A me non interessa chi deve mettere i bagni chimici – spiega a Fanpage.it Fernando Barone, fondatore dell’associazione – Destra o sinistra non importa. L’importante è che lo facciano. Nell’ultimo mese si sono avvicinati i politici perché ci sono le votazioni. Vengono a fare le foto dicendo di essere sensibili alla questione dei senzatetto. Ora. E i mesi prima? E gli anni prima?”. La crisi generata dalla pandemia ha avuto conseguenze dirette sul numero di persone che si sono rivolte all’associazione: "Sono aumentate. Almeno del 20 per cento rispetto l’anno scorso nello stesso periodo. Tanti hanno perso il lavoro, la casa e la famiglia. Tanti si nascondono perché hanno paura di farsi vedere dai figli o dai genitori. Vengono anche da altre regioni – prosegue Barone – Hanno dai 30 ai 60 anni. Alcuni vivono in una cantina e vengono da noi solo per il pasto. Sono diminuiti gli stranieri e sono aumentati gli italiani. Il lavoro è difficile trovarlo per tutti, figuriamoci per loro. Come si può trovare lavoro se odori di urina e non hai un bagno per farti una doccia?".
Anche se i bar hanno riaperto, per entrare in bagno devi consumare. Per farlo, occorrono i soldi. E nel caso qualcuno potesse permetterselo, non sempre i baristi sono disponibili a far entrare qualcuno che indossa vestiti sporchi ed è maleodorante. Ma c’è un altro problema: il green pass. "La metà delle persone che vengono da noi non è vaccinata – dice Barone -. Il Qr code, invece, non ce l’ha praticamente quasi nessuno. Molti non hanno il telefono. Altri hanno ancora un modello vecchio. C’è chi non ha la tessera sanitaria e quindi non riesce a scaricarlo. In ogni caso quando i locali chiudono, come fanno i senzatetto ad andare in bagno? Quello educato fa i bisogni in un sacchetto, quello meno educato in mezzo alla strada".
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Barone da anni si batte con la sua associazione per aiutare persone che per qualsiasi motivo vivono in uno stato di grande precarietà. Per il fondatore di Pro Tetto i senzatetto non dovrebbero esserci, eppure sono lì, sotto i portici delle grandi città, nelle stazioni, sulle panchine. "Se vieni alle 10 di sera vedi persone che dormono per terra. Distendono i loro cartoni, il sacco a pelo e dormono. Può essere così? Non c’è differenza tra italiani e stranieri. Non è importante questo. In inverno c’è chi muore in mezzo alla strada". Tra tanta disperazione, ogni tanto capita di assistere anche a qualche storia positiva, che è di stimolo per continuare a impegnarsi: "Ad aprile dell’anno scorso un uomo si è rivolto a noi. Era a terra. Piano piano si è dato da fare. A novembre è andato in un ostello che mettiamo a disposizione per l’inverno e ha iniziato a lavarsi – racconta Barone -. Si faceva la doccia, dormiva in un letto caldo. E questo gli ha ridato la voglia di ricominciare. Ha trovato un lavoro e una sistemazione. In questo modo può continuare da solo senza chiedere più aiuto".