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L’allenatore avversario lo chiama “negre**o”, i compagni di squadra del 16enne: “È uno schifo”

Il mondo del calcio fa cerchio attorno al calciatore sedicenne di origine marocchina, che nel Varesotto durante una partita è stato chiamato “neg***to” dall’allenatore della squadra avversaria. La solidarietà dei compagni in campo e le scuse della società antagonista.
A cura di Chiara Daffini
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Allenamenti serali sul campo della Cas Sacconago
Allenamenti serali sul campo della Cas Sacconago

Hanno solo 2 o 3 anni più del sedicenne di origine marocchina che domenica 16 ottobre, durante una partita contro la Gallarate Calcio, è stato apostrofato con il dispregiativo "neg***to" dall'allenatore della squadra avversaria. Ma nonostante le ombre amare scese sul campo, i ragazzi della Cas Sacconago di Busto Arsizio continuano ad allenarsi. Fanpage.it è stata a trovarli.

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"È uno schifo"

"Questo episodio mi ha fatto male – dice uno di loro -, non solo perché quel ragazzo ha la mia stessa nazionalità, ma anche perché è di poco più piccolo di me. In passato mi è capitato di subire discriminazioni, ora ho imparato a ignorarle, ma non dovrebbero avvenire".

"Soprattutto – continua un compagno di squadra – da parte di una persona che dovrebbe educare. È uno schifo". La squadra che si sta allenando non è la stessa del ragazzino insultato, ma tutti lo conoscono e lo difendono, così come hanno fatto i suoi compagni in campo domenica, abbandonando la gara in segno di protesta.

"Sono orgoglioso della loro reazione a caldo – commenta ai microfoni di Fanpage.it il presidente della Cas Sacconago Lelio Gallazzi -, senza trascendere, ma facendo una cosa che tutti dovrebbero fare". Ribellarsi alle ingiustizie, appunto. "Nelle nostre squadre – aggiunge – abbiamo ragazzi di diversi colori, nazionalità e religioni, quello che è accaduto è inconcepibile per noi".

"Che immagine si dà del calcio italiano?"

"Mi sono sentito male – dice un ragazzo mentre si infila le scarpette -, perché lui è parte della nostra società, quindi è stato un affronto a tutti noi. Nonostante la mia pelle scura – precisa -, non mi sono mai sentito diverso dagli altri e come me ci sono tanti altri giocatori di origine straniera. Che immagine diamo del calcio italiano?"

Ormai è buio, ma l'allenamento prosegue. I vari Kevin, Francesco, Ahmed e Hiroki si contendono il pallone, pur sapendo che lo fanno per vincere insieme una sola partita di qui a qualche giorno. "Forza, forza – grida l'allenatore -, non dovete stabilire a tavolino come mettere la palla in rete, dovete farlo e basta".

Il campo di calcio della Cas Sacconago
Il campo di calcio della Cas Sacconago

La solidarietà del Coni, le scuse della Gallarate Calcio

I vertici provinciali e regionali del Coni sono stati in visita ai giocatori della squadra vittima del triste episodio per dimostrare loro solidarietà. "Hanno parlato con i ragazzi – racconta Gallazzi – e ci hanno portato due palloni e un gagliardino".

La Gallarate Calcio, società a cui appartiene l'autore della frase discriminatoria, si è dissociata dal gesto del suo allenatore: "La società si è riunita in un consiglio straordinario per analizzare quanto accaduto – è scritto in una nota stampa -. I fatti e il comportamento del nostro tesserato sono da stigmatizzare… La società comunica che, oltre alle doverose scuse al ragazzo e alla società avversaria, saranno presi dei provvedimenti al fine di tutelare la squadra in questo difficile momento".

"Il ragazzo – riporta il presidente della Sacconago – è ancora turbato, ma la squadra è compatta attorno a lui e sono certo che si riprenderà presto. Il giorno successivo all'accaduto l'allenatore che l'aveva insultato ci ha telefonato per chiedere scusa al nostro calciatore e alla società. Scuse che ovviamente abbiamo accettato".

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