Processo Giulia Tramontano, la sorella Chiara: “Sul tradimento lui le diceva di essere pazza”
(Con Chiara Daffini e Francesca Del Boca)
Nella giornata di oggi, giovedì 21 marzo, si sta svolgendo la quarta udienza nel processo per il femminicidio di Giulia Tramontano, per il quale è accusato il compagno Alessandro Impagnatiello. Il barman 30enne deve rispondere di omicidio volontario aggravato da premeditazione, crudeltà, futili motivi, rapporto di convivenza, interruzione di gravidanza non consensuale e occultamento di cadavere: rischia l'ergastolo.
Davanti alla Corte d'Assise di Milano ha testimoniato la sorella della vittima, Chiara Tramontano. "Ormai cerchiamo di correre più forte per non pensare alla perdita di Giulia", ha detto in aula. "Abbiamo perso Giulia, abbiamo perso Thiago e io e mio fratello siamo diventati figli che devono fare forza ai genitori. La nostra vita è andare al lavoro e al cimitero".
Il racconto della sorella di Giulia Tramontano in aula
La giovane ha ripercorso poi i mesi precedenti alla morte di Giulia. Durante la sua testimonianza non chiama mai Impagnatiello per nome, ma solo "l'imputato".
"Il rapporto tra me e Giulia era conflittuale, eravamo due sorelle con diversi caratteri", ha spiegato. "Pur essendo io più piccola ero quella più severa. Lei si confidava con me, ma spesso si pentiva perché ero rigida nel darle consigli. Ho saputo indirettamente del rapporto con Impagnatiello perché al tempo ero in Finlandia".
La ragazza ha precisato che dopo alcuni mesi ha saputo che sarebbe andata a convivere. "Ricevo una videochiamata di mia sorella Giulia che dice che sarebbe andata a convivere. Era novembre 2021. Ero in disaccordo perché passato poco tempo. La loro relazione non nasceva da una attrazione fisica immediata". La 29enne le aveva infatti raccontato che c'era un ragazzo che la corteggiava, del quale però non era attratta fisicamente: "Gli aveva chiesto di rimanere amici, ma dopo un mese aveva accettato di uscirci".
L'agente immobiliare era infatti preoccupata per il fatto che il trentenne avesse già un figlio. Durante il periodo della pandemia da Covid-19, quando Chiara Tramontano viveva ancora all'estero e non poteva tornare a casa, ha saputo che la sorella avrebbe portato Impagnatiello a conoscere la famiglia: "Lui non di rado faceva battute e scherniva Napoli, quindi le consigliai di portarlo a vedere determinate bellezze della città".
La scoperta della gravidanza di Giulia Tramontano
La sorella ha spiegato che nella coppia c'erano spesso attriti "perché lui era molto assente durante la settimana e nel weekend stava con il figlio. Questi attriti sono aumentati con la prima scoperta di tradimento dell’imputato, di cui Giulia era venuto a conoscenza tramite un dispositivo che consente di rintracciare una persona attraverso la localizzazione con auricolari".
Giulia si accorge che di frequente c’era una tappa anomala nel tragitto casa-lavoro. "Mi ha raccontato di essere andata in quel posto ma non c’era niente, se non palazzi eleganti. Lui inizialmente le parla di pausa sigarette e pranzi coi colleghi, poi lui le racconta di essere andato in quel posto per comprarle un anello e lei ci crede".
La giovane lamenta però l'assenza del compagno nella sua vita. E Poco dopo arriva la notizia della gravidanza, chiama la sorella mostrando alcuni test in lacrime. "Le ho chiesto se fossero lacrime di gioia e lei mi ha detto di sì, ma aveva paura perché non sapeva come l’avrebbe presa lui. Poi il giorno dopo mi ha chiamato di nuovo dicendomi che il bambino da Impagnatiello non era gradito e che avrebbe dovuto abortire. Stava molto male".
"Era poi andata al consultorio per abortire ma in quella data l’imputato le ha detto di aver cambiato idea. Quel frangente è stato come buttare acqua sul fuoco che stava passando Giulia. Anche noi familiari eravamo contenti e sollevati, pronti a sostenerli. Giulia era venuta con noi in Alto Adige per Natale". Impagnatiello decide invece di restare a casa. "Proprio in quell’occasione avremmo dovuto rivelare la gravidanza di Giulia alla famiglia".
