La storia della Libreria delle donne, a Milano dal 1975: “Ha dato voce a tutte coloro che non l’avevano mai avuta”
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"È un luogo complesso, pieno di storia, con tanta vita addosso". Sono state queste le prime parole che Giordana Masotto, tra le fondatrici , ha usato per raccontare la storia della prima Libreria delle donne d'Italia, aperta a Milano in via Dogana 2, poco distante dal Duomo, cinquant'anni fa, nel 1975. Un luogo pieno di storia che, in breve tempo, è diventato anche uno dei punti di riferimento per il femminismo italiano degli anni Settanta e che, ancora oggi, rimane un dei luoghi più fervidi del dibattito politico e culturale milanese.
La Libreria e il femminismo degli anni Settanta
"Era l'inizio degli Settanta. Il femminismo in quegli anni esisteva ancora, e soprattutto, nel privato, nell'autocoscienza di piccoli gruppi. Ci si cominciava a riunire nelle case, nei salotti di quelli che avevano spazio per accogliere e si parlava", ha raccontato Masotto a Fanpage.it. "Proprio nelle case dove le donne erano costrette, in quegli anni, è iniziata una rivoluzione. Perché in quei momenti, dal dialogo e dal confronto, si è capito di non essere sole. Nelle case, per la prima volta siamo diventate un noi e, insieme, siamo andate nelle strade. Abbiamo creato movimento".
Un moto che si snodava in tutta Europa. "Siamo andate a un convegno in Normandia. C'erano donne arrivate da tutta Europa. Lì abbiamo incontrato il collettivo francese “Psychanalyse et Politique" che ci ha raccontato di aver creato una libreria a Parigi dedicata alle donne, o meglio, alla voce delle donne, di tutte coloro che non avevano mai avuto voce. Quando siamo tornate ci siam dette: Perché non lo facciamo anche noi?", ha ricordato Masotto, mentre cammina per la Libreria. "Così, dopo mesi di discussioni e ragionamenti, a ottobre del 1975 ce l'abbiamo fatta: abbiamo aperto la prima Libreria delle donne d'Italia".
L'apertura della Libreria in via Dogana, a Milano
La Libreria è stata aperta nelle vesti di circolo cooperativo: il circolo cooperativo delle donne Sibilla Aleramo. "Eravamo 15 socie. Io, nel 1975, avevo 28 anni. Ho deciso di licenziarmi per fare la libraia. Ero fissa in negozio, le altre facevano le turniste", ha raccontato ancora Masotto. "Un gruppo di artiste, coordinate da Lea Vergine, si sono messe insieme e hanno creato una cartella di opere da mettere in vendita e raccogliere il capitale necessario all’apertura della libreria".
Due cose erano imprescindibili. "La prima: essere un luogo aperto sulla strada. Volevamo superare il privato dei salotti, dei piccoli gruppi, per creare un luogo dove chiunque potesse entrare. Volevamo che il privato diventasse pubblico", ha continuato a spigare la fondatrice. "La seconda, ovviamente, è stata la scelta di tenere soltanto libri di autrici, scritti da donne. Questo perché non esisteva, a quel tempo, una letteratura femminile. Nelle librerie le opere scritte da donne erano presenti in maniera assolutamente residuale, in piccole sezioni dedicate e nascoste. La volontà era quella di creare una genealogia, valorizzare questa letteratura, dargli spazio e quindi voce".
La Librerai di Parigi è stata aperta in Rue des Saints-Pères, nella via dei santi padri. Quella di Milano, in via Dogana. "Forse questo qualcosa ha voluto pur dire. L'idea che la libertà femminile si inserisse tra quei nomi e quei concetti che ne aveva limitato l'espressione", ha aggiunto Masotto. "I luoghi di nascita, a ripensarci, sono stati emblematici del nostro cambiamento, gentile e rivoluzionario".
Per questo sul manifesto che accompagna l'apertura della Libreria nel 1975 si legge che l'intento, racchiuso in questi imprescindibili dettagli, era quello di "far incontrare nello stesso luogo l'espressione della creatività di alcune con la volontà di liberazione di tutte”. "È stato allora che abbiamo capito", ha detto Masotto a Fanpage.it. "Stavamo facendo qualcosa di importante, in grado di portare cambiamento".
Cinquant'anni di storia della Libreria
Dalla fondazione della Libreria delle donne sono oggi trascorsi cinquant'anni. "Sono successe tantissime cose. In parallelo all'apertura è nata un’attività editoriale, diverse attività di incontro che vanno avanti ancora oggi tutti i sabati, incontri con autrici ma anche di discussione politica. Una caratteristica della Libreria è stata infatti quella di elaborare riflessioni, pensieri, discussioni e di metterle per iscritto sui manifesti che abbiamo chiamato “Sottosopra”. Questo perché il rapporto tra politica e letteratura è sempre stato importantissimo. Questa libreria è veramente un presidio di cultura", ha spiegato ancora Masotto con una nota di orgoglio nella voce. "Nel 1991 abbiamo anche creato la rivista via Dogana che nel 2014 è diventata online. Infine, nel 2001, ci siamo trasferite in via Pietro Calvi 29, vicino a Porta Vittoria, dove siamo ancora oggi".
Ma esiste un libro che riesca a rappresentare l'essenza più profonda della Libreria delle donne? Un'opera in grado di racchiudere e restituire la sua complessità? La risposta è decisa, non c'è dubbio nella voce della fondatrice. "Si intitola "Non credere di avere dei diritti". È un libro uscito nel 1987. Il titolo è una frase della filosofa francese Simone Weil. Il significato è che non si deve pensare che le cose possano essere soltanto come sta scritto, se ci si mette in movimento tutto può cambiare. Molte donne, dopo averlo letto, sono entrate a far parte del circolo della Libreria che non è nient'altro, alla fine, che questo", ha concluso Masotto.
"Il pensare insieme, generare pensiero nella relazione e, facendolo, dare voce a tutte coloro che non ne hanno mai avuto la possibilità attraverso la valorizzazione della scrittura e del sapere delle donne. E la bellezza è che chiunque arrivi può appropriarsi di questa memoria, trasformarla e rigenerarla, per sempre".