La storia dell’omicidio di Laura Ziliani: la scomparsa, la confessione e la condanna di Mirto e delle figlie
Laura è una donna di 55 anni che, prima della morte del marito avvenuta nel 2012 per un incidente in montagna, vive a Villa Dalegno, frazione di Temù. Conosciuta in paese per essere stata agente di polizia locale, dopo il lutto si trasferisce a Brescia mentre lavora in Comune a Roncadelle. L'8 maggio 2021, Laura scompare misteriosamente: il suo corpo viene ritrovato due mesi più tardi. A fine settembre, due delle figlie e il fidanzato della maggiore vengono arrestati con l'accusa di omicidio e occultamento di cadavere. A otto mesi di distanza dall'arresto, tutti e tre hanno deciso di confessare e ammettere di essere stati loro a uccidere Laura. Lo scorso dicembre è arrivata la condanna in primo grado all'ergastolo per le sorelle Paola e Silvia Zani e per Mirto Milani.
La scomparsa di Laura Ziliani e gli appelli delle figlie in tv
7 maggio 2021. Laura decide di partire da Brescia alla volta di Temù. In quel piccolo paesino di appena 1.100 abitanti, la 55enne è proprietaria di diversi immobili, tra i quali una villetta. In quella casa, la aspettano due delle tre figlie – Silvia e Paola – e il fidanzato della prima. Per l'occasione – l'8 maggio è la Festa della Mamma – il trio ha preparato una torta per la donna. Il giorno dopo, Laura scompare misteriosamente. Le due figlie chiamano allarmate le forze dell'ordine: sostengono che la madre sia uscita per un'escursione, che sarebbe dovuta rientrare per un appuntamento che aveva con loro e che non rispondeva più al telefono. Immediatamente parte la macchina delle ricerche: le due figlie, come spesso accade, decidono di lanciare degli appelli in televisione: in lacrime e disperate, le ragazze chiedono a chiunque sappia qualcosa di rivolgersi alle forze dell'ordine.
Il ritrovamento del cadavere e i depistaggi
Dopo giorni di ricerche, i soccorsi decidono di frenare con le operazioni. Il 26 maggio però viene ritrovata una scarpa. È quell'oggetto a destare i primi sospetti: il calzare – che le figlie affermano essere della madre – viene ritrovato nel letto del torrente Fiumeclo. Si accendono le prime lampadine: la posizione della scarpa e il luogo in cui è stata ritrovata, suggeriscono che non sia stato un incidente né un gesto estremo. Alcuni giorni dopo viene ritrovata l'altra scarpa e poi ancora dei jeans. Pantaloni che, come riferisce il compagno di Ziliani agli investigatori, non erano mai stati visti addosso a Laura. Gli inquirenti decidono quindi di fare un passo in avanti nelle indagini: mettono sotto la lente di ingrandimento Silvia e Paola, quelle due figlie che sembrano essere così legate alla madre e disperate per la perdita, e con loro anche Mirto.
Piano piano, i magistrati e gli investigatori mettono insieme tutti i tasselli di questo macabro puzzle: grazie alle geolocalizzazioni, scoprono che l'App contapassi del cellulare di Laura ne contava appena 38. Quelli che forse sono serviti a nasconderlo in cantina. Dalle celle telefoniche, si risale ai movimenti del trio: i tre si trovavano sempre nell'esatto luogo in cui poco dopo venivano ritrovati i vestiti di Ziliani. Due mesi dopo la scomparsa della donna, viene ritrovato un corpo vicino all'argine del fiume Oglio: è in avanzato stato di decomposizione, ma il Dna conferma che si tratta proprio di Laura. Inizia così l'autopsia: dagli esami si evince che la donna sia stata narcotizzata e poi soffocata. Non c'è alcuna frattura né acqua nei polmoni. L'unico dilemma è capire dove sia stata nascosta la salma prima del ritrovamento: agli atti compare una seconda fossa scavata, ma mai utilizzata.
La dichiarazione della figlia Lucia e l'arresto di Silvia, Paola e Mirto
24 settembre 2021. Silvia, Paola e Mirto finiscono in manette: per loro le accuse sono di omicidio e occultamento di cadavere. Da quel momento il trio decide di trincerarsi nel silenzio. Resta da capire il perché di questo gesto. Fondamentale, nelle ricostruzioni, è una quarta persona. Nell'ordinanza di custodia cautelare, il giudice per le indagini preliminari si riferisce più volte alla terza sorella di Silvia e Paola, Lucia: "Gli indagati hanno privato Zani Lucia, soggetto disabile e in tutto dipendente dalla madre, dell'unico genitore superstite". È la sua testimonianza a fornire nuovi elementi alle indagini della Procura: la ragazza racconta di non essersi più fidata delle due dopo che le avevano detto che la "nonna è perfida come un serpente" e altre "brutte cose degli zii". È lei a raccontare di un rapporto difficile che le due avevano con la madre: "Trattavano molto male la mamma, soprattutto Silvia, si arrabbiavano con lei – si legge nell'ordinanza – perché dicevano che lei non le manteneva e non gli dava abbastanza soldi".
