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Covid 19

La terapia intensiva del Papa Giovanni di Bergamo è Covid free: in un anno ha curato 850 pazienti

Da febbraio 2020 a oggi, martedì 13 luglio, la terapia intensiva dell’ospedale Papa Giovanni XXII di Bergamo ha curato 856 pazienti. L’ultimo, ha lasciato il reparto nelle ultime 24 ore perché giudicato non più in pericolo di vita. La Rianimazione dell’ospedale bergamasco raggiunge quindi l’obiettivo un anno dopo la prima volta: era il 9 luglio 2020 quando il reparto è diventato Covid free. Poi, c’è stata la seconda ondata. E la terza.
A cura di Filippo M. Capra
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Ottocentocinquantasei pazienti curati in poco più di un anno. Oggi, l'ultimo ha lasciato il reparto perché fuori pericolo. La terapia intensiva dell'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo è finalmente (e nuovamente) Covid free. Il reparto di Rianimazione dell'ospedale bergamasco ha dato una grossa mano durante l'emergenza sanitaria, specialmente in occasione della prima ondata, quando la provincia orobica è stata travolta dal Coronavirus. I più difficili, sono stati i giorni tra fine marzo e inizio aprile 2020, quando i degenti della terapia intensiva aumentavano di quasi 100 al giorno.

La terapia intensiva del Papa Giovanni è Covid free

Lo svuotamento di pazienti Covid dalla Rianimazione del Papa Giovanni arriva (quasi) esattamente un anno dopo la prima volta. Era il 9 luglio 2020 quando non si contavano più degenti positivi al virus. Poi, un nuovo, costante, riempimento con l'arrivo della seconda ondata del contagio. Il 27 novembre scorso, riporta L'Eco di Bergamo, la terapia intensiva dell'ospedale bergamasco contava nuovamente 69 persone ricoverate.

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Il direttore generale dell'Asst Papa Giovanni XXIII ha dichiarato che "la seconda e la terza ondata di Covid-19 segnano oggi una simbolica battuta d’arresto, che speriamo possa diventare presto definitiva. Ringrazio tutti i professionisti della nostra azienda – ha poi continuato – che hanno gestito l’emergenza sanitaria nelle varie fasi, offendo ai nostri pazienti, in un momento così difficile, il massimo della professionalità e della umanità". Il dg ha poi aggiunto che "ora l’auspicio è che queste doti professionali possano tornare a rivolgersi a pieno regime alla cura di tutte le altre patologie no Covid-19. Un’attività che, fatte salve le fasi più critiche della primavera scorsa, al Papa Giovanni XXIII non è mai cessata e che ora intendiamo rilanciare a ritmi sostenuti".

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