Milano, organizza un festino clandestino con droga e alcol: arrestato un dj 23enne
Non solo ha affittato un locale e organizzato una festa con 12 persone senza curarsi delle disposizioni anti contagio, tra cui il coprifuoco dopo le 22, ma ha anche offerto ai suoi ospiti alcol e droga. È successo la notte tra sabato 9 e domenica 10 gennaio in un loft in via Oslavia a Milano, in zona Lambrate, adibito a studio di registrazione e improvvisato locale per una festa. Stando alle prime informazioni, durante la perquisizione all'interno dell'appartamento sono stati trovati 11 involucri di droga, di cui 5 grammi di ketamina, uno di mdma, 3 di hashish e 2 di marijuana. E ancora: superalcolici, bombolette di gas elio e più di mille euro in contatti.
L'organizzatore è un dj-pusher di 23 anni
Ad allertare la polizia è stata una chiamata attorno alle 4.20 di domenica mattina. Una volta giunti sul posto, gli agenti hanno sentito un forte odore di marijuana già a qualche metro dal loft. All'interno invece hanno trovato ragazzi e ragazze che ballavano attorno a una consolle posizionata nel centro della sala e a un tavolino con tutte le sostanze stupefacenti. Ad organizzare tutto è stato proprio il 23enne, un dj, che ha ammesso le sue colpe agli agenti di polizia. Per questo per il giovane è scattato l'arresto per spaccio di stupefacenti, mentre gli altri 12 partecipanti, tutti tra i 21 e i 32 anni, sono stati sanzionati per violazione delle norme anti-Covid.
Altre tre feste clandestine nel fine settimana
Non è l'unica festa clandestina del weekend. Nella notte tra venerdì 8 gennaio e sabato 9 gennaio, sempre la polizia era intervenuta in un b&b di via Lupetta a Milano, mettendo fine a un party con 18 persone, tutte e quante poi sanzionate. E ancora: in un appartamento di Mantova e uno di Paratico, in provincia di Brescia, altri due gruppi di ragazzi avevano organizzato per il fine settimana feste a base di alcol e musica ad alto volume. In entrambi i casi sono stati i vicini di casa a chiamare il 112, stanchi dei tanti schiamazzi e preoccupati che la festa si trasformasse in un focolaio Covid.