La storia di Kseniia, scappata dalla guerra in Ucraina 3 anni fa: “Vivo ancora nella paura delle bombe”

Kseniia ha solo 20 anni, ma ha già conosciuto il dolore della guerra. È arrivata in Italia tre anni fa e sta costruendo la sua vita qui, ma ancora oggi il primo pensiero appena sveglia è controllare che non ci siano stati bombardamenti vicino a casa sua.
A cura di Beatrice Barra
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Sono passati tre anni dall'inizio della guerra in Ucraina. Tre anni da quel 24 febbraio del 2022 in cui moltissime persone hanno sentito suoni di bombe avvicinarsi alle loro case. Tra queste c'è Kseniia, che in quel periodo ha 17 anni e sta studiando per l'esame di maturità in una scuola di Hlevakha, il Paese in cui vive nell'Oblast' di Kiev. Ha "una vita normale" : scuola, amici, famiglia, adora le sue due gatte e le piace pubblicare sui social media.

Kseniia, prima dell'inizio della guerra in Ucraina
Kseniia, prima dell'inizio della guerra in Ucraina

Quel 24 febbraio 2022 Kseniia si sveglia tardi, verso mezzogiorno, e sua mamma le dice che è iniziata "la guerra grande" e che l'esercito russo si sta avvicinando alla loro città. Ha così tanta paura che piange: "avevo appena capito che niente sarebbe stato più lo stesso da quel momento in poi".

Il trauma della guerra e l'arrivo in Italia

Il 24 febbraio del 2022 lo ricorda bene: le sirene antiaeree risuonano in tutta Kiev e le persone scappano dalle proprie case. La famiglia di Kseniia non può andare via subito, perché non ha la macchina. Rimane qualche giorno in casa e subito dopo la prima esplosione si dirige a piedi verso un rifugio. Restano lì per due settimane, per poi decidere di spostarsi in Italia, a Lecco precisamente, anche se trascorre tutte le sue giornate a Milano.

Kseniia e sua madre
Kseniia e sua madre

Solo lei e sua madre, perché suo padre deve rimanere in Ucraina e anche le sue due nonne scelgono di non abbandonare le proprie abitazioni. "Mi manca mio padre, non lo vedo da tre anni", spiega ai microfoni di Fanpage.it. Oltre alla mancanza, c'è la paura. "Mi raccontano che ci sono esplosioni vicino casa nostra quasi ogni notte", dice. Qualche settimana fa un pezzo di drone è caduto sulla sua abitazione, danneggiando una finestra: "Era un pezzo piccolo, ma ad altezza di testa. Se mio padre fosse stato vicino alla finestra e non in corridoio sarebbe gravemente ferito". 

Pezzo di drone che ha danneggiato la finestra di casa sua
Pezzo di drone che ha danneggiato la finestra di casa sua

"La vita umana non ha prezzo, ma purtroppo per quelle persone che vengono e poi semplicemente uccidono altre persone è niente, è zero" dice con la voce decisa, ma gli occhi lucidi.

Quando si leggono sui giornali o sui social le notizie relative alla guerra "spesso ci sono i numeri dei morti, dei feriti. È facile pensare che non li conosci, che non ti riguarda", ma ogni numero è una persona che "vive questa cosa orribile e sente dolore". Chiunque viva la guerra da vicino perde qualcosa, o tutto allo stesso tempo "e questo, purtroppo, non si vede".

Manifestazione in sostegno all'Ucraina, Milano
Manifestazione in sostegno all'Ucraina, Milano

Il momento più difficile da quando è in Italia si presenta dopo un mese dal suo arrivo, quando civili ucraini vengono uccisi per strada in Ucraina dai soldati russi, a 30 chilometri da casa sua. Kseniia vede le immagini su tutti i giornali e rimane "scioccata, lo sono ancora quando ci penso". Quello che non riesce a capire è come si possa arrivare a uccidere qualcuno: "Anche se pensi che sono cattivi e sono tuoi nemici, ci sono civili innocenti, ci sono anche bambini".

Kseniia Nemchynova, beneficiaria protezione speciale per emergenza ucraina in Italia dal 2022
Kseniia Nemchynova, beneficiaria protezione speciale per emergenza ucraina in Italia dal 2022

Ancora oggi, dopo tre anni, la prima cosa che Kseniia fa ogni giorno è guardare il telefono per vedere se durante la notte ci sono stati bombardamenti vicino a casa sua o all'abitazione delle sue nonne. "Prima stavo in ansia tutto il tempo, adesso mi sono un po' abituata a queste cose", ma il senso di sicurezza che aveva nella sua vita prima della guerra non è mai tornato.

Kseniia durante una manifestazione a sostegno dell'Ucraina a Milano
Kseniia durante una manifestazione a sostegno dell'Ucraina a Milano

"Posso fare volontariato, posso aiutare le persone, ma non posso fermare i missili", dice con una lucidità tipica di chi ha dovuto condensare nella sua giovane età molti anni in più di maturità ed esperienze. L'impresa più difficile è cercare, da un lato, di mantenere sempre vivo il pensiero e il legame con il suo Paese e i suoi parenti – facendo tutto quello che può dall'Italia per aiutare chi è rimasto –, dall'altro di "costruire qualcosa di mio qui, perché vivo in Italia adesso", dice come se dovesse ripeterlo anche a stessa.

La sua vita a Milano

"I primi giorni ero un po' confusa perché tutto era scritto in una lingua diversa" e durante il primo anno non studia per impararla perché pensa – o meglio, spera – di tornare in tempi brevi a casa. Inizia a studiarlo davvero nel momento in cui capisce che non succederà, il 10 ottobre del 2022, quando non riesce a tornare in Ucraina insieme alla madre – dopo aver comprato i biglietti – perché troppo pericoloso a causa dei bombardamenti.

Oggi lo scrive e lo parla molto bene e questo le ha permesso di instaurare dei rapporti, di fare volontariato nell'associazione "Ucraina più" e di organizzare eventi. Soprattutto, le permette di fare progetti"Voglio diventare una social media manager", magari per associazioni che si occupano di raccolte fondi e iniziative per aiutare le persone che vivono in zone di guerra.

Slide di presentazione dell'evento organizzato da Kseniia
Slide di presentazione dell'evento organizzato da Kseniia

Fanpage.it l'accompagna al primo evento organizzato da lei in memoria del poeta, fotografo e difensore dell'Ucraina Maksym Kryvtsov, detto "Dali". Kseniia tiene un discorso sia in ucraino che in italiano, mostra delle slide fatte da lei, realizza una diretta sui social, sorride:"Le attività e le amicizie che ho trovato qui mi fanno sentire meno isolata rispetto all'inizio". La cosa che continua a mancarle è il "senso di sicurezza della mia vita prima della guerra". Questo succede perché la sua casa "che è sempre stato il posto più sicuro, oggi è il posto più spaventoso in cui sono stata traumatizzata". 

Kseniia nella sede della fondazione "Ucraina più"
Kseniia nella sede della fondazione "Ucraina più"

Quello che le piace di più della sua vita a Milano sono le consapevolezza che le ha regalato: "Ho capito che posso vivere cose molto difficili, come la guerra o come vivere in un posto in cui non conosco e capisco nessuno, ma rimanere comunque me stessa". Non ci sono "due Kseniia" diverse – "me prima della guerra e me dopo la guerra" –, c'è solo la stessa Kseniia di sempre, solo con un po' di dolore in più sulle spalle. Dolore che, però, si arrende davanti alla speranza di realizzare i suoi sogni.

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