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Omicidio di Sharon Verzeni a Bergamo

“L’alibi di Sergio Ruocco deve essere ancora verificato”: le indagini sull’omicidio di Sharon Verzeni

Sulla morte della 33enne a Terno d’Isola tutte le piste investigative rimangono aperte: “È doveroso”, dicono gli inquirenti a Fanpage.it mentre si concentrano sulla vita personale di Sharon Verzeni.
A cura di Chiara Daffini
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A tre settimane dall'omicidio di Sharon Verzeni, le piste sono ancora tutte aperte. Alle 9:30 di questa mattina, mercoledì 21 agosto, Maria Rosa Sabatini, madre di Sergio Ruocco, varca l'ingresso del Comando provinciale dei Carabinieri di Bergamo. "Sentita come persona informata sui fatti", rivelano a Fanpage.it fonti investigative, secondo le quali l'audizione della signora fa parte della lunga serie di testimonianze della sfera relazionale della vittima, che ha come finalità quella di aumentare il volume di conoscenza relativo alla sua vita. Nel corso della giornata sono stati sentiti anche gli zii materni di Verzeni come persone informate sui fatti.

Vita che si è interrotta drammaticamente nella notte tra il 29 e il 30 luglio in via Castegnate, a Terno d'Isola, senza che ancora si sappia per mano di chi. E nel volume di conoscenza che  gli inquirenti stanno acquisendo una parte importante è rappresentata senza dubbio dal rapporto tra la vittima e il compagno Ruocco, sul quale la mamma di lui potrebbe fornire un contributo importante.

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L'alibi di Sergio Ruocco

Sergio Ruocco era il compagno di una vita per Sharon Verzeni. I due stavano insieme da 13 anni e negli ultimi tre vivevano al primo piano di una villetta bifamiliare a Terno d'Isola. Da qui, la sera del 29 luglio, Sharon sarebbe uscita di casa per una passeggiata notturna, nell'intenzione, hanno più volte riferito i familiari, di evitare il caldo e mettersi in forma in vista del matrimonio con Sergio, previsto, anche se non ancora programmato, per il 2025.

Eppure in quella casa di nuova costruzione alle porte della cittadina bergamasca, Sharon Verzeni non è più rientrata. A varcare il cancello dell'abitazione, su cui ora campeggiano il cartello di sequestro dell'immobile e una rosa rossa appassita dalle alte temperature, sono stati i carabinieri, che lì hanno trovato e interrogato per la prima volta Sergio Ruocco.

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"È sempre stato molto collaborativo – dicono gli inquirenti – e per ora non sono emersi elementi indiziari tali da richiedere la sua iscrizione nel registro degli indagati". Ruocco ha un alibi: il non essere stato ripreso dalle telecamere di sorveglianza in uscita dalla casa di via Merelli. "È un alibi – precisano fonti investigative – che deve essere verificato al cento per cento e ancora non non è stata conclusa questa verifica".

Del 37enne idraulico di Seriate sembra avere piena fiducia la famiglia della vittima, che in queste settimane lo sta ospitando nella casa di Bottanuco. "Io mi fido di lui – ha detto il fratello minore di Sharon, Cristopher -, mia sorella c'è stata insieme per 13 anni".

Gli inquirenti: "Tenere aperte tutte le piste"

E per ora particolari elementi di attrito all'interno della coppia non sembrano essere emersi. Anche sulla partecipazione della 33enne ad alcuni incontri di Scientology gli inquirenti invitano alla cautela, specificando che quella di Scientology non è una pista, ma acquisizione di informzioni sulla sfera relazionale della vittima. Anche sul possibile disaccordo generato dai costi dei corsi dell'organizzazione religiosa , chi indaga non azzarda le parole "attriti" e "litigi".

Una matassa che ancora sembra priva di bandolo: l'aggressione di uno sconosciuto, finita in tragedia, o un assassinio premeditato? Sharon Verzeni è stata colpita in una delle uniche vie prive di telecamere di sorveglianza e con coltellate tali da non lasciarle scampo. Aveva con sé solo il cellulare, con cui è riuscita a chiamare i soccorsi prima di perdere conoscenza, nessun effetto personale che poteva essere oggetto di rapina. Né, d'altronde, sembrano esserci frequentazioni o motivi che avrebbero potuto spingere qualcuno a volerla uccidere: una vita, lo abbiamo sentito più volte nelle ultime settimane, "semplice e lineare".

E poi: chi, premeditando un delitto, lo compirebbe in una via residenziale, davanti ad abitazioni con le finestre aperte per il caldo? Vero è che nessuno sembra aver visto né sentito nulla, nonostante le telecamere di sorveglianza della zona abbiano individuato – e non ancora del tutto identificato – diverse persone circolare nelle vicinanze. L'assenza di immagini delle videocamere e di racconti di testimoni diretti rimane ad oggi  il più grande ostacolo nella risoluzione del caso.

Qualche risposta in più potrebbero darla gli esiti completi dell'autopsia, le lunghe analisi dei tabulati telefonici, delle immagini di video sorveglianza e dei test del dna raccolti finora tra residenti della zona e contatti stretti della vittima, per poi compararli con eventuali tracce lasciate sul corpo e sugli abiti di Sharon. Ma, anche in questo caso, il condizionale rimane imperativo.

Per questo, confermano gli inquirenti, saranno sentite ancora diverse persone, almeno fino a una svolta investigativa: "È doveroso – precisa chi sta indagando – che nelle indagini tutte le piste rimangano per ora aperte, proprio perché è un'indagine estremamente complessa e escludere qualcosa in questa fase potrebbe essere pericoloso: bisogna avere la freddezza di raccogliere il maggior numero di informazioni possibile".

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