I rapporti tra mirto, Paola e Silvia: il triangolo illecito
È sempre dalle carte del giudice per le indagini preliminari, che emerge un altro dettaglio particolare: le due sorelle sarebbero state in parte manipolate da Mirto Milani che avrebbe avuto, secondo gli inquirenti, un ruolo chiave nell'omicidio. Il ragazzo – che avrebbe cercato anche in alcuni siti di crime come commettere il delitto perfetto – avrebbe in più occasioni detto alle due sorelle cosa fare durante i depistaggi. Secondo l'accusa, i tre avrebbero avuto un rapporto sentimentale. Paola e Mirto alla richiesta dei militari di consegnare i loro cellulari, li avrebbero dati completamente ripuliti perché si vergognavano all'idea che altre persone potessero venire a conoscenza della loro relazione segreta.
La confessione delle sue figlie e di Mirto
Arriviamo a maggio 2022. Alcune settimane fa la Procura, dopo mesi di lavoro, ha deciso di chiudere le indagini. Tre giorni fa, Mirto Milani ha chiesto di essere ascoltato dagli inquirenti. A loro ha confessato di aver ucciso, insieme alle due sorelle, Laura Ziliani. Dopo la sua confessione, avrebbe avuto un crollo emotivo ed è stato portato in ospedale. Anche le due sorelle Silvia e Paola hanno richiesto l'interrogatorio. Entrambe hanno confermato quanto detto dal 28enne. Mirto Milani prima di raccontare tutto davanti ai magistrati aveva confessato la realtà dei fatti al suo compagno di cella che ha poi riportato tutto in un diario.
"Le abbiano dato i farmaci, poi le abbiano messo un sacchetto in testa e lo abbiamo chiuso. Laura non moriva e io e Silvia le abbiano stretto le mani al collo": queste le parole di Mirto sulla ricostruzione di quella terribile notte. Quella sera Laura Ziliani aveva mangiato muffin fatti dalle figlie con benzodiazepina: così l'hanno stordita prima di strangolarla nella notte.
Perché Laura Ziliani è stata uccisa: il movente raccontato dagli imputati
In un primo momento si è pensato che il movente dell'omicidio era economico: come più volte detto dalla madre di Laura agli investigatori, le due ragazze erano molto attaccate al denaro. Entrambe insieme alla sorella Lucia e alla madre, erano comproprietarie di diversi fabbricati e terreni. Durante alcune intercettazioni, le due ragazze e il fidanzato si confrontavano su varie ipotesi come "la volontà di aumentare gli affitti" oltre che congratularsi per i soldi che avrebbero ricevuto. Un interesse quello economico condiviso anche dallo stesso Mirto che, come racconta la madre di Ziliani, avrebbe avuto un litigio con l'ex vigilessa perché "spendeva troppi soldi per la ristrutturazione di via Ballardini". In una delle intercettazioni, il ragazzo avrebbe poi raccontato a un amico che la donna avrebbe avuta una situazione debitoria tale da indurla a scappare "inscenando la propria morte". Debiti che però non sono mai esistiti.
Durante la confessione però i tre condannati raccontano ben altro. Lo confessa la sorella maggiore Silvia Zani durante un suo interrogatorio con gli inquirenti. "Eravamo disperati per i tentativi di mia madre di ucciderci e non sapevamo cosa fare".
La figlia dell'ex vigilessa di Temù poi spiega nel dettaglio: "Secondo la nostra idea mia madre si sentiva bloccata con tre figlie di cui una disabile e l'idea che avevamo era che voleva liberarsi di noi. E già nell'estate del 2020 iniziammo a pensare al modo in cui risolvere il problema: cioè ucciderla". Inquirenti e investigatori però non hanno mai trovato prove che dimostri la tesi di quanto detto dagli imputati.
Il processo e la condanna all'ergastolo per Silvia, Paola e Mirto
Il 7 dicembre 2023 è arrivata la sentenza di primo grado all'ergastolo per Paola e Silvi Zani e per Mirto Milani. I giudici hanno confermato la responsabilità del "trio criminale". Durante il processo i tre sono stati sottoposti a una perizia psichiatrica, la quale ha rivelato che erano tutti capaci di intendere e volere: "Per tutti e tre non abbiamo a che fare con patologi di tipo psicotico", ha affermato lo psichiatra Giacomo Filippini davanti ai giudici.