Il tradimento di Alessandro Impagnatiello
La comunicazione è poi avvenuta in videochiamata: "L'ha detto a mio padre insieme al tradimento del suo compagno. Anche all'ultimo dell'anno lui l'ha lasciata a casa da sola. Mentre eravamo a casa a guardare la partita del Napoli, mia sorella chiama mia madre in lacrime perché scopre del tradimento. Non lo voleva più perdonare e ci chiedeva cosa fare. Le dissi che poteva scegliere se portare avanti la gravidanza con il nostro aiuto oppure interromperla e cominciare una nuova vita lontano da quella relazione malata". La 29enne aveva quindi deciso di abortire: "Era però troppo tardi per farlo e nemmeno la nostra famiglia era d'accordo. Giulia ha deciso quindi di venire lo stesso a casa a Napoli. Nel frattempo i rapporti con l'imputato erano praticamente nulli".
"Lui era anche stato invitato al mio dottorato a Napoli ma aveva rifiutato perché non riusciva ad affrontarci. Al resto della famiglia rivela lì di essere incinta, sempre da sola. Lui non dava spiegazioni né si faceva sentire. Il 5 febbraio lasciamo entrambe Napoli, io per Genova e lei per Milano e mi promette di tenermi aggiornata. Quando lei torna lui le dice che aveva inventato il tradimento e aveva solo paura della gravidanza".
"Giulia era rimasta così scioccata che decise di non riferirmi quanto lui le aveva detto perché “è assurdo per me e credo che per te lo sarà ancora di più”. Aveva quindi deciso di prendersi del tempo per pensare. Segue un momento di pace, perché lei crede all’imputato, vanno in viaggio a Ibiza. Da febbraio ad aprile c’è tutta la preparazione della nostra famiglia per accogliere il bambino. Eravamo stupiti in tutto questo dall’assenza di lui, ma era la loro pace e se avevano raggiunto la loro serenità noi non potevamo che esserne felici. Sul viaggio a Ibiza io non ero d’accordo, per me era assurdo".
"Io ero in disaccordo che in una storia in cui c’erano così tanti dubbi e incertezze loro partissero. Io non ho mai creduto che non ci fosse stato il tradimento e non ero d’accordo che stesse con lui. Le dissi: ‘Io non voglio essere la tua valvola di sfogo dei pensieri negativi e poi quando le cose vanno bene non mi ascolti'. Proprio per il viaggio ci fu un momento di allontanamento. Ci riavviciniamo a inizio maggio, quando lei è venuta a Napoli per comprare cose per il bambino. È stata l’ultima volta che abbiamo mangiato tutto insieme a casa dei miei. Sapevo che qualcosa non andava però in quel momento decisi di smettere di essere giudice e di sostenere solo mia sorella".
Ma non solo. "Lui le diceva che era pazza, soprattutto in relazione al tradimento. Le diceva: “Vedi indizi che sono dettati solo dalla tua follia”. Giulia mi chiedeva conferma: se il tuo fidanzato fa questo o quello, tu cosa pensi? Alla fine ha iniziato a pensare che fosse lei il problema".
Impagnatiello ha avvelenato per mesi Giulia Tramontano
"Giulia aveva la possibilità di crescere da sola quel bambino, anche da un punto di vista economico. Sono certa che a maggio lei avesse chiaramente in testa chi era l’uomo con cui viveva e volesse staccarsene. Era bella e giovane, poteva benissimo rifarsi una vita. Durante la gravidanza soffriva di forte mal di stomaco e nonostante fosse costantemente sotto cura con i gastroprotettori non passava. Aveva anche una forte cistite, che non passava nonostante gli antibiotici. Stava malissimo, andava in giro con una borsa dell’acqua calda. Poi aveva detto che sentiva odore di candeggina nell’acqua". Secondo gli inquirenti, infatti, l'imputato in quel periodo stava provando ad avvelenarla. "A un certo punto anche il cibo aveva iniziato ad assumere sapori strani. Anche il latte – diceva – se lo lascio aperto un giorno (quindi non sigillato) assume un sapore strano.
Durante la testimonianza di Chiara Tramontano, il pubblico ministero ha mostrato alcuni frame del video girato durante il gender reveal: il magistrato ha infatti chiesto conferma della presenza del tappeto e del copridivano. Nel primo caso, la giovane ha affermato che ci fosse sempre stato. Per il secondo invece ha detto: "No, io e Giulia dicevamo che era da vecchi".
