L’aggressore di Assago Andrea Tombolini trasferito in comunità: “Non può stare in carcere”
Andrea Tombolini, l'uomo che lo scorso 27 ottobre accoltellò a morte un dipendente del Carrefour di Assago (Milano) e ferì altre cinque persone (tra cui il difensore del Monza Pablo Marì), non può stare in carcere.
A decretarlo è l'esito della perizia psichiatrica disposta sul 46enne: il posto giusto per l'assalitore, per il momento, non è il carcere, come non lo sono i semplici arresti domiciliari in casa propria. Sarà così destinato agli arresti domiciliari in una comunità sanitaria assistenziale vigilata sulle colline di un borgo del Nord Italia, con l’ordine di non allontanarsi da questa struttura senza autorizzazione del giudice.
La perizia psichiatrica su Andrea Tombolini
Sì, perché Andrea Tombolini è "affetto da un disturbo", e per quanto "non di gravità tale da escludere o grandemente scemare la capacità di intendere e volere", la sua "situazione di fragilità lo rende un soggetto estremamente vulnerabile e non idoneo a fronteggiare l’ambiente carcerario, soprattutto con detenuti che hanno commesso reati della stessa natura".
L'aggressione al Carrefour di Assago
Nel pomeriggio di giovedì 27 ottobre, Andrea Tombolini ha accoltellato sei persone dentro il centro commerciale Milanofiori di Assago. Nell'assalto ha perso la vita un cassiere di 47 anni, Luis Fernando Ruggieri; tra i feriti, invece, anche il difensore del Monza Pablo Marì.
Durante un primo interrogatorio, l'aggressore aveva rivelato che la sua prima intenzione sarebbe stata quella di prendere un coltello dalle corsie del supermercato e uccidersi. Quando però aveva visto "le persone che stavano bene mentre io stavo male" avrebbe provato invidia, e per questo si sarebbe scagliato contro di loro. A fermarlo sono stati i dipendenti del supermercato, e l'ex calciatore Massimo Tarantino.