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L’allarme dal Pronto soccorso di Brescia: “Mai avuti così tanti pazienti nelle altre ondate”

La variante Omicron del Coronavirus sta mettendo sotto pressione il mondo della sanità, dove il personale, spesso sotto organico, è costretto a turni massacranti. Fanpage.it ha visitato il pronto soccorso dell’ospedale Civile di Brescia.
A cura di Chiara Daffini
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Il pronto soccorso del Civile (foto Chiara Daffini/Fanpage.it)
Il pronto soccorso del Civile (foto Chiara Daffini/Fanpage.it)

È sui muri di mattoncini arancioni che s’infrange la quarta ondata di Covid-19. Quella declassata da alcuni al rango di una normale influenza, ma ancora in grado di mettere in affanno il mondo, anche e soprattutto quello della sanità. In un luogo divenuto tristemente simbolo del dramma, l’ospedale Civile di Brescia, uno degli hub lombardi deputati alla prestazione delle cure più urgenti, comprese quelle da Coronavirus, l’emergenza pandemica non si è mai arrestata e ha richiesto una riorganizzazione di attività e personale. Fanpage.it ha visitato il pronto soccorso della struttura, che accoglie in media 84mila persone all’anno e lavora su due percorsi: quello ordinario, destinato ai pazienti senza sintomi sospetti, e quello Covid, per i positivi. Prima di accedere all’uno o all’altro reparto, si viene naturalmente sottoposti a tampone antigenico.

Il pronto soccorso del Civile (foto Chiara Daffini/Fanpage.it)
Il pronto soccorso del Civile (foto Chiara Daffini/Fanpage.it)

Meno medici, più pazienti

"Siamo nella camera calda del pronto soccorso, quella dove arrivano le ambulanze e gli elicotteri. La vedete quella parete là in fondo? In una condizione di normalità dovrebbe essere piena di barelle vuote, le barelle di scorta. Ora ce ne sono pochissime, significa che sono tutte impegnate all’interno". A parlare è Cristiano Perani, direttore del pronto soccorso e bed manager dell’Asst (Azienda socio sanitaria territoriale) Spedali Civili. "Abbiamo un numero totale di pazienti, tra Covid e non Covid, che non abbiamo mai avuto nelle precedenti ondate".

Il pronto soccorso del Civile (foto Chiara Daffini/Fanpage.it)
Il pronto soccorso del Civile (foto Chiara Daffini/Fanpage.it)

Eppure, a un primo sguardo, la situazione sembra tranquilla: non ci sono file di ambulanze né centinaia di persone che affollano la sala d’attesa: "Per fortuna in questi due anni ci siamo attrezzati e riorganizzati per gestire al meglio il flusso – spiega Perani -, ma gli accessi, soprattutto in questa quarta ondata, non sono affatto diminuiti. Se infatti all’inizio della pandemia le persone non venivano più al pronto soccorso perché avevano paura di infettarsi, adesso sono tornate a farlo, anche se magari con minor disinvoltura rispetto al passato. Accogliamo quindi casi oggettivamente gravi e in più c’è tutta l’area Covid, che ha un percorso specifico".

Il pronto soccorso del Civile (foto Chiara Daffini/Fanpage.it)
Il pronto soccorso del Civile (foto Chiara Daffini/Fanpage.it)

Nei fatti un impianto biforcato, che ha richiesto un significativo rafforzamento di risorse: "Partivamo già da un’équipe leggermente sotto organico – continua il direttore – e la situazione nell’ultimo periodo è resa ancora più difficile dalla elevata trasmissibilità del virus: attualmente abbiamo un solo medico a casa in isolamento, ma anche una persona in meno vuol dire molto". Nello specifico: turni dilatati, ferie e riposi saltati, ritmi ancora più frenetici del solito. È così per tutti: secondo le rilevazioni delle Ats (Agenzie per la tutela della salute) lombarde, il 3-5 per cento del personale, tra medici, infermieri, tecnici e operatori sanitari, ha contratto il virus nell’ultimo periodo. E così si lavora anche otto ore di seguito senza una pausa per andare in bagno o mangiare: "Non è facile – ammette Perani – convincere un medico a operare in queste condizioni, soprattutto dopo che l’emergenza va avanti da due anni". E infatti in Italia ci sono 12mila medici di pronto soccorso, 4.000 in meno rispetto a quelli necessari a gestire una mole di 21 milioni di interventi all’anno. Sono quelli lombardi i pronto soccorso più affollati, con una media totale nell’ultimo mese stimata da Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) intorno agli 8.000 ingressi quotidiani, di cui il 9 per cento sospetti Covid.

Il pronto soccorso del Civile (foto Chiara Daffini/Fanpage.it)
Il pronto soccorso del Civile (foto Chiara Daffini/Fanpage.it)

Per i non vaccinati è tutto uguale a prima: rischiano la terapia intensiva

"Per fortuna abbiamo messo in campo nuove strategie che ci danno buone prospettive per il futuro, tra cui un concorso per reclutare personale – dice Perani -, anche perché, nonostante Omicron sia reputata una variante meno aggressiva, stiamo progressivamente aumentando i posti letto, che sono sempre tutti occupati". Lo si vede dallo schermo gigante posizionato in uno degli uffici: un tetris quasi monocromatico, dove i cubi rossi – tutti tranne quattro – rappresentano i posti letto occupati per Covid, solo uno è blu, cioè libero, e due verdi, di pazienti in dimissione. "Le persone ricoverate hanno in genere dai 70 anni in su e sono quelle che avevano ricevuto la seconda dose presto e non hanno fatto in tempo a sottoporsi alla terza, sono per lo più persone fragili, che quindi richiedono un’attenzione particolare". E poi ci sono i no-vax: "Se nel resto della popolazione i sintomi si sono significativamente alleggeriti, per i non vaccinati è rimasto tutto uguale: stessa soglia di gravità, per cui viene richiesta la ventilazione assistita, stesso rischio di finire in terapia intensiva, dove ora la maggior parte dei ricoverati non ha avuto nemmeno una dose di vaccino".

Nell’atrio stazionano due persone sulle barelle, un uomo e una donna. Indossano come tutti la mascherina ed è difficile intuire dal loro sguardo se sono più spaventati o sofferenti. Sono avvolti nelle metalline, coperte termiche leggerissime e dorate, che ricordano la carta dei pacchetti natalizi. "Se i posti letto non ci sono – ricorda Perani -, i pazienti possono rimanere qui in pronto soccorso uno, due, tre, quattro giorni… La nostra struttura, essendo anche hub di riferimento per accogliere i casi più gravi, è ben attrezzata, ma se la pressione dovesse aumentare ancora, sarà inevitabile riconvertire i reparti ordinari per dedicarli ai pazienti infettati".

A distrarre gli occhi di chi aspetta sulle sedie in legno chiaro con un biglietto in mano è una bella giornata di sole che spunta dalla finestra. Ma dura un attimo: lo sguardo torna subito vigile sul monitor in cui scorrono i numeri che devono essere chiamati. Fuori intanto il vento finto degli elicotteri che atterrano sulla piattaforma stacca dai rami le ultime foglie secche. E gli alberi rimangono nudi, in attesa di una nuova primavera.

Il pronto soccorso del Civile (foto Chiara Daffini/Fanpage.it)
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