L'altra donna di Impagnatiello
"Domenica 28 maggio ricevo prima un messaggio da un'amica di Giulia su Instagram. Poco dopo ricevo una richiesta di messaggio dalla giovane con cui Impagnatiello aveva una relazione parallela. Ero a Genova e mi spavento. Mia mamma mi conferma che non l’aveva sentita", prosegue sempre Chiara. L'altra ragazza le scrive: "Ciao, sono la fidanzata di Alessandro Impagnatiello. "Ci sentiamo poi al telefono e mi racconta tutta la storia. Ha iniziato a farmi domande come: "Credi che tua sorella possa essersi suicidata? No perché Alessandro mi ha detto che è bipolare e tu stessa gli hai chiesto di non lasciare tua sorella perché altrimenti si sarebbe suicidata".
Chiara Tramontano chiama così Impagnatiello: "Cosa hai fatto a mia sorella?", lo affronta, dicendogli che l'altra donna gli ha detto tutto. Lui si infuria, al punto che i Carabinieri, già sul posto nell'appartamento di Senago, lo invitano a chiudere la telefonata. "Mi diceva di non mettere in mezzo l'altra, mi insultava".
La gelosia di Alessandro Impagnatiello
Nel racconto di Chiara Tramontano, emerge anche un altro aspetto. "Lui l'aveva isolata dagli amici. Quando ho iniziato a contattarli, per cercare Giulia, in tanti mi hanno risposto di aver interrotto i rapporti con lei perché il compagno non voleva. Anche il suo amico storico, con cui è cresciuta, mi ha detto che l'amicizia era finita quando lei si era fidanzata: l'aveva addirittura sentita di recente e invitata a prendere un caffè, ma lei aveva declinato perché il fidanzato era geloso e preferiva non discutere".
E ancora. "In un'occasione avevo chiesto a Giulia se ci fosse mai stata violenza fisica tra loro. Mi rispose che no, erano solo toni accesi. Ma che quando litigavano lui le premeva la mano sulla bocca per non farla ribattere".
Le parole dell'avvocato che assiste la famiglia Tramontano
Poco prima dell'inizio dell'udienza, l'avvocato Giovanni Cacciapuoti che assiste la famiglia ha detto che le testimonianze che saranno fornite dalla sua cliente, dai vicini di casa della coppia e da un collega dell'imputato "consentiranno di delineare ulteriormente oltre gli effettivi accadimenti, gli approcci sia dal punto di vista umano che in ambito lavorativo. Il tutto finalizzato a consentire alla Corte d’Assise, oltre a venire a conoscenza in maniera sempre più capillare di tutti quelli che sono stati i comportamenti che hanno contraddistinto la condotta di Impagnatiello sia prima che durante che dopo l’assassinio, credo anche i profili psicologici di come lo stesso fosse non solo in relazione al momento che viveva e alla tristissima azione delittuosa di cui si è reso responsabile e altresì a quello che era proprio la sua personalità".
Il legale ha poi aggiunto: "È una vicenda che ha trafitto l’intera famiglia e che al momento prevede di sedersi in questo luogo sacerrimo per la giustizia che è la Corte d’Assise effettivamente determina una reviviscenza dolorosa già prima che durante la fase testimoniale. Sarebbe così anche per fatti e accadimenti di poco momento in relazione ai quali uno non ha un diretto coinvolgimento. È un momento pesante anche per soggetti terzi e neutri che hanno l'obbligo di venire a sedersi e riferire. Per i familiari, compresa la stessa Chiara, questo disagio e questo dolore è difficile descriverlo con le parole".
E relativamente a possibili contatti tra la famiglia Tramontano e quella dell'imputato, ha affermato: "Alle mie risultanze, dopo questa testimonianza, non ci sono stati contatti. La mamma di Impagnatiello, unitamente al fratello, pur avendo la possibilità di astenersi dal testimonianza hanno inteso di non avvalersi di tale facoltà e hanno risposto. La famiglia Tramontano aspetta l’esito finale del processo".
E sulle lacrime del barman durante l'ultima udienza in cui è stato mostrato il video del gender reveal ha precisato: "La famiglia non considera nessuna di queste posticce manifestazioni di malessere per quanto ha fatto Impagnatiello perché, ripeto, questo è evidente dalla prima ora non si è trattato di un delitto impeto, che non potrebbe mai consentire a un familiare di metabolizzare o perdonare una certa condotta. Quando poi alla base c’è un insieme e articolate di condotte indirizzate a determinare la morte di Giulia e del bambino, è evidente che la famiglia non può accogliere in alcun modo o considerare questo genere di considerazione".