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La storia di Umberto, clochard morto per strada a Milano ma con 100mila euro in banca

Il senzatetto morto di stenti lo scorso giovedì a Milano, nei pressi della stazione di Porta Garibaldi, aveva oltre 100mila euro sul conto corrente, riceveva una pensione ed era proprietario di una casa e due furgoni. L’incredibile e triste storia di Umberto Quintino Diaco, 75enne originario della Calabria e scappato da casa a 17 anni, è stata raccontata dal Corriere della sera.
A cura di Francesco Loiacono
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(Immagine di repertorio)
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Sono gli invisibili delle città, emarginati dalla società che vivono di elemosina e grazie agli enti caritatevoli che provvedono ai loro bisogni essenziali. Ma dietro ogni clochard c'è una storia, talvolta incredibile. Come quella di Umberto Quintino Diaco, 75enne trovato morto di stenti e freddo lo scorso giovedì 28 gennaio nei pressi della stazione di Porta Garibaldi a Milano, dove viveva in un giaciglio di fortuna costruito con cartoni e teli. A raccontare la sua incredibile storia è stato Cesare Giuzzi sul "Corriere della sera".

L'uomo aveva oltre 100mila euro sul conto, una casa e due furgoni

Umberto, che viveva da emarginato a Milano, non era affatto povero. Dalle indagini condotte in seguito alla sua morte è emerso che l'uomo, nato alle pendici della Sila, a Paludi, e fuggito da casa all'età di 17 anni, aveva accumulato sui suoi conti correnti bancari oltre 100mila euro. A lui erano inoltre intestati una casa in Calabria e due furgoni, con l'assicurazione in regola. E tra le sue disponibilità finanziarie poteva contare su una pensione tedesca da 750 euro al mese e su titoli azionari del valore di 19mila euro.

Di tutta questa ricchezza Umberto non dava affatto sfoggio. L'uomo avrebbe potuto garantirsi una casa, un'esistenza diversa, ma invece viveva per strada. Si appoggiava alla Caritas ambrosiana solo per ricevere la posta, ed è proprio dalla corrispondenza che gli agenti sono potuti risalire alla vita nsscosta del 75enne, che aveva sempre rifiutato l'aiuto dei servizi sociali del Comune e aveva rinnegato la sua famiglia: "Lo abbiamo cercato, non ha mai voluto farsi ritrovare", ha raccontato al Corsera la sorella. Se la storia di Umberto è singolare, non si può dire purtroppo lo stesso del suo triste destino: il 75enne è stato infatti il quarto clochard morto per strada in Lombardia dall'inizio dell'anno. "C'è un aumento di morti rispetto lo scorso anno, abbiamo quindi intensificato le unità di strada", ha spiegato a Fanpage.it Alberto Sinigallia, presidente del progetto Arca attivo sul territorio dal 1994 e che fornisce assistenza a tutti coloro che vivono in strada e che, come Umberto, rifiutano di entrare nelle strutture disponibili.

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